Il prato lilla, il cielo verde, il cavallo azzurro: i bambini, con il colore, raccontano le emozioni, e "sanno" che quella forma sta bene con quel colore lì
L'elemento straordinario nei disegni infantili è la grande libertà di rappresentazione. Ai bambini non importa se, nella realtà, le persone hanno la bocca rossa, possono scegliere di farla blu, come gli occhi. Il loro obiettivo, infatti, è esprimere i sentimenti che provano per ciò che disegnano e il loro mondo interiore. Solo in seguito cominciano a occuparsi delle reazioni che i disegni provocano sul mondo esterno, sugli altri.
Dai 2 ai 3 anni: il colore che si nota di più
A questa età, l'uso del colore ha un ruolo puramente funzionale allo scarabocchio: è importante solo che sia deciso e si noti.
Dai 4 ai 7 anni: il colore delle emozioni
Tra i quatto e i sette anni i bambini sono alle prese con i primi tentativi di rappresentazione. A un adulto può sembrare non esserci relazione tra i colori utilizzati e l'oggetto rappresentato. Il punto è che il criterio che guida la scelta di un colore ha ben poco a che fare con una rappresentazione realistica delle cose e degli oggetti, ma ha molto a che fare con gli stati d'animo e le emozioni del bambino. Un bambino di quattro anni tenderà a disegnare la mamma utilizzando il proprio colore preferito, producendo così una colorazione emotiva della relazione esistente tra loro.
Cosa non fare
Correggere il bambino dicendoli che la mamma non è fucsia, non gli fornisce nessuna informazione utile, anzi limita la sua capacità e la sua libertà espressiva.
Cosa fare
Fornire ai bambini la possibilità di esplorare, scoprire e costruire il proprio rapporto emotivo con il mondo dei colori.
Dai 7 ai 8 anni: il colore "personale"
Tra i sette e i nove anni i bambini scoprono l'esistenza del rapporto tra colore e oggetti: da un giorno all'altro gli oggetti rappresentati determinano il loro colore. La scelta non è più esclusivamente casuale o emotiva. Ma occorre non dimenticare che ogni bambino sviluppa un personale rapporto con i colori di cui si serve. È quindi importante dare la possibilità di fare esperienza pratica delle sfumature, in modo che possa acquisire una prima consapevolezza dei colori mentre inizia a scoprire le forme.
Attenzione alla psicologia facile: il rosso non significa per forza aggressività
I grandi tendono a dare i propri significati, simbolici e culturali, all'utilizzato dei colori e dunque se il bambino usa il rosso forse è arrabbiato, oppure, se usa il giallo è sereno. Non è così semplice. La percezione, il significato e l'uso del coloro da parte del bambino dipendono dalla sua età. Cercare a ogni costo il significato psicologico della scelta di questo o quel colore è per i grandi piuttosto rischioso. Ogni bambino è un mondo a sé, e le ragioni sono sempre individuali. Possiamo comunque affermare che i bambini tendono a prediligere i colori vivaci, percependoli come più piacevoli e allegri rispetto a quelli cupi e più significativi nei confronti delle mezze tinte. Questo non significa, dunque, che un bambino che predilige il rosso sia necessariamente aggressivo o che il rosso vada evitato per i bambini vivaci.
Proviamo le tempere
Le tempere sono uno strumento "difficile", ma con alcuni accorgimenti diventano un modo immediato e piacevole di esplorare i colori. L'utilizzo delle tempere permettere anche di soddisfare più agevolmente alcuni bisogni emotivi caratteristici dei bambini di 2 o 3 anni. Infatti, scivolano sul foglio senza opporre troppa resistenza, così come il pennello immerso nel colore permette gesti più fluidi e lascia tracce più nette e visibili. Viene così agevolata l'euforia motoria e favorita la possibilità di stabilire legami diretti fra i propri gesti e le tracce lasciate. I colori si mischiano sul foglio incrociandosi tra loro, permettendo un'ulteriore sperimentazione delle infinite possibilità cromatiche.
Diamo loro questi materiali: