Cosa nasconde la paura di vincere?
Tu | fiducia in se stessi

Cosa nasconde la paura di vincere?

Si tratta di un timore più diffuso di quanto si pensi, che spesso ci blocca a un passo dal traguardo: comprenderne il senso profondo aiuta a superarlo

Un lettore di Riza Psicosomatica ci scrive: “Fin da quando ero ragazzo, in ogni situazione che conta faccio tutto in modo eccellente fin quasi alla fine; poi, quando c’è da concludere e raccogliere i frutti, mi incasino e rovino tutto: o mollo sul più bello, o divento maldestro, o vado in ansia, o lascio che altri ne approfittino. Perché ho questa assurda paura di vincere?»

Quello di cui soffre il nostro amico in gergo tennistico si chiama “braccino”: è la sensazione, che assale il giocatore non ancora affermato, di avere il braccio molle nel momento in cui deve piazzare il colpo vincente di fronte al campione su cui sta prevalendo. Ha fatto tutto bene fino a lì, ma ora l’ansia della vittoria gli fa mandare in rete una palla facilissima, così il campione ritorna in gara e alla fine vince. I due hanno magari qualità tecniche simili, ma il campione non ha paura di affermarsi e al momento giusto rimane lucido e determinato, mentre l’altro si blocca di fronte a un risultato che sente più grande di lui. Nella vita può accadere esattamente la stessa cosa. Il problema risiede nel fatto che la persona, pur sperando di affermarsi, non si è mai realmente concepita come realizzata, completa. Si porta dietro un’immagine di sé adolescenziale, piena di ideali e magari di tante qualità, ma senza esserne consapevole e capace di legittimarle.

 

Occorre provarci “gusto”!

 Vincere, affermarsi, significa diventare adulti e porta con sé la responsabilità di confermarsi poi a quel livello. La “paura di vincere” esprime dunque il rifiuto inconscio, per insicurezza e per timore del giudizio, di una dimensione più matura di sé. Si tratta di una paura superabile a patto di ammetterla, anzitutto a se stessi, ricordando che non ha a che vedere con le nostre qualità, ma con un emotività non ancora ben "strutturata" e con un deficit di maturità che possiamo superare. Ci si può far aiutare (ad esempio con una psicoterapia breve e mirata) ma nessun altro può farlo per noi. Siamo quindi noi che dobbiamo trovare il coraggio di andare a vedere come si sta dopo aver piazzato il colpo vincente. Potrebbe piacerci, e a quel "gusto" potremmo volentieri far l'abitudine…

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