A leggere e scrivere s'impara a scuola!

A leggere e scrivere s'impara a scuola!

È un errore far arrivare i bimbi in prima elementare già provvisti  di queste nozioni: si rischia di far loro vivere con noia il primo approccio alla scuola...

Alcuni genitori pensano di aiutare i figli insegnando loro a scrivere e leggere prima della scuola. A muoverli è soprattutto la preoccupazione che il bambino non parta con il piede giusto, che si trovi indietro, che gli altri lo prendano in giro e che la sua carriera scolastica corra dei rischi. Purtroppo così facendo non gli si facilita il “compito”, ma lo si complica:  lo stressano con richieste eccessive e inopportune, gli instillano l’idea della competizione e influenzano la sua naturale evoluzione.

Lo studio troppo precoce può diventare un ostacolo

Quindo i genitori si sentono troppo responsabili per i bambini, spesso combinano pasticci. I bambini trovano naturalmente la loro strada se non interveniamo troppo. Non inculchiamo aggressività e ambizione, ma insegniamogli a vivere appieno ogni stagione della vita. Le corse contro il tempo sfiancano: a tempo debito impareranno a scrivere e, se quella sarà la loro strada, la percorreranno fino in fondo senza problemi, come tanti casi più o meno illustri hanno dimostrato.

Cosa rischiano i “super-preparati”

  • Confusione
    Oggi a scuola gli insegnanti usano metodi didattici nuovi, diversi da quelli con cui abbiamo imparato noi a leggere e a scrivere. Rischiamo così di confonderlo e di creargli avversione per la scuola.
     
  • Noia e facile distraibilità
    Se “ già tutto”, rischia di distrarsi facilmente oltre che annoiarsi a sentire ripetere le cose che sa già. Il modo peggiore per iniziare la scuola.
     
  • Incapacità di attesa e ipercinesi
    L’apprendimento precoce, se non richiesto esplicitamente dal bambino, serve più a soddisfare l’ego del genitore che non a rispondere a un bisogno del piccolo. Il bambino può manifestare in classe impazienza e difficoltà a stare fermo nel banco.
     
  • Ansia
    Rischiamo di caricarlo di aspettative inutili e insensate, di dare troppa importanza al risultato e di metterlo in competizione con gli altri studenti. Il rischio è che nessuna materia colpisca veramente il suo interesse.

Via l’eccesso di stimoli: solo così potranno fiorire

Fin dai primissimi mesi di vita il bambino viene bombardato di stimoli. La culletta è stracolma di casette parlanti e aggeggi musicali che hanno lo scopo di stupirlo favorendo l’apprendimento precoce. E così il bambino arriva a sei anni di età con un bagaglio di nozioni, capacità ed esperienze che noi da piccoli neppure ci sognavamo e che spesso non va di pari passo con un uguale crescita interiore. Il bambino non fa a tempo ad affezionarsi a qualcosa che questo viene subito sostituito con altro in un continuo affastellarsi di esperienze diverse. Anche l’apprendimento precoce, il desiderio del genitore moderno di insegnare al proprio bambino a leggere e scrivere, a far di conto (proiettando spesso i suoi bisogni irrisolti) rischia di togliergli lo stupore, la curiosità legati al desiderio di scoperta che è innato nell’infanzia.

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