Per ritrovare benessere e gioia di vivere bisogna allontanarsi dai luoghi comuni e dai pensieri omologati e cercare la sola cosa che conta: la tua unicità.
Vi presento il nuovo numero di Riza AntiAge. Per farlo, mi soffermo sulle tante e mail che mi mandate e che hanno un tema comune: l’autocritica definitiva che spesso si forma attorno ai 50 anni rispetto alle scelte fatte. Ad esempio, Mariella mi scrive:
“Come faccio a non pensare di aver sbagliato tutto nella mia vita se mi ritrovo single a 48 anni e ho visto svanire il mio sogno di avere una famiglia. Provo un senso di fallimento assoluto.”
Parlando della maturità, vorrei dire una volta per tutte che quest’età non è il luogo del commento rispetto alla propria vita e men che meno dei bilanci. Maturità significa maturare, cioè evolvere: il mio frutto sta maturando. Il bilancio che crea l’autocritica è invece sempre rivolto all’indietro, a quel che abbiamo o non abbiamo fatto. A Mariella dico questo: se a 48 anni non hai fatto una famiglia, significa che il tuo inconscio non la voleva, non la riteneva “utile” per te. Perché dobbiamo valutarci solo in base ai figli avuti o meno, alla famiglia che abbiamo o non abbiamo?
Del resto, arrivano altrettante e mail di tenore opposto.
“Sono dieci anni che non amo più mio marito, non vedo l’ora di lasciarlo ma non ci riesco.”
Alcune persone rimpiangono la famiglia non avuta, altre di non essere rimaste single… Il problema è che rimpiangere fa molto male al cervello, fa invecchiare e toglie le risorse psichiche di autoguarigione che abbiamo tutti.
Capovolgiamo il discorso: la maturità è l’età migliore per accorgermi delle mie qualità.
Tutti abbiamo interessi e passioni da sviluppare e seguire, ma per farlo occorre la consapevolezza di essere ciò che si è. Occorre ad esempio dirsi così:
“Qualcosa dentro di me non voleva che io avessi figli e devo comprendere che la convinzione che per la quale avrei dovuto averne per forza come tutte le altre è solo un pensiero omologato”.
Se non ti è capitato, significa che la tua anima voleva farti incontrare capacità, qualità e saperi che dovevano appartenere solo a te e che non dovevi condividere.
Parlando con i mei pazienti e proponendo loro questo punto di vita, tutti arrivano alla conclusione che la loro felicità non dipende dalle persone con cui stanno, non ha mai a che vedere col mondo esterno. Cosa fa star male? Il luogo comune di voler essere come tutti gli altri. La maturità è il momento giusto per accorgersi della tua diversità, della tua unicità. Se si si comprende questo, il lato più profondo della psiche, il Sé, scende in campo e porta la gioia di vivere che ci spetta adesso.
Buona lettura!