La cefalea può essere una patologia davvero debilitante, gli analgesici spesso non bastano e comunque non si deve abusarne: l'immaginazione ci viene in soccorso.
La cefalea è un disagio molto comune che può assumere diverse configurazioni a seconda della tipologia di dolore, dell’area interessata e, soprattutto, dell’intensità. Nei casi peggiori spesso si ricorre ai farmaci, che il più delle volte attenuano il sintomo, ma non lo risolvono e così il rischio di abusarne è sempre dietro l’angolo. Più funzionale allora diventa interrogarsi sul significato della cefalea e sui messaggi profondi che può nascondere. La storia di Cinzia illustra perfettamente questo concetto.
LEGGI ANCHESono i troppi pensieri a causare il mal di testa
In psicoterapia da qualche mese, Cinzia lamenta una forte insoddisfazione verso la sua vita, a volte così intensa da aver pensato in passato anche a scelte estreme. Nel farlo, si tiene la testa stretta tra le mani: la cefalea che la tormenta ormai da lungo tempo e che nessun farmaco sembra placare, è uno dei motivi che l’hanno spinta a chiedere aiuto. Nelle prime settimane di trattamento CInzia ha raccontato, come fanno tutti all'inizio di una terapia, la sua storia, fatta di una laurea in economia conseguita più per dovere che per passione e di un lavoro vissuto senza entusiasmo. Gli stimoli mancano e così il pensiero che possa essere l’amore a riempire finalmente la sua vita spinge Cinzia ad andare a convivere, ma dopo qualche mese la relazione naufraga, lasciandola a pezzi, consapevole della forte dipendenza che nel frattempo aveva sviluppato verso il compagno. Cambiare azienda non serve a recuperare il benessere e Cinzia si sente come divisa tra due persone. “A proposito – un giorno esclama, sa che io ho anche un secondo nome? Mi chiamo anche Sara”...
Qui la psicoterapeuta la blocca e fa una domanda apparentemente banale, ma decisiva: “Cosa piacerebbe fare a Sara?”. Dietro questa domanda si cela una tecnica terapeutica molto efficace che, sfruttando il potere simbolico del nome, è in grado di aggirare i blocchi mentali che impediscono al lato più sconosciuto e misterioso di noi di emergere. Un lato che può regalarci il benessere perduto. Un nome nuovo può portare nuovi pensieri, nuove azioni: negli ordini religiosi, ad esempio, ai novizi è spesso assegnato un nuovo nome. Quello che è difficile per Cinzia, forse non lo è per Sara...
Non è un caso che, nell'ascoltare le risposte alla sua semplice domanda, la psicoterapeuta noti persino dei cambiamenti nella tonalità di voce di Cinzia, che comincia spontaneamente a raccontare di una serie di attività che un tempo la appassionavano e che ora non fa più: suonare la chitarra, preparare dolci, fare sport. Cosa ancor più sorprendente, nel raccontarle il mal di testa sembra attenuarsi. Così, in psicoterapia, del tutto spontaneamente la donna comincia a immaginarsi e a viversi come Sara, e tutto cambia...
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Nel corso delle sedute successive emerge che Cinzia ha rinunciato molto presto alle sue passioni per seguire le regole imposte da un padre severo, sempre pronto a rimproverarla se non faceva quello che voleva lui e a dirle che non valeva niente. Sempre in nome di questo ha scelto il suo percorso di studi e poi il lavoro. La cefalea cronica può dunque essere letta come il risultato della forte repressione che Cinzia si è autoimposta in tutti questi anni, creando un ingorgo di pensieri conflittuali nella propria testa, che la fanno "scoppiare"...
Ma focalizzarsi su una causa passata può essere controproducente, perché la storia può diventare un alibi insuperabile. E così la terapeuta invita Cinzia a lasciare sullo sfondo il rapporto con il padre focalizzarsi sul presente, a pensare come farebbe Sara e a cosa possa piacere a Sara OGGI!
A poco a poco nella vita di Cinzia cominciano ad accadere una serie di cambiamenti, dapprima impercettibili, poi sempre più chiari. Fino all'episodio chiave: in un sogno una donna sconosciuta le dice “Io sono Sara! Se tu fai me, la tua testa non ti farà più male!” Questo episodio è decisivo, perché Cinzia prende definitivamente consapevolezza che è arrivato il momento di camminare da soli, di smetterla di chiedersi cosa possa essere giusto per gli altri, ma di concentrarsi unicamente su cosa possa vada bene per lei. Si licenzia e programma di partire per Londra dove andrà a imparare l’inglese, magari per trovare un nuovo impiego che le consenta di viaggiare.
Non solo, ai cambiamenti "interni" si accompagnano anche quelli esterni: in terapia si presenta ora con un nuovo taglio di capelli, un nuovo abito, un nuovo look. La cefalea sta lentamente sparendo, portando via con sé quei pensieri e quelle preoccupazioni che le riempivano la mente, sovraccaricandola. Ora c’è spazio per nuovi pensieri, nuovi modi di essere, nuovi atteggiamenti, ma soprattutto, c’è spazio Sara!
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