L'artemisia, la piante da cui viene estratta il famosissimo assenzio, è ricca di proprietà terapeutiche per tutto l'apparato digerente: in particolare fluidifica la bile e disinfiamma stomaco e intestino
Molti la conoscono con il nome di Assenzio, ma tale termine si riferisce per lo più a un distillato ideato dal un medico francese Pierre Ordinaire nel lontano 1792. In realtà l’ingrediente principale del distillato è proprio l’Artemisia che, associata ad anice, melissa, issopo e dittamo diede origine a uno dei più famosi toccasana. Non sappiamo se il prodotto che tutti conosciamo oggi faccia parte della ricetta originale, ma è certo che ancora oggi si utilizza l’assenzio o, per meglio dire, l’Artemisia.
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Quando si passeggia nei prati durante i mesi estivi non si può fare a meno di notare l’Artemisia volgare, presente quasi su tutta la nostra penisola. La varietà che tuttavia si utilizza maggiormente è la Artemisia absinthium, dalle foglie leggermente argentate. Entrambe hanno un sapore decisamente amaro e condividono le stesse virtù medicinali.
Come accade per la maggior parte dei rimedi naturali, il suo uso e le sue proprietà curative erano ben note migliaia di anni fa. Anche l’Artemisia – o Assenzio – era già sfruttata ai tempi degli Assiri e dei Babilonesi che le utilizzavano proprio per la cura di vari problemi digestivi. Poco dopo anche gli antichi Egizi e il più recente Ippocrate usarono la pianta allo stesso scopo.
Le sommità fiorite dell'artemisia curano tutto l’apparato digerente, in particolare per i problemi derivanti da uno stomaco “pigro”. Ma non solo: migliora la fluidità della bile, protegge il fegato, aiuta a eliminare parassitosi intestinali e infiammazioni di stomaco e intestino. Inoltre riduce gli spasmi muscolari, riequilibra il sistema nervoso (stimola l’SNC), quello vascolare e il flusso mestruale. Tali virtù sono rese possibili grazie alla presenza dell’absintina, dei flavoni e degli oli essenziali in essa contenuti.
La tisana a base di Artemisia può essere preparata con una piccola manciata di sommità fiorite per litro di acqua scaldata a 85 gradi Centigradi. Se si vuole assumere a causa di parassitosi intestinale è preferibile l’assunzione a digiuno, durante i periodi di luna calante.
Secondo alcune teorie, i germogli freschi raccolti tra fine giugno e l’inizio di luglio tengono lontano pulci, tarme e topi. E per chi ha la fortuna di avere un orto: il suo infuso allontana le lumache grazie alla presenza dell’absintina, un lattone sesquiterpenico dall’azione insetticida.