Non piangi? Il panico si scatena
Attacchi di panico

Non piangi? Il panico si scatena

Lo sfogo represso fa salire il livello di tensione e quando l’energia accumulata straripa può scatenarsi l’attacco di panico: cosa puoi fare

Facciamoci caso: i bambini piangono spesso e non soffrono - se non in condizioni molto particolari ed estreme - di attacchi di panico. Le due cose sono in relazione tra loro? Sì, come conferma il fatto che gli adulti che cominciano a soffrire di panico sono soprattutto quelli che prima della crisi trattenevano il pianto e più in generale le emozioni. Ciò non significa che gli attacchi dipanico nascano solo da questo schema, ma certo ne sono favoriti. Al contrario il bambino, nei primi anni vita, è in contatto immediato con le proprie emozioni, dispiaceri e contrarietà, e le esprime in modo diretto soprattutto col pianto, una funzione fisiologica che permette di scaricare all’esterno l’eccesso di energia collegata alle emozioni stesse. Il suo cervello dunque rimane “pulito”, non accumula residui e può quindi velocemente ripartire a vivere.

I pianti soppressi aprono le porte al panico

Noi adulti non possiamo piangere per ogni frustrazione, e quindi abbiamo sviluppato la capacità di controllarci in molti momenti, ma alcuni esagerano, perdendo sia la capacità di piangere per dolore, disperazione e sfogo, sia per commozione. C’è addirittura chi, quando perde una persona cara, non riesce a lasciarsi andare se non dopo diverso tempo, e neanche del tutto. Ma cosa accade al cervello che non piange? L’emozione rimasta dentro non si annulla ma diventa energia in eccesso che per un po’ rimane invisibile e si accumula. A ogni pianto represso, a ogni emozione compressa, aumenta finché un giorno raggiunge un limite: è lì che scatta l’attacco di panico, unico modo rimasto al cervello e alla psiche per diminuire la pressione interna. Un panico che si manifesta con la forza  esplosiva di tutti i pianti che non ci si è concessi. Saperlo è utile sia per curarsi che per prevenire.                        

Le lacrime che non si versano

Ecco le emozioni che, quando vengono trattenute troppo a lungo, predispongono più facilmente all’insorgenza di attacchi di panico.

  • Dolore per la morte di una persona cara.
  • Dolore per una separazione sentimentale.
  • Rabbia per ingiustizie subite senza poter reagire.
  • Commozione mista a sofferenza prolungata.
  • Pianto di semplice sfogo in periodi molto stressanti.
  • Preoccupazione per la perdita del lavoro.

I motivi della “compressione”

  • Difficoltà a sentire pienamente l’emozione.
  • Disabitudine al pianto, una sorta di “non sapere come si deve fare”.
  • Bisogno di mantenere l’immagine di “persona forte”.
  • Vergogna e timore del giudizio altrui.
  • Sensazione di essere indifesi.
  • Timore di lasciarsi travolgere dalle emozioni.

I consigli

Prova a non trattenerti

Se ti capita di essere sul punto di piangere o di commuoverti, non trattenerti. E se la presenza di qualcuno ti ostacola, isolati per un po’ e lascia fluire le lacrime. Ricorda che non sei meno “forte” per questo: la vera forza sa accogliere la fragilità, ma non solo quella degli altri: anche la propria.

Stai vicino alla natura

Stare in contatto quanto più possibile con la natura avvicina sempre a se stessi grazie ad analogie misteriose fra essa e la nostra psiche profonda. Contemplare fiori, piante e animali, star loro vicino nel quotidiano, offre un senso di partecipazione alla vita che può smuovere in modo sano il nostro mondo emotivo schiacciato dalla razionalità.

Fai tecniche corporee

Le emozioni presenti in noi sono materia biologica, e la via maestra per ricontattarle è il corpo. Trova uno specialista o un centro che pratichi tecniche corporee con tale finalità. Attento però a non forzare lo sblocco, che si presenterà da solo, quando sarà il momento, all’interno di un percorso molto graduale.

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