Le cause della claustrofobia sono molteplici ma derivano tutte da uno shock mentale che all'improvviso ci getta nel panico: una fobia da superare con cure personalizzate
Sentirsi obbligati a fare sei piani a piedi anche se l'ascensore funziona perfettamente per non rischiare di restare chiusi dentro. È questa la situazione che meglio esprime una delle fobie più conosciute: la claustrofobia. Questo disturbo può essere l'unica spia di uno stato di ansia che per il resto rimane "sommerso", o può accompagnarsi ad altri sintomi psichici: agorafobia, ipocondria, ansia generalizzata. In tutti i casi l'esposizione alla situazione temuta, e talora anche solo l'idea di affrontarla, può far scattare un intenso attacco di panico. La persona che soffre di claustrofobia può aver avuto anche solo un attacco in passato, ma ciò è bastato a creare la fobia, un'irrazionale e paralizzante terrore di situazioni simili o analoghe, e di conseguenza a evitare tutte le situazioni "chiuse" che potrebbero far emergere nuovamente la claustrofobia.
“Claustrofobia” è una parola composta che deriva dal latino claustrum “luogo chiuso” e dal greco phóbos “paura”, indicando un forte timore nel trovarsi in spazi chiusi o stretti. Secondo la chiave di lettura psicosomatica, questa fobia rivela in realtà un forte bisogno di libertà e di voglia di fare, bloccato da insicurezze e sensazioni di inadeguatezza o incapacità.
Benché la claustrofobia sia un problema diffuso e decisamente fastidioso, viene spesso trascurato proprio da chi ne soffre: si cerca di non dichiararlo - cosa quasi impossibile - inventando qualsiasi scusa per spiegare le "strane" rinunce e i comportamenti di compromesso, si pensa che forse un giorno la claustrofobia passerà da sola o al contrario che non c'è niente da fare, si assumono farmaci "alla bisogna" spesso del tutto fuori dal controllo medico. Ed è sbagliato perché nel tempo la claustrofobia si struttura come abitudine di vita, come equilibrio psichico quotidiano, sostenuto da meccanismi cerebrali che si cronicizzano. Perciò va curata bene, evitando psicofarmaci e comprendendo il senso della propria claustrofobia, che può essere assai diverso da altri che pure ne soffrono allo stesso modo.
Se il cervello produce la claustrofobia c'è sempre un motivo, o anche più d'uno. Riconoscerlo è essenziale per rimuoverlo alla radice e tornare a vivere liberamente.
Non forzarti
Nello stato in cui sei le prove di forza potrebbe anche peggiorare le cose. Accetta al momento il problema claustrofobia e non vergognartene.
Ricontatta il corpo
Sono molto utili massaggi e tecniche corporee che, con assoluta gradualità, ti facciano percepire il corpo come un amico sicuro, come la tua casa.
Scrivi i sogni
Fallo almeno per qualche settimana. Essi ti sveleranno il cuore del problema. Poi, se lo ritieni, potrai chiedere a uno psicoterapeuta di aiutarti a coglierne il senso.
Fai modifiche indirette
Individuato il vero problema restane consapevole ma non attaccarlo in modo diretto. Cambia invece lo schema della giornata e della settimana: orari, ritmi, scaletta, percorsi. Se lavori in modo strutturato, agisci sul tempo restante.
Aspetta la forza
Ora attendi che la "scelta di cambiamento" ti si presenti senza che tu ci abbia pensato. Lascia che prenda forza dentro di te: devi solo aspettare.