Senso di vuoto: se lo accogli puoi rinascere
Depressione

Senso di vuoto: se lo accogli puoi rinascere

I momenti in cui siamo disorientati, nei quali è forte il senso di vuoto sono un invito a trovare dentro noi stessi le fonti della gioia di vivere

Priscilla scrive alla redazione di Riza Psicosomatica:

"Sono una donna di 32 anni; da tempo alterno momenti normali ad altri di depressione. Ho sempre addebitato il mio malessere a un lavoro insoddisfacente, così sei anni fa mi sono iscritta (di nuovo) all’Università, ma nel frattempo è arrivata una buona occasione di lavoro all'estero e mi ci sono buttata, lasciando gli studi appena intrapresi. Poi il lavoro è finito e sono tornata, quindi sono ripartita di nuovo, questa volta verso la Francia, dove ora vivo e lavoro, insoddisfatta di nuovo. Mi sento male perché ormai ho capito che il mio problema non è il lavoro. Ho una gran confusione in testa e ci sono giorni in il senso di vuoto sembra incolmabile. Anche quando frequento dei ragazzi accade la stessa cosa: entusiasmo iniziale e dopo un po’ arriva la delusione e le storie finiscono. Persino le amicizie non mi soddisfano mai. Non so dove scappare, sento che non sarò mai davvero felice e che la depressione non mi abbandonerà".

Non puoi riempire il senso di vuoto guardando fuori

Ogni volta che ci illudiamo di riempire un malessere, un senso di vuoto interiore con azioni “esterne”, puntualmente il disturbo si aggrava o si cronicizza. Attribuire la causa del proprio disagio al lavoro, all’amore che non arriva mai o alle amicizie che deludono sempre, è un automatismo mentale: se sto male è per questo o quest’altro motivo, quindi se agisco sul motivo e lo elimino, starò bene. La storia della nostra lettrice dimostra il contrario. Priscilla inizia il suo racconto parlando di un’infelicità e di un senso di vuoto attribuibile a un lavoro insoddisfacente, poi c’è l’Università, un altro lavoro, poi un altro ancora. Lei si butta, lo fa regolarmente. Alla fine c’è sempre la delusione. La sola cosa che sembra non cambiare mai nella sua vita è il senso di vuoto, una voce interiore che Priscilla sente ma non ascolta come dovrebbe, presa com’è da una fuga esistenziale perenne che la fa girare come una trottola, alla ricerca di qualcosa che così facendo non troverà mai: la sua armonia.

Cambiare ossessivamente equivale a come non farlo mai

Certo, nel corso della vita, alcuni cambiamenti sono necessari e benvenuti, ma rivoluzionare la propria esistenza di continuo equivale, paradossalmente alla stasi. Priscilla crede che il problema sia il senso di vuoto che sente, mentre in realtà è il modo sbagliato con cui tenta di colmarlo a farla stare male. Sul lavoro, in amore e con le amicizie l’entusiasmo iniziale fa presto spazio a una forte delusione, così lei “chiude” e si rimette in cerca di qualcosa o qualcuno che la possa riempire. Ma chi potrà farlo davvero, se non lei stessa? Come potrà trovare felicità e appagamento continuando a credere che sia possibile ottenerli da un nuovo lavoro, dal ragazzo giusto che sarà il prossimo o dall’amica fedele che non ti delude mai? Priscilla insegue ideali in ogni aspetto della sua vita e così si condanna a ricominciare sempre tutto da capo. Ora la vita l’ha messa all’angolo, perché finalmente faccia la sola cosa utile: arrendersi, cedere all’impatto con il senso di vuoto interiore, che non arriva per tormentarla senza scopo, ma per spazzare via quel personaggio perennemente in fuga che è diventata.

Rompi gli automatismi e addio al senso di vuoto

La depressione che arriva ciclicamente e che ora lei sente più forte, è il necessario contrappeso psicologico che la sua anima mette in campo per ridurre il peso di quegli entusiasmi tanto esplosivi quanto fragili. La sua anima le sta urlando di fermarsi, di orientare lo sguardo proprio verso quel vuoto interiore che non ha mai voluto guardare: solo contemplandolo e dunque attraversandolo potrà liberarsi dal mondo illusorio nel quale si è ingabbiata. Rompere gli schemi comportamentali consueti è la sola prova che occorre affrontare quando il malessere sembra insuperabile: all’inizio è difficile, perché gli automatismi della mente superficiale ci suggeriscono la solita strada e, nel caso di Priscilla, una nuova fuga. Sono sirene ingannatrici: seducenti, ma mortifere. L’insoddisfazione esistenziale, se ben percepita e accolta con atteggiamento cedevole, partorisce sempre soluzioni inaspettate, che la mente razionale non può mettere in campo. Non le servirà a nulla rimettersi in viaggio, se prima non avrà fatto quella "sosta interiore" ce la sua anima reclama da troppo tempo.

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