Non è un difetto, ma una caratteristica difensiva delle personalità che non va nascosta o combattuta, ma usata nel modo giusto
Ci scrive Giada, "sono una vostra lettrice, ho 34 anni e vivo una fase di grossa trasformazione della mia vita: scopro di avere dentro un'aggressività che finora non era mai uscita. Ho sempre fatto una vita "diversa" rispetto a quanto vedo fare agli altri. Amo la solitudine, con gli altri sono socievole ma credo in pochi rapporti profondi e veri, mi bastano. Però, forse anche per queste mie caratteristiche ho passato la maggior parte dei miei anni ad aver paura di essere aggressiva o di arrabbiarmi e preferivo sopportare qualunque cosa, per stare malissimo poi io stessa. A un certo punto sono esplosa.
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Non ce la faccio più a non dire esattamente quello che penso. Però poche persone ora mi accettano cosi come sono, molte mi giudicano esagerata, altre mi preferivano spaventata o mite com'ero prima. Non va molto a genio che io abbia una mia personalità e una mia identità, posso sbagliare, esagerare, ma in quei momenti sono me stessa. So che è la cosa migliore che posso fare ma il pensiero di cosa pensa la gente mi pesa ancora tanto, mi condiziona e mi chiedo come posso gestire questa mia nuova aggressività."
Secondo la psicosomatica, la vita umana assomiglia a una continua embriogenesi (lo sviluppo dell'embrione dall'uovo fecondato), ovvero è come una nascita eterna; non finiamo mai di conoscerci e di cambiare e questa è una fortuna, perché l'ostacolo più grosso sulla strada della felicità è la staticità, l'immobilismo. Noi cambiamo continuamente, anche se non ce ne accorgiamo: dentro di noi milioni di cellule vengono incessantemente sostituite, quindi siamo davvero nuovi ogni giorno. È difficile accorgersene, tranne quando avvengono dei mutamenti come quello descritto dalla nostra amica Giada, che di colpo, ha sentito prorompere da dentro un'aggressività che non credeva di possedere. In simili frangenti ci accorgiamo di quanto siamo diversi dall'immagine che diamo abitualmente di noi e con la quale finiamo con l'identificarci.
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Giada si descrive solitaria, tranquilla, ma soprattutto afferma di aver sempre avuto paura della propria aggressività. Quindi a ben guardare non si tratta proprio di una caratteristica nuova, ma piuttosto di qualcosa che lei temeva come pericoloso e controproducente. La reprimeva e poi stava male, fino a che la sua anima ha detto basta e ha fatto saltare il tappo. Quindi Giada è certamente mite, ma è anche aggressiva e finalmente questa caratteristica a lungo sepolta è potuta venire alla luce.
Naturalmente, il mondo non reagisce subito a braccia aperte quando una persona si rivela diversa rispetto alle aspettative e qui si corre il pericolo più grande: quello di tornare sui propri passi, mascherarsi di nuovo o cercare delle strategie per "gestire l'aggressività". In realtà, questa caratteristica saprà "gestirsi" benissimo da sola, baste che Giada accetti di averla e non la reprima più. E farà anche piazza pulita delle persone che la frequentavano solo come "la Giada spaventata dalla vita". Le persone che sapranno accogliere il suo cambiamento, la sua evoluzione, saranno le sole che d'ora in poi le serviranno davvero. Con loro sarà libera di essere se stessa, mite e aggressiva allo stesso tempo.