Sopravvivere al rientro a casa
Vita in famiglia

Sopravvivere al rientro a casa

E' un momento critico sia per la mamma che torna stanca dal lavoro, sia per il bambino che è ansioso di stare con lei: come per gestirlo al meglio

Se al rientro vai incontro a un piccolo "agguato"

L'ora del rientro a casa per la maggior parte delle mamme che lavorano è un momento critico. La richiesta di attenzione dei bambini piccoli, che rivendicano il diritto di avere finalmente la mamma tutta per sé, male si coniuga al bisogno altrettanto legittimo della donna di concedersi un tempo supplementare, per smaltire la stanchezza, prima di rituffarsi nella girandola di piaceri-doveri della vita familiare. Invece niente da fare: non si fa in tempo a togliersi il cappotto che i bambini trascinano la mamma nella cameretta pretendendo attenzioni esclusive. 

I bambini piccoli vivono in un tempo magico

Ci sono piccole strategie mirate per modificare lo scenario? Certo che sì e vertono tutte intorno alla comprensione del diverso modo di bambini e adulti di concepire il tempo: l'adulto vive in un tempo lineare, scandito dalla sequenzialità del "prima questo e poi l'altro"; il bambino piccolo vive invece in un tempo dilatato, un continuum ininterrotto, dove tutto accade insieme, senza cesure.

I SI : con le mosse giuste tutto è più facile!

 - Lasciarsi prendere in ostaggio per i primi minuti

Per non caricarti di tensione, quando rientri, assecondalo per i primi dieci minuti, lasciandoti bombardare dalle sue richieste a ripetizione e rinunciando a voler subito pianificare le ore a seguire. Immagina di salire sulla sua giostra, in uno stato di resa: vuole mostrarti il gioco che sta facendo? E intanto vedere con te come finisce il cartone? Tu assecondalo. Non opporre resistenza pensando a tutto quel che hai da fare, segui il tuo bambino in totale disarmo, usando quel lasso di tempo per tirare il fiato, dopodichè riprendi in mano la situazione.

 - Assegnargli un piccolo compito

Per trovare il tempo di mettere qualcosa sul fuoco o di cambiarti, senza mugugni, se ha l'età per farlo dagli un piccolo compito. "Mi aiuti ad apparecchiare la tavola? Riempi tu il cestino del pane? Metti tu i tovaglioli?". Quello che il tuo bambino detesta è il finto ascolto: ovvero, dargli retta con un orecchio, mentre fai dell'altro. Giocare col proprio figlio non è l'unico modo di stare con lui. Se smaltisce il suo bisogno di averti tutta per sé aiutandoti a fare qualcosa, sarà più rilassato e avrà meno richieste.

- Tenersi sempre una sorpresa come jolly!

Se vi siete incagliati in una delle solite dinamiche, lui piange, tu ti innervosisci, lui ti si incolla addosso proprio mentre stai entrando nella doccia, spiazzalo con una "sorpresa": un piatto da cucinare insieme, un cambio di programma rispetto alle solite abitudini. Le novità hanno il potere di rompere gli schemi fissi e ridistribuire le carte: per questo i bambini le adorano. Perché sia davvero una sorpresa va elargita con un pizzico di fantasia. Per esempio: "Stasera ordiniamo la pizza per telefono! Nascondiamoci, quando arriva papà!".  

I NO: non cadere in questi errori

- Fare melodrammi!

Anche se non vedi l'ora di abbracciare il tuo bambino, non enfatizzare il fatto che non sei stata con lui, con frasi o gesti teatrali: "Ti sono mancata? Quanto ti ho pensato! Corri subito qui ad abbracciarmi!". I bambini sono attori nati e se fiutano il senso di colpa da parte del genitore, ci si tuffano con piacere.  Fino a un attimo prima del tuo arrivo, giocava beato con la baby-sitter e i nonni, adesso ti si aggrappa come un naufrago al salvagente. È incredibile come i bambini sappiano esaudire il disegno nascosto, spesso inconsapevole delle mamme: è gratificante essere accolta così, alla lunga però le sceneggiate stancano. Meglio quindi essere naturali e coccolare il proprio bambino senza commozioni inutili. Se lo fai tu, lo farà anche lui.

Tempestarlo di domande

Al rientro non tempestarlo di domande: "Come è andata all'asilo? Cosa hai mangiato? Hai litigato ancora con Arianna?". Inevitabile che il bambino s'innervosisca: per lui quello che gli domandi è fuori tempo, scaduto, non conta più. Meglio una domanda larga, come "È successo qualcosa di bello oggi all'asilo?", cui lui potrà rispondere in sintesi o in dettaglio, come gli va. Per variare sul tema, potresti avere anche tu, di tanto in tanto, qualcosa di strano o di buffo da raccontare: "Sai chi ho incontrato mentre venivo a prenderti?". Se poi lui non ha voglia di parlare non asfissiarlo: anche i bambini possono essere silenziosi o di cattivo umore.

Entrare in casa come un uragano!

Anche se sei stanca e in ufficio è stato un inferno, non entrare in casa in modo troppo irruento o, se lo vai a prendere dai nonni o alla scuola materna, non pretendere che sia pronto in un baleno. I bambini detestano gli strappi; tutto quello che interrompe la continuità del loro tempo li innervosisce. Per risparmiarti capricci dopo, inserisciti con dolcezza in ciò che sta facendo: un piatto che la nonna ha preparato e mangerete insieme, un disegno iniziato all'asilo. Meno il cambio di guardia è brusco, più facile sarà riprendere da dove eravate rimasti!

 

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