Prova a stupirli a tavola
Vita in famiglia

Prova a stupirli a tavola

Piatti golosi e colorati, frullati con miele e polline ma anche infusi da bere aiutano i piccoli a superare l’inappetenza con dolcezza

Nella maggior parte dei casi l’inappetenza è un fatto transitorio e non rappresenta un problema per il bambino; se invece persiste per periodi prolungati è bene consultarsi col pediatra. Di norma vi sono periodi nella vita dei bambini nei quali si ha una riduzione dell’appetito: per esempio, tra i 6 e i 12 mesi l’eruzione dentaria può provocare disagi nel mangiare e quindi rifiuto del cibo; intorno ai 2 anni si può avere di nuovo una riduzione dell’appetito poiché l’organismo richiede fisiologicamente meno, rispetto al primo anno di vita. Il rifiuto del cibo può essere dovuto anche all’incubazione o al manifestarsi di malattie virali o batteriche, come bronchiti, otiti, influenza o malattie esantematiche dell’infanzia: dopo la convalescenza, l’appetito torna tranquillamente. Infine, vi sono eventi psicologici (tensioni in famiglia, gelosia per l’arrivo di un fratello, piccoli traumi…) che possono avere come ricaduta fisica quella del rifiuto del cibo. In ogni caso ci sono delle tattiche alimentari che possono far tornare l’appetito.

Non insistere,  non serve
Se il bimbo si rifiuta di mangiare e non manifesta disturbi fisici di rilievo, non insistere: lascia che digiuni ma fallo bere a volontà, preferendo spremute, tisane e centrifugati, ricchi di nutrienti e sostanze idratanti.

Il cibo, un rituale con le sue regole
I bambini non vanno forzati ad alimentarsi né minacciati con castighi o punizioni: meglio un giorno di digiuno che l’alimentazione obbligata. E non vanno neppure invogliati con promesse di regali. Il cibo è un diritto e un piacere, non una merce di scambio tra genitori e figli.

È bene lasciare che i piccolini mangino da soli, magari sporcandosi ma interagendo col cibo senza essere imboccati. Intorno all’anno di vita, quando tutto è una scoperta, scoprire anche il cibo e il gusto stimolerà il bambino e lo invoglierà a sperimentare nuovi sapori.

Anche se i ritmi di vita non lo concedono con facilità sarebbe buona norma avere orari fissi per il pranzo e la cena, cercando di far stare a tavola i bambini almeno 20 minuti, per consumare il pasto con gli altri componenti della famiglia e con calma. 

Bisogna evitare di accendere la tivù nel locale in cui si mangia. Le immagini che scorrono sullo schermo, insieme ai suoni, distraggono il bambino (ma anche gli adulti) dall’atto alimentare, con una duplice conseguenza: o si smette del tutto di mangiare o si inizia a ingurgitare il cibo in modo automatico, senza nemmeno percepire il gusto, il colore, l’aroma e la consistenza.

Qualche consiglio pratico
Una tavola ricca di verdure colorate, croccanti e “sgranocchiabili”, da gustare in pinzimonio, o di pasta al pomodoro, con cibi disposti in maniera divertente su piatti colorati, è un incentivo a mangiare un po’ di più.

Nel piatto ci vogliono poche cose: un bambino inappetente si spaventa di fronte a porzioni troppo abbondanti; meglio partire con piccole porzioni e aggiungere a poco a poco altro cibo, magari disponendole in tante ciotoline di colore diverso.

Sarebbe poi utile coinvolgere i bambini già nella fase di preparazione dei pasti: pulire frutta e verdura, mescolare un sugo o un risotto, spalmare del formaggio sul pane sono attività alla portata di un bambino anche piccolo e lo fanno sentire artefice del cibo che mangerà.

Ogni tanto, ci vuole la pasta proteica
Se il bambino fa fatica ad affrontare due o tre portate, di tanto in tanto possiamo proporgli un piatto unico, come per esempio una pasta proteica: in questo caso il classico sugo di pomodoro può essere arricchito con proteine vegetali (per esempio lenticchie o piselli) oppure con del pesce lessato a pezzettini oppure una spolverata di formaggio grattugiato.

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