Che fare se detesta una materia

Che fare se detesta una materia

Ogni alunno può vincere la sua bestia nera se capisce, con il nostro aiuto e con quello degli insegnanti, quali sono le cause reali della sua avversione

Apatia, disattenzione, paura, rifiuto, caduta di interesse per la scuola: così un figlio può manifestare la sua avversione per una materia (che sia matematica, italiano, disegno tecnico…). È questo uno dei momenti in cui per noi genitori scatta l'ansia, mentre altri interrogativi si affollano nella nostra mente: dobbiamo spronarlo? Dobbiamo ricordargli che è un suo dovere “fare meglio e di più”? Dobbiamo essere severi? 

Non minimizzare né essere  troppo duri

La nostra funzione non può essere quella di assillarli, di essere iperprotettivi, di volerli migliorare. Provocheremmo in loro la sensazione di sentirsi deboli, indifesi e troppo dipendenti da noi. Al contempo non dobbiamo neppure adoperarci per eliminare gli ostacoli che incontrano sul cammino. Il nostro ruolo è quello di aiutarli a superare con le loro forze i problemi che incontrano, consapevoli che sapranno trovare poco per volta l’energia per affrontarli.  Il percorso scolastico difficilmente si presenta lineare (soprattutto con l’inizio dell’adolescenza). Come su un sentiero di montagna dove si possono trovare rovi o massi, così nei due quadrimestri dell’anno scolastico qualche brutto voto, qualche incomprensione con l’insegnante o alcuni momenti di demotivazione intralciano il tragitto dello studente. Tutto questo è assolutamente normale. Vediamo le ragioni.

Scarso feeling  con l’insegnante

Nella maggior parte dei casi l’indice di gradimento di una materia dipende da chi ce la insegna. Saper contagiare gli studenti con la propria passione per una disciplina non riesce sempre a tutti e questo è uno dei motivi più frequenti per i quali molti ragazzi non si applicano a scuola. Chiediamo un colloquio con il professore o il maestro in questione il prima possibile.

Metodo di studio sbagliato

L’odio verso quella materia potrebbe essere dovuto ai risultati sempre scadenti, che magari arrivano nonostante l’impegno. Può essere sbagliato il metodo di studio. Consigliamo a nostro figlio di confrontarsi coi suoi compagni sui loro metodi: sottolineare, registrarsi, studiare in due, ripetere... Avrà così modo di sperimentare e di scegliere il proprio. Studiare non è una questione di talento ma di organizzazione.

Problemi di ambientamento

I momenti di passaggio, come il cambio di scuola dalle medie alle superiori, sono sempre fasi molto delicate. Consideriamo che le difficoltà possono dipendere anche da un nuovo metodo di studio che devono ancora assimilare. Il loro è ancora troppo dispersivo o eccessivamente meticoloso. Diamogli tempo per ambientarsi. Ogni fiore ha bisogno del suo tempo per sbocciare. Altre volte ci accorgiamo che non dedica spazio sufficiente allo studio. Cerchiamo con lui un dialogo per risalire alle ragioni di ciò e trovare i modi per stimolarlo. Talvolta anche qualche limitazione imposta alle sue distrazioni potrebbe essere utile. In altre occasioni ci domandiamo se dobbiamo “mandarlo a ripetizione”. In questo caso un buon suggerimento può venire dall’insegnante interpellato in merito. In ogni caso, i nostri figli hanno bisogno di iniezioni di fiducia.


Come possiamo aiutarlo

Non diamo troppo peso al risultato

Talora l'avversione per una materia può essere spia di una condizione di disagio: siamo troppo pressanti nella richiesta di buoni vuoti; ci concentriamo troppo sui risultati; magari facciamo confronti con un fratello più bravo. Nell'avversione allora si condensa una ribellione a questi nostri atteggiamenti sbagliati. Evitiamo pertanto di chiedergli "Che voto hai preso?". Domandiamogli piuttosto: "Che cosa ha spiegato l'insegnante oggi?". Dobbiamo fargli comprendere che “un brutto voto non è certo un giudizio globale sulla tua personalità.

Non abbattiamo a tutti i costi gli ostacoli

Cerchiamo, per quanto sia possibile, di valorizzare al meglio anche i suoi risultati più modesti, comunicandogli l'idea che poco per volta otterrà i desiderati miglioramenti. E soprattutto che l'insuccesso in quella materia non mette in gioco tutto il suo essere. Lasciamo comunque a lui la possibilità di confrontarsi con i propri limiti per cercare di superarli da solo. Interveniamo solo se questo non avviene.

Giustificarlo sempre non lo aiuta a crescere

Talora intuiamo che il disagio in una materia nasce nell'aula scolastica. Nostro figlio, per esempio, percepisce un'ingiusta distribuzione dei voti o peggio un atteggiamento frustrante nei suoi confronti da parte dell'insegnante. In ogni caso, chiediamo un incontro con il docente, senza mai assumere atteggiamenti ostili. I suoi pareri, i suoi rilievi e i suoi suggerimenti, sono preziosi per orientarci nei comportamenti verso il nostro figliolo.

Ripetizioni: solo se ha delle gravi lacune

Domandiamo all’insegnante anche un consiglio sull'opportunità di far prendere al ragazzo delle ripetizioni. Il supporto di un altro docente può contribuire a chiarire e superare complicazioni tecniche. Ma può anche far sì che maturi nell'animo di nostro figlio quel clima di fiducia nelle sue capacità che non riesce ad acquisire nel contesto scolastico. A casa bisogna fargli fare i compiti di questa materia per primi. Il motto deve essere: “Via il dente, via il dolore!”. Inutile cercare di convincerlo che in realtà quella materia è utile e interessante. Stiamo sulla realtà: “è vero, è normale, ti capisco tutti ci siamo passati. Anche la mamma odiava disegnare... Tuttavia il compito dobbiamo farlo. Quindi togliamocelo il prima possibile...”. Questo gli servirà anche in futuro quando dovrà gestire le difficoltà e le frustrazioni e quelle parti della vita che non gli piacciono ma che è impossibile non incontrare.

Meno divieti e più trattative

Niente playstation per una settimana, intenet proibito: non sono questi gli incentivi giusti per studiare. Meglio negoziare un’alternanza di ore di studio e pause di relax, che servono per recuperare energia e non farli sentire sotto pressione.

I Si

- Ascoltarlo con interesse quando parla della sua avversione per una materia

- Patteggiare insieme degli obiettivi minimi da raggiungere con dei premi e delle limitazioni concordate

- Coinvolgerlo con iniziative divertenti nella disciplina verso cui manifesta avversione

- Apprezzare i suoi successi scolastici anche minimi

- Comunicargli la sensazione che lo amiamo anche quando riceve un cattivo giudizio scolastico               

- Fargli comprendere che non è in gioco tutta la sua persona

 - Tenere sempre aperto il colloquio con gli insegnanti

I No

- Minacciare punizioni

- Lasciarsi contagiare dall’ansia di nostro figlio

- Ignorare le sue paure scolastiche o trattarle con sufficienza

- Mostrarsi iperprotettivi             

- Respingerlo quando chiede aiuto: "Ormai sei grande, devi imparare a cavartela da solo"

- Fare confronti con un fratello o un compagno più bravo

- Tentare di convincerlo che quella materia è interessante

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