Le paure condizionano perché siamo statici e temiamo il cambiamento: se comprendiamo questo messaggio profondo, ci rinnoviamo e possiamo superarle facilmente
Vi parlo del nuovo numero di Riza Psicosomatica: "Impara a superare le tue paure". Chi può dire di non averne? In genere, quando qualcuno mi parla delle sue, come quella dell'aereo, degli spazi chiusi o che si riaffaccino traumi del passato, io rispondo così: l'incontro con la paura è il più importante che possiamo fare nella vita. Non si valuta mai abbastanza che la paura fa qualcosa di "magico": ci trasporta in un luogo interiore, dove c'è una profondità inaccessibile.
"Dottore, ho un problema di coppia ma ho paura di andarmene, temo la solitudine". Quando mi dicono frasi simili, io vado oltre la parte che riguarda l'oggetto della paura (come la solitudine) e mi soffermo invece su quanta poca ombra, su quanto poco buio, su quanta poca notte ci sia nella vita di quella persona...
Non è dunque importante la paura "di qualcosa", ma la paura in sé. Perché in fondo, la più grande paura che ci abita è quella del cambiamento. Non a caso un'altra grande paura è quella del sacro, del divino, di un occhio che ci guarda e ci scopre a compiere azioni incongrue...
La paura è un dunque principio trasmutativo, evolutivo: a una lettura profonda, parla di territori psichici sconosciuti da raggiungere e arriva per farti superare le resistenze del "vecchio" che c'è in te.
Una mia paziente, Federica, 41 anni, ha pensato per mesi a un viaggio in Sudamerica per una proposta di lavoro. Un giorno, quando è sul punto di dire di no anche a causa della distanza, del lungo viaggio e della paura dell'aereo, le telefona un'amica che non sentiva da qualche tempo. L'amica, come fosse una sorella sconosciuta, conosceva bene il posto dove lei doveva recarsi, glielo descrive positivamente, al punto che lei si tranquillizza e parte...
Mi piace pensare che simbolicamente questo racconto ci parli dell'esistenza di una figura soccorrevole dentro di noi che in qualche modo "attira" chi ci serve, al momento giusto. Se noi riusciamo a entrare nel regno del vuoto, del nulla, questa figura scende in campo e ci offre il suo aiuto. Non può farlo se ci ingabbiamo nelle nostre certezze...
Nei confronti dei timori, occorre mettere in campo il seguente atteggiamento: "Cara paura, eccoti, ti sento arrivare. Non sei ciò che appare, sei un'energia antica, mi stai dicendo che in tutto ciò che faccio c'è bisogno di rinnovamento". Anticamente, i greci prendevano ciclicamente le statue dei loro dei e le immergevano nell'acqua di una sorgente. Persino le divinità dovevano rinnovarsi, rinascere! Quella mia paziente, andando in Sudamerica ha fatto incontri che l'hanno portata a rinascere davvero...
La paura arriva sempre al momento giusto e spesso si cronicizza perché non cogliamo il fatto che "lei" vuole portarci da un'altra parte, non riusciamo a immaginarla come qualcosa di soccorrevole. Mai credere che la paura sia davvero dovuta a qualcosa che tu vedi in primo piano!
La paura non è "di qualcosa", ma un richiamo che spinge al rinnovamento, è la voce degli istinti cui non diamo spazio. Le paure ci ricordano tutta la vita che non stiamo vivendo: a questo è dedicato il numero di Riza psicosomatica che trovate in edicola. Buona lettura!
Il nuovo incontro con Raffaele Morelli, IN DIRETTA ONLINE, per apprendere le tecniche per superare le paure.
Il nono volume della collana "Impariamo a vivere"
