Perché distruggo sempre ciò che costruisco?
L'aiuto pratico

Perché distruggo sempre ciò che costruisco?

Più ti ossessiona la stabilità, più qualcosa da dentro ti boicotta: non è una maledizione, ma il richiamo dell'anima a vivere una vita più autentica

Scrive Sara, lettrice di Riza Psicosomatica:

"A 50 anni, dopo una vita colma di esperienze diverse, sono per l'ennesima volta alla ricerca spasmodica della stabilità e di punti fermi: un lavoro che mi dia sicurezza, una relazione appagante e duratura. Attenzione: cosa accade quando lo ottengo? Che dopo un po', tutto mi stufa e mi annoia e così metto in campo regolarmente dei comportamenti distruttivi che mi allontanano dalle sicurezze che tanto desidero. E il gioco della mia vita ricomincia da capo. Mi sento una collezionista di fallimenti e mi chiedo che cosa voglia indicarmi la mia anima facendomi comportare in un modo tanto controproducente."

Indice dell'articolo

Il punto fermo? Sei solo tu

La continua ricerca di un lavoro stabile, di una relazione sentimentale solida e appagante o dei figli ad ogni costo, insomma dei “punti fermi” come li definisce la nostra lettrice Sara, è un comportamento assai comune, che presenta un rischio. Quando diventa eccessivamente vincolante, quando pensiamo che questa ricerca sia la sola strada percorribile nella vita, inevitabilmente ci allontaniamo dalla nostra natura profonda che non è in essere (ovvero stabile) ma in divenire, cioè in continua trasformazione.

Ecco perché Sara mette ciclicamente in atto dei comportamenti che distruggono proprio quei punti fermi che apparentemente lei tanto desidera. Non è inspiegabile: la sua anima detesta gli obiettivi assolutistici dell'Io, i modelli esterni, le "segnaletiche esistenziali" obbligatorie, perché in realtà conosce già la strada che fa per lei. Più Sara prova a imporsi un modo di essere unidirezionale più si allontana dalla sua natura e così l'anima, che della sua autenticità è la somma custode, si ribella e le fa rompere tutto.

La vita è un viaggio e nel suo costante peregrinare, cercare dei punti fermi solo all’esterno di sé è un autoinganno, uno sforzo inutile, creato dall'illusione di poter approdare a una vita perfetta, aderente quanto più possibile ai modelli sociali che ci affascinano. Sara deve capovolgere lo sguardo: l'unico punto fermo della sua vita è lei stessa. Le cose e le persone intorno sono sempre di passaggio, ci accompagnano fino a che concorrono alla nostra evoluzione: magari anche per la vita, ma solo se non ostacolano la maturazione in corso. Non è forse vero che sin dal primo vagito e fino all’ultimo sospiro gli unici viaggiatori certi siamo noi?

Riza Psicosomatica è disponibile sia in edicola che sul nostro store online: puoi anche scegliere tra la singola copia digitale o l'abbonamento.

ACQUISTA ORA

I fallimenti ti portano a nuove terre

Pensare che le esperienze della vita che non collimano con il raggiungimento dei punti fermi siano solo dei fallimenti crea un’immagine prestabilita e fasulla di sé, che evidentemente non è quella giusta, non è ciò che l’anima vuole. Continuare a inseguire quell'immagine ideale porta a perpetuare nel tempo qualcosa che non ha ragione di esistere, come indossare una maschera e recitare una parte che non ci appartiene nel profondo.

Sentirsi una “collezionista di fallimenti” non è una tragedia, ma un'occasione: le può dare la consapevolezza che quella tanto agognata stabilità è lontanissima dalla sua natura, che è molto più mobile, curiosa e assetata di cambiamento di quanto lei voglia ammettere. Dentro di lei, in questa frustrante sensazione d'incompiutezza, non c'è davvero il fallimento ma il seme di un’altra donna, che vuole condurla a esplorare nuove terre, se necessario cambiando partner, lavoro, stile di vita.

Occorre per prima cosa ripulire lo sguardo oscurato dalla pesante "lapide psicologica" che la parola fallimento materializza nel suo pensiero. C’è in lei un’energia autentica che l’ha portata a risultati inattesi, forse non sperati, certamente più veri. L'energia del rinnovamento continuo. Quelli che lei chiama fallimenti sono ciò che più di tutto può farla evolvere, crescere, mutare...

La noia è un’alleata preziosa

Sentirsi stufa e annoiata”: ecco un altro messaggio che l’anima sta inviando. La noia, il disagio, la frustrazione si oppongono a un furto: il personaggio ideale, quello stabile, ti sta derubando della tua vera identità. Attraverso la noia, l’anima ti sta parlando, invita a calarti in una dimensione nuova, ad arrestare la tua corsa verso il consenso sociale nascosto dietro la stabilità, a intraprendere invece il cammino verso chi sei veramente. La noia è una grande opportunità per sentire le tue radici, per esprimere con creatività i talenti e compiere il tuo destino.

Imparare dai bambini

Quando un bambino si annoia, generalmente chiede le attenzioni di un adulto che spesso lo asseconda, andando però in questo modo a snaturare lo spazio sacro della noia stessa, limitandone il potere creativo e trasformativo. Se invece il bambino non viene interrotto nel suo “mi annoio”, dopo qualche momento comincerà a creare, a disegnare, a dedicarsi al gioco simbolico, a colorare. Come per magia, la noia lo ha portato verso una nuova dimensione di sé, al mondo antico ed eterno della fantasia, dove sperimenterà nuovo piacere, innescato proprio da quella sensazione di vuoto e di noia. È ciò che accade a ognuno di noi, se permettiamo a questa sensazione di penetrare nelle nostre radici, ripulirci e donarci una linfa vitale inaspettata.

Ogni distruzione prepara una rinascita

Se qualcosa dentro di te ti dice di interrompere un ciclo per cominciarne un altro, altrove, va seguito. Se quel "qualcosa" ti porta a distruggere, è perché in qualche luogo sconosciuto esiste un'altra te stessa che devi incontrare, un amore, un nuovo lavoro, o quello che sia. Pretendere di fissarsi in una sola immagine significa andare contro la propria natura di esseri in continua trasformazione. Ogni giorno dentro di noi accadono metamorfosi, ogni giorno qualcosa che non è più necessario alla nostra evoluzione muore per far spazio a qualcosa di nuovo che a un certo punto a sua volta verrà rimpiazzato, come le cellule del corpo che incessantemente muoiono e vengono ricreate. La distruzione è a volte una via necessaria per la nostra metamorfosi. Ogni volta che "distruggi", non porti domande, chiudi gli occhi e stai con le rovine, immagina di passeggiare tra le macerie ricordando che sono solo una tappa del tuo viaggio e che una nuova costruzione sta già avvenendo. Dopo tutto sei dove l’anima vuole che tu sia.

andrea nervetti
Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano dove esercita la libera professione. Vice Direttore e Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza. Membro del Consiglio direttivo della SIMP (Società italiana di medicina psicosomatica), scrive per le riviste Riza Psicosomatica, Antiage ed è responsabile del sito www.riza.it. Svolge anche attività libero professionale presso l'Istituto stesso e a distanza via internet. La scheda completa dell'autore
Articoli collegati
    Iscriviti alla newsletter RIZA e ricevi notizie e suggerimenti per prenderti cura di te!
    Test della settimana
    Test della settimana
    Quanto sei ansioso?