Istantanee da un pomeriggio al parco
Crescita e sviluppo

Istantanee da un pomeriggio al parco

Con l’arrivo della primavera i giardinetti tornano a riempirsi di bimbi: una piccola grande scuola di vita, dove s’impara a stare con gli altri

Un bambino che corre in un prato, inseguendo una palla: esiste un’immagine più bella e universale per evocare la magia dell’infanzia? Oggi è ben difficile che un bambino possa correre liberamente in un campo; per questo i parchi pubblici, i giardinetti, persino le rotonde con uno scivolo e un’altalena diventano in città luoghi importantissimi per il divertimento dei piccoli e per il loro sviluppo. Al parco i bambini entrano facilmente in relazione con i coetanei e attraverso i vari giochi a disposizione “sperimentano” se stessi, le proprie abilità e i propri limiti. Ma proprio questa attività di esplorazione, assieme alla questione igiene e alle piccole baruffe che inevitabilmente nascono fra i bambini piccoli, possono creare situazioni di stress nei genitori o in chi ne fa le veci. È in frangenti come queste che emerge lo stile educativo dei genitori e quindi la tendenza all’apprensione, alla protezione eccessiva o al contrario la capacità di lasciare che i bambini se la cavino da soli. Abbiamo scelto quattro situazioni tipiche dei pomeriggi al parco: con quale genitore ti identifichi di più? Leggi le scene, scegline una o più di una e poi leggi i nostri consigli.

Prima scena: non sporcarti!

Mentre Margherita scorrazza con il suo bambolotto in mano e lecca il suo gelato ai giardini pubblici, sua madre la segue come un’ombra: “Vieni qui, non buttarti per terra altrimenti ti sporchi, non toccare questo, non toccare quello…”. Dopo un po’ si avvicina una bambina che vorrebbe giocare con Margherita ma lei non vuole. La madre subito interviene: “Margherita, su dai presta i tuoi giochi…”. La bambina guarda la madre e sembra chiedersi: ma cosa succederà mai se mi sporco un po’ e voglio giocare da sola?

Seconda scena: Troppo pericoloso

“Luca vieni giù da lì per piacere… Ti fai male, smettila di saltare dal galeone, è troppo alto. Perché fai sempre cose pericolose, non vuoi andare a giocare a palla con gli altri? Ma mi ascolti? Luca, dove stai andando adesso?”. Il piccolo equilibrista sembra non ascoltare le parole del suo papà allarmato, che lo segue attorno alla nave pirata con le braccia protese, pronto a salvarlo se dovesse cadere. Fino a quando in un attimo si stufa, scende e corre da un’altra parte. E il papà dietro…

Terza scena: Devi cavartela

“Mamma, mamma, mi hanno rubato il pallone”. Tutto trafelato, Francesco corre dalla mamma denunciando l’ignobile furto. “Sono stati quei due bambini lì”, aggiunge Francesco. “Vai a dirgli di ridarmelo subito!”. “Perché invece non ci giocate tutti assieme?”, ribatte la mamma. Ma lui insiste. Al che la mamma dice: “Se vuoi usare la palla tutto da solo glielo dici tu!”. Francesco protesta ma poi si rassegna. Dopo qualche minuto stanno giocando tutti assieme, senza che la mamma sia intervenuta…

Quarta scena: Io non ne voglio sapere

A dispetto del nome, Serenella è una vispissima bambina di 4 anni con una spiccata attitudine al comando. Ai giardini un gruppo di bambine la segue e lei “dirige” con piglio da leader tutti i giochi: tu fai questo, tu quello… Oggi però qualcosa non funzione; un’altra bambina non vuole “obbedire” e Serenella le dà un bel morso. Le piccole cominciano a bisticciare, al che la mamma dell’altra bambina rivolgendosi all’altro bambina rivolgendosi all’altro genitore dice: “Scusi, non ha visto?”. La mamma di Serenella ribatte: “I bambini devono imparare a cavarsela da soli…”.

Con quale genitore hai sentito più affinità? Leggi i consigli

Prima scena: Il mito dell’igiene a tutti i costi è dannoso 

I bambini più sani non sono i più puliti ma quelli che possono vivere appieno le esperienze della loro età, compreso lo sporcarsi. Detto questo, chi dialoga in questo modo con i figli non sta parlando davvero a loro ma vuole confermare a se stesso di essere un genitore attento e severo, ligio alle regole che sono state insegnate un tempo a lui. Anche quando queste regole lasciano il tempo che trovano…

Seconda scena: Se gli succede qualcosa non potrò mai perdonarmelo

“Devo controllarlo in ogni momento perché il mondo è pieno di insidie, guai a distrarsi!”. È questa la convinzione che anima i genitori iperprotettivi come il papà di Luca. Ma se tutto è pericoloso, allora nulla lo è in modo particolare; i bambini non si abituano a riconoscere i veri rischi da quelli presunti e paradossalmente oseranno di più. Meglio concentrarsi sui pochi pericoli autentici e quando i piccoli sono all’avventura, ad esempio sul galeone pirata… girarsi dall’altra parte!

Terza scena: Lasciamogli l’orgoglio di farcela da solo

La flessibilità è la qualità più importante in un genitore. La capacità di interpretare i reali bisogni dei bambini andrebbe accompagnata dalla consapevolezza che spesso i piccoli vorrebbero che gli risolvessimo noi tutti i problemi, anche quelli nati dalle loro impuntature (come nel caso del piccolo Francesco). Al contrario è giusto che siano spinti a risolvere le loro magagne da soli e non vedano il genitore come un Pronto Soccorso da invocare ogni qual volta il mondo non risponde, come vorrebbero, alle loro richieste.

Quarta scena: Va bene non essere protettivi ma i limiti ci vogliono!

Se è vero che i genitori di oggi hanno la tendenza a essere un po’ troppo interventisti, esistono anche i casi opposti, quelli convinti che ai figli vada lasciata la massima libertà possibile sempre e comunque. Siamo d’accordo con Gandhi quando diceva che “Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori. È bene che una volta ogni tanto si brucino le dita”. Tuttavia, ricordiamoci che esistono dei limiti, il primo dei quali è il rispetto degli altri; non succede nulla se un bambino piccolo morsica un altro. Non per questo suo padre o sua madre devono esimersi dal ricordargli che è sbagliato, o lo cresceranno con l’intima convinzione che ogni cosa è lecita. E quando il mondo si opporrà, saranno guai seri…

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