Mio figlio dice troppe parolacce
Vita in famiglia

Mio figlio dice troppe parolacce

I bambini cominciano a dirle a 2 anni e non si fermano più, anche sull'onda della moda dilagante del parlar volgare: ecco le soluzioni adatte a ogni età

Piacciono ai bambini perché provocano una reazione immediata

Che emozione quando ha detto "mamma" per la prima volta! La sua prima parola, una meravigliosa conquista. Che sconforto, invece, la prima parolaccia, pronunciata magari pochi mesi dopo. All'inizio le parolacce dei bambini suscitano ilarità e sorpresa, dopo un po' diventano imbarazzanti per i genitori che si sentono "incapaci di educare". E più si cerca di farli smettere, più loro continuano...

Solo a tre anni capiscono che sono proprio... parolacce!

Fino ai 2-3 anni i bambini pronunciano tutte le parole attribuendo a esse la medesima rilevanza, perché non ne comprendono pienamente tutte le sfumature di significato. A questa età, i piccoli adorano parlare e sentire il suono della loro voce. Le parole sono giochi, suoni divertenti che hanno anche lo scopo di comunicare per ottenere qualcosa. Per quanto riguarda le parolacce, benché i bambini non capiscano il significato di ciò che stanno dicendo, comprendono pienamente l'effetto che queste "strane" parole, interessanti e intriganti, suscitano nell'adulto e sono spinti a ripeterle per provocare nuovamente tale effetto. Spiegare che non si dicono, che sono "sporche" o immorali è inutile. È solo dopo i 3 anni che i bambini cominciano ad attribuire correttamente il significato alle parole e possono distinguere tra "buone" e "cattive", di pari passo con l'acquisizione delle regole morali, la distinzione tra vero e falso, bene e male.

Parolacce: perché le dicono

- Per provocare una reazione.

- Per attirare l'attenzione.

- Perché gli piace il suono buffo e ridicolo.

- Per emulare i grandi.

- Per esprimere sentimenti forti come rabbia, paura o gelosia, in particolare dai 5 anni in poi.

Le contromisure se ha meno di 4 anni

I ragionamenti non servono sotto questa età e nemmeno le punizioni: sono metodi "razionali" che non fanno ancora parte del mondo della prima infanzia.

Vediamo invece cosa si può fare.

Non ridete!

Mostratevi indifferenti se le parolacce vengono usate per attirare la vostra attenzione. Mantenete la calma e cercate di non ridere né ironizzare. Non mostratevi sdegnati o arrabbiati.

Siate decisi

Spiegate ai bambini che alcune parole non si possono usare, in modo fermo ma tranquillo.

Non cedete all'istinto di sgridarlo

Lo considererà un modo efficace per attirare la vostra attenzione e userà le parolacce a questo scopo.

Evitate atteggiamenti repressivi

Non punitelo perché sarebbe come invitarlo a sfidarvi.

Mostratevi offesi se le dice a voi

Comincerà a capire che la reazione provocata non è delle migliori.

Inventate alternative

Senza sgridare o correggere, potete ripetere quello che ha detto usando altri termini. E più saranno strani, inventati, buffi, più potrà essere interessato a ripeterli.

Siate coerenti

Non potete condannare le parolacce quando le dice vostro figlio e poi... lasciarvele scappare voi.

Dopo i 4 anni

Da questa età, e per molto tempo, le parolacce sono anche un modo per sentirsi "grandi" e importanti. È un'idea errata, ma facile da assorbire per i bambini: chi dice le parolacce è un adulto che "non ha paura di niente" e dunque impreca in barba a tutti. Prima comincerete a spiegare che così non è, più il vostro messaggio avrà la possibilità di arrivargli. Dopo i 10/11 anni, infatti, il riferimento sono gli amici e il gruppo, non i genitori. Oltre ai suggerimenti del paragrafo precedente, provate queste soluzioni.

 

Regola inflessibile: niente parolacce in casa

Ponete un divieto fermo, che renda chiara la vostra disapprovazione. Se anche le dirà lontano dalla vostra presenza, il fatto di non dirle in casa eviterà che le parolacce diventino il suo intercalare abituale.

Se le dice per rabbia, indagate

Capita soprattutto agli adolescenti di dire parolacce per esasperazione, malumori, rabbia. In questo caso è bene indagare sul problema. Forse non è solo una questione di linguaggio ma di malesseri che è utile scoprire.

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