È un errore far arrivare i bimbi in prima elementare già provvisti di queste nozioni: si rischia di far loro vivere con noia il primo approccio alla scuola...
Alcuni genitori pensano di aiutare i figli insegnando loro a scrivere e leggere prima della scuola. A muoverli è soprattutto la preoccupazione che il bambino non parta con il piede giusto, che si trovi indietro, che gli altri lo prendano in giro e che la sua carriera scolastica corra dei rischi. Purtroppo così facendo non gli si facilita il “compito”, ma lo si complica: lo stressano con richieste eccessive e inopportune, gli instillano l’idea della competizione e influenzano la sua naturale evoluzione.
Quindo i genitori si sentono troppo responsabili per i bambini, spesso combinano pasticci. I bambini trovano naturalmente la loro strada se non interveniamo troppo. Non inculchiamo aggressività e ambizione, ma insegniamogli a vivere appieno ogni stagione della vita. Le corse contro il tempo sfiancano: a tempo debito impareranno a scrivere e, se quella sarà la loro strada, la percorreranno fino in fondo senza problemi, come tanti casi più o meno illustri hanno dimostrato.
Fin dai primissimi mesi di vita il bambino viene bombardato di stimoli. La culletta è stracolma di casette parlanti e aggeggi musicali che hanno lo scopo di stupirlo favorendo l’apprendimento precoce. E così il bambino arriva a sei anni di età con un bagaglio di nozioni, capacità ed esperienze che noi da piccoli neppure ci sognavamo e che spesso non va di pari passo con un uguale crescita interiore. Il bambino non fa a tempo ad affezionarsi a qualcosa che questo viene subito sostituito con altro in un continuo affastellarsi di esperienze diverse. Anche l’apprendimento precoce, il desiderio del genitore moderno di insegnare al proprio bambino a leggere e scrivere, a far di conto (proiettando spesso i suoi bisogni irrisolti) rischia di togliergli lo stupore, la curiosità legati al desiderio di scoperta che è innato nell’infanzia.