Esci dalla tua storia e arriverà la felicità
Tu | fiducia in se stessi

Esci dalla tua storia e arriverà la felicità

Confrontare i risultati ottenuti con le aspettative di un tempo è sintomo di un’insoddisfazione che in realtà riguarda il presente e nel presente va curata

È un "rito" a cui rinunciano in pochi, quello di fare bilanci in momenti particolari della vita. Anzi, una corrente di pensiero dice che “fare un bilancio della propria vita ogni tanto è segno di maturità”. Ci sono allora i classici bilanci di chi arriva al compleanno degli “anta”: quaranta, cinquanta, sessant’anni. E quelli di chi approda a dieci, venti, trent’anni di matrimonio. Ma, in fondo, sono tantissime le occasioni in cui stilarli. C’è chi lo fa a ogni compleanno o anniversario di qualcosa che lo riguarda, chi lo fa quando scrive un curriculum e chi quando viene lasciato dal partner o perde il lavoro. Sembra che ogni occasione sia buona per mettere sotto osservazione la vita trascorsa e vedere se e quanto valga. E, quasi sempre, se ne esce con la sensazione – per alcuni una certezza - di fallimento e di mediocrità: “Non ho concluso niente, non ho raggiunto le attese, sono ben lontano dall’ideale”.

Hai smarrito la tua trama?
Certo non è un fenomeno inspiegabile: siamo tutti cresciuti nella cultura del voto scolastico, del risultato ad ogni costo. Eppure questa tendenza al bilancio non è dovuta solo a una spinta collettiva. C’è qualcosa che preme da dentro: potrebbe trattarsi di mentalità narcisistica? Una continua valutazione dell’immagine della propria vita, come se fosse la messa a punto non riuscita di un “look”; in parte, è così. Tuttavia, a uno sguardo approfondito, emerge che il bilancio esprime l’urgenza di quella che in psicanalisi viene chiamata “un’autobiografia accettabile”. In pratica, più o meno inconsciamente, ricerchiamo una trama che ci piaccia, una sensatezza da applicare al passato, che nel presente sentiamo di aver perso. Ma misurarla con parametri prestazionali e superficiali non fa altro che peggiorare la sensazione di aver fatto troppi sbagli o, anche, di non aver veramente vissuto.

La nostalgia nasce sempre nel presente
Per dare una vera svolta occorre partire da qui: lo sguardo sul proprio passato dipende in modo sostanziale da come si vive il presente.Si volta continuamente indietro, in pratica, chi ha un presente che langue perché gli manca qualcosa di fondamentale: un senso, un orientamento, una direzione. Chi non si muove secondo la propria natura, non si sente in movimento. Certo, si sbatte dalla mattina alla sera, fa di tutto per far bene ed essere all’altezza, ma non basta, perché l’anima è ferma e l’energia vitale non scorre. Fare i bilanci esistenziali perciò non è nostalgia del passato, ma del presente. È come abitiamo l’oggi che conta. E che determina, tra le altre cose, anche il modo in cui percepiamo la nostra storia personale.

Cosa ti manca per sentirti vivo?

Se vogliamo perciò ritrovare una visione complessivamente accettabile della nostra vita, dobbiamo mettere a posto quel che non va adesso. Così, invece di chiederci: “Cosa ho combinato fino ad ora? Cosa ho raggiunto? Cosa ho concluso?”, spostiamo la domanda: “Cosa mi manca per sentirmi vivo nella vita di oggi?”. Non stiamo parlando di risultati esterni e di riconoscimenti, di status o di trofei - che, per quanto a volte importanti, non fanno alcun curriculum per l’anima, se non sono agganciati a un senso più ampio dell’essere - ma di stati d’animo naturali, di piaceri spontanei, di speranze semplici, di progetti su misura. Forse, più di tutto, di desideri autentici. Sì, perché spesso la trama viene perduta perché si seguono i sogni e i bisogni di qualcun altro: i genitori, il partner, i figli, la società. Questo cambio di domanda è dunque la mossa che, cambiando il presente, modifica il passato, cioè l’idea che abbiamo di esso.

È la tua storia, questo solo conta

Solo se ci sentiamo vivi oggi ritroveremo uno sguardo più equilibrato, che ci darà la sensazione di avere non tanto una biografi a accettabile, quanto una biografi a vera, che è molto più importante: una storia, la nostra. In tal modo, come in un fi lm di fantascienza, cambia anche il futuro: prima vi saremmo approdati guardando indietro, col dubbio di aver fallito; ora ci apriamo ad esso guardando avanti, carichi di una storia che, col suo bene e il suo male, ci dà la forza di chi, fino a qui, sa di avercela fatta. È qualcosa che farà la differenza, a nostro favore.

 

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