Sei triste? Usa l'immaginazione
Depressione

Sei triste? Usa l'immaginazione

Invece di provare a reagire, accogli la depressione come se fosse una donna sconosciuta che ha qualcosa da dirti: ti aiuterà a mettere in campo qualcosa di te che forse avevi scordato…

Quando la tristezza viene a bussare alla nostra porta non bisogna cercare di reagire: c’è sempre un senso profondo che sfugge ai codici del pensiero, dietro a ogni evento interiore. Contrariamente a ciò che crediamo, sentimenti come malinconia, tristezza e stati come la depressione non ci vogliono annientare, anzi: portano con sé un’immensa valenza evolutiva. Lo vediamo dai comportamenti che inducono: quando siamo tristi non abbiamo voglia di uscire, di vedere le solite persone, di fare le solite cose. Ci rintaniamo. È una sorta di “piccola morte”, un periodo di lutto interiore che svolge l’importante compito di eliminare certi aspetti di noi che non servono più, un lavoro di pulizia esistenziale che non era più rimandabile. La mente si libera di tutti quei modi di essere che abbiamo acquisito, ma che non ci appartengono più. Ma le emozioni sono cicliche, per questo superato il momento nero, ci aspetterà un nuovo e ritrovato entusiasmo di vivere. Un po’ come il seme che deve stare mesi nella buia terra per prepararsi alla rinascita. Se impariamo a “usare” la tristezza, ci daremo anche noi la possibilità di “rinascere” e riscoprire un nuovo rapporto con noi stessi e con la vita.

Un’ospite inaspettata bussa alla porta: tu come ti comporti?

Quando si affaccia dentro di te la tristezza, anziché cercare i perché e tentare di mandarla via, fai questo semplice esercizio tutti i giorni, in un momento tranquillo della giornata. Ti aiuterà a fare pace con il mondo interiore e a ritrovartelo come alleato. Vedrai che i suoi effetti non tarderanno a manifestarsi. Dunque, prova a immaginare che una donna sconosciuta ti sia venuta a trovare. Chiudi gli occhi e visualizzala in tutti i suoi dettagli. È una presenza amichevole. Falla entrare nella tua casa, che hai riordinato per l’occasione, come si fa per un’ospite importante. Immagina di festeggiarla con un sontuoso pranzo, un ballo o quello che sgorgherà spontaneamente dal tuo mondo immaginario.

Che bella la vita, senza sensi di colpa

Ecco un racconto molto significativo trasmessoci da un’amica lettrice“Fin da bambina ho cercato di far contenti i miei genitori, ma nonostante gli sforzi non sono riuscita ad assecondarli: mio padre voleva che diventassi medico, mia madre avrebbe voluto che mi sposassi presto per diventare nonna. Invece sono un ingegnere e sulla soglia dei 40, non ho ancora trovato la persona per me. Tutto questo mi ha sempre fatto sentire “fuori posto”, in difetto, in continua lotta per risarcire la delusione che potevo aver dato ai miei genitori. Poi, dopo l’aumento di stipendio, con mio grande stupore è arrivata una tristezza profonda. Una depressione che giorno dopo giorno mi ha portato a rintanarmi in casa. Ero spaventata, molto. Poi, leggendo un articolo su Riza psicosomatica mi sono resa conto di una cosa: nella mia solitudine più completa mi stavo allontanando da tutte le pressioni esterne che m’impedivano di essere me stessa. Da quando l’ho capito non mi sono più sentita in colpa. È un’altra vita! Ho smesso di farmi continuamente la guerra e mi sento rinata: la più grande carceriera di me stessa ero proprio io!

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