Raffaele Morelli: Il benessere arriva quando riscrivi la tua storia
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: Il benessere arriva quando riscrivi la tua storia

Non siamo la storia che ci raccontiamo per dare un senso alla nostra vita, anzi: spesso è proprio quel racconto a essere malato, non noi. Apriamo la porta ad altri mondi interiori: contengono saperi che vengono dalla notte dei tempi.

Se volete stare bene non raccontatevi più la vostra storia, smettete di credere che sia vera. C’è un Altro dentro di voi che non vedete: quando vi dite che cosa c’è di sbagliato o ripensate ai vostri errori o a come sarebbe potuta essere la vostra vita, state semplicemente scrivendo un racconto a cui date il sapore di una verità che non esiste, ma è solo nell’idea che vi siete fatti della vostra realtà interiore.

Forse l’ansia, le paure, la disistima vengono perché il Sé è stufo proprio del vostro racconto e non vuole sentire sempre la stessa storia e, peggio ancora, il finale che avete in mente. Così vanno prese alla lettera queste parole di Ginette Paris:

«Hillman dimostra che la fiction, la storia che si costruisce per dare un senso agli avvenimenti della nostra vita, può a sua volta essere sottoposta a una revisione, perché può capitare che non sia malata la persona, ma la storia che essa si racconta. Ci sono diversi modi di raccontare la nostra storia, e qualcuno di essi ci fa ammalare».

È proprio la tua storia che non va bene, sono i fatti che ti sono capitati la tua sventura, oppure stai vivendo solo un personaggio che pensa che le cose siano irreversibili e così ti preclude i mondi che ti abitano?

raffaele morelli

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Cambia il tuo sguardo

Se c’è un Altro dentro di te, ha una visione diversa dalla tua e non è interessato a sentirti raccontare le tue vicissitudini. Chissà quante volte le ha ripetute e quante volte le ha sentite da te. Per stare bene, l’Altro che c’è in te ha bisogno di altri racconti, non il solito lamento identico da anni, in cui sai già che cosa non è andato bene e che non può essere modificato.

Riscrivere la storia significa aprire le porte ad altri mondi interiori, come quello dell’immaginazione. Vedersi come animali primordiali, come alberi, come tempeste, come fiori, come panorami e paesaggi significa far entrare in campo altre narrazioni. Cambiare il nostro modo di vederci e raccontarci modifica tutta la nostra esistenza.

Sentite Elisa:

«Sa, da quando ho letto le sue parole e sento che sta arrivando l’ansia, d’istinto mi giro verso la porta se mi trovo in una stanza, oppure verso una strada se mi trovo all’aria aperta... Guardo in quella direzione per qualche minuto, con lo sguardo calmo, accogliente e devo dire anche con un velo di conforto. Ora, quando l’ansia arriva, non dico che sono contenta, ma forse in un certo senso sollevata, perché ho capito che è la mia anima che mi vuole parlare, che vuole farsi sentire. Ebbene, dopo che l’accolgo chiudo gli occhi, ovunque io mi trovi li chiudo, mi assento e... immagino un bellissimo ciliegio, con i rami che ondeggiano insieme al vento. Sotto al ciliegio vedo un puma: è sdraiato e mi guarda... Immagino di essere lì... E ci guardiamo... Dopo un po’ apro gli occhi e sto meglio. Non so perché, ma sto meglio davvero! È davvero incredibile, davvero indescrivibile quello che provo. Mi sento solo di dirle grazie. L’ansia non è più una mia nemica, a dire il vero ora so che non lo è mai stata».

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La fantasia apre le porte

Uscire dai disagi e ritrovare l’autostima dipende da un cambio di narrazione rispetto al racconto che ci siamo fatti di noi stessi, dipende dall’uscire dalla propria storia e dal lasciare che scendano in campo quelle energie antichissime che vivono dentro di noi da sempre e che contengono la “favola bella” dell’eterno che abita nel nostro Nucleo, nel nostro Sé, che distilla nel nostro Io, sulla nostra superficie, “gocce di eternità”. Queste gocce si propagano giorno dopo giorno, quanto più smetti di credere di essere quello che già conosci. Per il Sé tu sei l’amico a cui regalarle.

Qualsiasi cosa accada, sappi che la parola disistima è completamente assente nell’anima interiore. Così la pensava Plotino. E quando non ti vai bene, stai semplicemente allontanandoti dal tuo Centro. Avvicinarsi al Sé è semplice, perché appartiene al nostro essere unico. Può guidarci tanto meglio quanto più smettiamo di credere di essere il personaggio che abbiamo in mente e di vedere il nostro passato come causa di ciò che siamo.

Una volta sgombrata dalla mente l’idea che dobbiamo diventare più forti, che le nostre insicurezze si allontaneranno con gli sforzi di volontà, incominciamo a guardare il nostro mondo interiore come una presenza creativa che, di volta in volta, può farci sentire esseri antichi, oppure avventurieri, pirati, fate, eroine, streghe, orchi. Dentro di noi non vive una sola storia e neppure un solo personaggio: possiamo essere l’eroe che vince tutte le battaglie, ma anche quello che sente il peso della sconfitta, che nessuno riconosce perché abbandonato da tutti e perché è straniero come Ulisse.

Solo l’immaginazione e la fantasia possono aprire le porte, come ha scritto Elisa, a saperi che vengono dalla notte dei tempi. L’errore che non dobbiamo più commettere è quello di credere che solo il nostro Io sia reale, che la nostra vita psichica sia legata soltanto ai nostri pensieri, ai nostri ragionamenti, ai nostri giudizi. Quando impariamo che siamo gocce di eternità che danzano dentro di noi, allora giorno dopo giorno torniamo a casa e possiamo scrivere fiabe, racconti immaginari dove scende in campo l’Altro, il Signore nascosto o la misteriosa Dea interiore da cui dipende la nostra fioritura.

Vuoi raccontarci la tua esperienza, i tuoi dubbi, i tuoi successi? Manda una mail a raffaele.morelli@riza.it

raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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