Sembra incredibile, ma a volte un dolore intenso serve a scuoterci dal torpore mentale, facendoci sentire di nuovo vivi: quando accade e perché è un bene
Elisa scrive alla redazione di Riza Psicosomatica. “Stavo passando un lungo periodo apatico, in cui non sentivo più gioia e felicità, ma neanche tristezza o paura; non desideravo proprio niente e mi sembrava di essere ferma nella vita. Nell’ultimo mese, però, sono stata con un uomo e quando lui mi ha lasciata improvvisamente sono riemerse tutte quelle emozioni che non provavo più. Ora anche il dolore mi fa sentire viva e mi accorgo di essere come un mare in tempesta! Com’è possibile?”.
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La nostra lettrice chiede come sia possibile sentirsi vivi attraverso il dolore e la sofferenza, ma in realtà non è così strano: anche le emozioni considerate negativamente come la tristezza e il tormento sono pur sempre emozioni e quindi ravvivano l’anima, la rinnovano. L’apatia, al contrario, rappresenta una sorta di coperta emozionale, un rifugio in cui nascondere tutti quei sentimenti che non si vogliono provare, ma che in realtà nel profondo sono presenti. Elisa non percepiva più i moti dell’anima e si sentiva ferma nella vita, proprio come l’acqua di uno stagno; ma ecco che arriva un dolore e lei riprende contatto con quel mondo emotivo che sembrava sepolto! Soffre, ma si sente viva.
Detto questo, è importante ricordare a Elisa che lei non è un mare in tempesta sempre, ma solo quando si percepisce come tale. L’anima non è mai statica, è sempre in movimento come in una danza perenne, per cui come non si può vivere costantemente senza provare emozioni, allo stesso modo non si può essere sempre un mare in tempesta! Ciò che conta è percepire e prendere atto di come si è in ogni momento, imparando a stare nell’adesso e a guardare cosa abbiamo nell’interno adesso, ricordandoci che tutti gli stati emotivi occupano il nostro spazio interiore, ma che tutti sono transitori.
Elisa si è accorta di sentirsi come un mare in tempesta quando il suo partner l’ha lasciata: è stata questa la causa del suo cambiamento? No: l’essere stata lasciata è solo l'innesco, grazie al quale l’anima di Elisa ha potuto sconvolgere l’assetto apatico in cui si trovava, ma poteva benissimo succedere qualcunque altro evento emoticamente significativo. L’importante era far riemergere quelle emozioni attraverso le quali Elisa si è potuta disidentificare e preparare il terreno alla donna che verrà domani: la sofferenza è un’energia che le ha restituito quell’autenticità che la porterà verso la prossima tappa di vita. Quindi, cara Elisa, non aver paura di sentirti viva pur nella sofferenza: è il modo che la tua anima usa per prepararti al il futuro.