Come superare l'indecisione
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Come superare l'indecisione

Fare spazio agli opposti, alle contraddizioni che sentiamo senza scegliere, sembra aumentare l'indecisione: in realtà, è la strada maestra per vederla sfumare

Si pensa spesso che nella vita si debba essere il più possibile decisi e determinati, che sia meglio sapere sempre e cosa volere, quali traguardi raggiungere e così via. In questo modo l’indecisione viene condannata come sintomo di debolezza e per questo è associata ad emozioni negative, come smarrimento, confusione, senso di incapacità e insicurezza.Ma se fosse esattamente il contrario? Se fosse proprio una condizione di dubbio e incertezza la giusta prerogativa per giungere a un rapporto chiaro e armonico con se stessi? Sentimenti ambivalenti caratterizzano da sempre la natura umana e il caso che state per leggere lo spiega molto bene.

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Se sei tutta di un pezzo, l'anima soffre

Roberta è una donna di mezza età: quando si presenta in psicoterapia, per prima cosa afferma di essere una persona che scandisce la propria vita attraverso una ferrea organizzazione della stessa, mettendo al primo posto doveri e divieti, a discapito di tutto, anche della vita coniugale. Allo stesso tempo, però, non riesce a imporsi dei limiti con il cibo: adora da sempre sia cucinare che mangiare, non sentendosi mai sazia. Così, alle ricorrenti abbuffate di cui soffre, seguono momenti di sconforto, senso di colpa e vergogna.

Quando la soluzione è... l’indecisione stessa!

Cosa c'entra con tutto questo l'indecisione? Roberta non riesce a vedere un’immagine unica di sé: sia organizzata che istintiva, ligia ai doveri e poi vittima delle abbuffate. La sua esistenza è continuamente preda di condizionamenti esterni (aspettative, regole, pressioni familiari, modelli di comportamento, ecc.) e così il cibo diventa la sola fonte di piacere, un piacere effimero, che dura lo spazio dell'abbuffata, al termine della quale Roberta si sente peggio. Come si lavora in questi casi? Con l'immaginazione, non con le spiegazioni. Proprio così:affidarsi all’immaginazionescioglie dolcemente i nodi dell’indecisione. Il motivo è presto detto: quando immaginiamo, tutto è possibile e quindi non siamo vincolati a nulla. Solo in queste condizioni può giungere spontaneamente la vera risposta che stiamo cercando.

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Immaginare è già guarire

Possiamo ad esempio immaginarci dentro un labirinto, simbolo universale di smarrimento. All’interno di questo labirinto lasciamo sopraggiungere la paura, lo sgomento e l’ansia di non sapere né vedere dove stiamo andando; percepiamo queste emozioni e immaginiamo di camminare a piccoli passi nel buio. Non abbiamo alcun controllo su questa situazione, ma ciò non ci impedisce di viverla. Abituandoci a convivere con l’indecisione, l’incertezza e il “sentirci persi", entriamo in contatto con quella parte di noi che non sopporta più i mille doveri autoimposti e ci fa sfogare con il cibo. Attraverso un percorso terapeutico fatto di racconti e immagini evocative, Roberta è riuscita ad accettare il fatto che in lei potessero convivere il bianco e il nero, una donna irreprensibile e una godereccia, e che quest'ultima non solo non fosse peggiore della prima, ma che avesse pieno diritto di cittadinanza. Così, un passo alla volta, le abbuffate si sono diradate, e anche il senso del dovere si è attenuato.

Ragionare tanto non fa passare l'indecisione

Più cerchiamo di reprimere lati di noi che viviamo come contradditori, più essi si rinforzano e prendono il sopravvento. Nasconderli sotto la razionalità della mente non serve: prima o poi emergeranno e forse quando ormai avremo già preso una decisione non autentica. Occorre quindi accogliere la sana indecisione che ci caratterizza naturalmente e far convivere le energie opposte che ci guidano nella vita. Cercare di risolvere i conflitti attraverso liste di giusto e sbagliato o pro e contro non permette di avere una visione chiara dei fatti: l’anima sa già dove dobbiamo andare, basta imparare a visualizzare a risposta giusta.

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