Domanda a bruciapelo: è giusto, magari quando si torna a casa stanchi la sera, trovare del tempo per giocare con i figli? Siamo certi che tutti risponderebbero con un sì convinto. Sappiamo quanto il gioco sia importante per lo sviluppo dei bambini, quindi siamo sicuri che giocare con i figli non può che far loro bene. Ma è davvero sempre così?
Tanti papà sono pieni di sensi di colpa per non avere visto i loro piccoli per tutto il giorno e si mettono a giocare con i figli anche se non ne hanno voglia. Lo fanno perché sono convinti che questo sia il comportamento giusto di un "buon papà". Non è vero. Non è mai un bene che i genitori si mettano a giocare con i figli solo per senso del dovere. Inevitabilmente lo faranno in un modo artificiale, forzato. Attenzione: così facendo nessuno si diverte davvero, né i figli traggono alcun beneficio da questi momenti in comune.
Esiste una convinzione, tanto diffusa quanto errata, che i figli abbiano bisogno di giocare con i loro genitori. Non è sempre così, almeno non dopo i primi anni, nei quali i bambini in genere cercano molto i genitori. In seguito è più vero il contrario: nessun adulto demotivato sarà mai il compagno di giochi ideale per un bambino. I bambini giocano meglio tra loro o da soli. Un padre che si impone di giocare coi figli non aggiungerà nulla alla loro creatività, fantasia, spontaneità. Semmai porterà nel gioco le sue regole da adulto, la sua razionalità, l'ordine e infine la noia.
Tutto questo non significa che sia in assoluto sbagliato giocare con i figli. In realtà, anche questa sarebbe una regola rigida (al pari del "dovere di giocare con i figli"...) e quindi controproducente. Quello che un buon genitore dovrebbe fare è favorire il gioco dei bambini dando loro spazio e tempi adeguati, facilitando i contatti con gli amichetti, stando attento negli acquisti a comperando giocattoli adatti alla loro età.
Proviamo poi a giocare con i figli quando ne abbiamo davvero voglia: una disponibilità autentica di qualche pomeriggio è preferibile allo sforzo quotidiano del finto "genitore perfetto", che in realtà quando si mette a giocare con i figli ha sempre la testa altrove.