Immergersi nella natura e cogliere i simboli nascosti nelle piante, nei fiori, negli animali, dona intuizioni inaspettate che curano i dolori e fanno ritrovare il benessere.
Vi presento il nuovo numero di Riza AntiAge. Che cosa deve “insegnarci” prima e più di tutto la maturità? Ad aver cura di noi stessi affidandoci alla natura, dentro e fuori di noi.
Marta mi scrive per dirmi che a 45 anni aveva subito un abbandono che per lei era diventato un evento definitivo ed era caduta in depressione. “Il mio mantra era questo: non mi innamorerò mai più.” In verità, sono parole vane: nessuno decide di innamorarsi o meno, non dipende da noi. Marta però mi racconta anche di un fatto insolito: un giorno, mentre fa la sua passeggiata abituale lungo un laghetto, vede un cigno. Si mette a guardarlo a lungo e l’animale sembra rispondere al suo sguardo.
Allo stesso tempo, si lascia inebriare dal profumo dei gelsomini che fiorivano sulle sponde del laghetto. La cosa la colpisce molto e anche io credo sia importante perché gli anni della maturità sono proprio quelli nei quali occorre recuperare il nostro lato naturale, prestando attenzione ad eventi “magici” come quello capitato a Marta.
Per questo le suggerisco di cercare i significati simbolici del cigno e del gelsomino. Lo fa e scopre che anticamente quell’animale e quel fiore erano sacri a Venere, la dea dell’amore. In qualche modo questo incontro rivelava a Marta la possibilità che anche per lei l’energia simboleggiata da quella divinità riscendesse in campo, che il tempo dell’amore non si era definitivamente chiuso.
Quando siamo male, andiamo nella natura, e prestiamo attenzione se incontriamo un fiore che ci attrae, oppure un animale che cattura il nostro sguardo come in un incanto. Nulla è benefico per la psiche come l’incantarsi, il perdersi in un’atmosfera lontana dal reale, uno stato contemplativo di rigenerazione e rinascita. In questo modo riattiviamo le energie primordiali che curano, che fanno innamorare, che preparano la nostra nuova fioritura.
Buona lettura!