Raffaele Morelli: Come superare un grande dolore
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: Come superare un grande dolore

Una perdita, un abbandono, possono annientarci. Allora è importante sapere che il dolore non viene per distruggerci, ma per farci rinascere. È quello che ha imparato Manuela, e così ha ricominciato a vivere

A volte vengono a trovarci dolori che ci annientano, come quando scompare la persona più importante della nostra vita, quella che per noi era forse il vero e unico riferimento. Altre volte subiamo abbandoni, addii che ci fanno sentire ferite che, pensiamo, sanguineranno per sempre.

La vita assume un significato molto più profondo quando scopriamo per davvero che siamo esseri mortali, che le persone che abbiamo amato e che amiamo escono dalla nostra esistenza. Siamo perduti e ci sembra che non ne usciremo mai più… Molti, dopo un dolore, si buttano via, altri si mettono a fare mille cose pur di non pensare, altri dopo un lutto vanno dai medium…

Ma qual è il senso di sopravvivere a un disagio che ci spezza in due? E come si fa? Manuela è l’esempio di come si può ritrovare anche dopo un dolore tremendo, il senso della vita. L’e-mail è pubblicata con il suo vero nome, come lei ha voluto e penso che le sue parole possano servire a tante persone che soffrono, perché dalla sofferenza si deve uscire a qualsiasi costo. Ecco cosa mi ha scritto.

raffaele morelli

Vuoi ricevere in anteprima gli articoli del dott. Morelli?

Iscriviti alla newsletter di Raffaele Morelli: ogni giovedì riceverai un articolo del dott. Morelli, da leggere comodamente nel corso del weekend.

ISCRIVITI ORA

Sono grata alla vita

«Gentile Dottore, mio marito è mancato a settembre in meno di mezz’ ora... Avevamo appena festeggiato il compleanno dei miei nipotini che ora hanno quasi quattro anni. Un dolore immenso che si acutizzava quando vedevo soffrire i miei figli che non si meritavano questo dolore e dal quale avrei voluto proteggerli. Ho ripreso fin da subito i suoi libri, ascoltato i suoi video come faccio spesso da qualche anno, ma ancora di più. Ora a distanza di mesi penso che: il dolore è sempre dentro di me ma non soffro più; vivo, lascio mio marito nello sfondo e guardo la vita con uno sguardo diverso.
Appena successo mi dava forza sentirmi piccola, come se il mio corpo si fosse accorciato e stavo in un angolo in penombra, ma mi sentivo gli occhi grandi, sempre lucidi ma vivi, ancora curiosi. Ho accolto il dolore e quando mi lasciava io lo riprendevo affondando il viso tra i suoi vestiti. Ci amavamo da sempre, ma con molta autonomia e ultimamente ero nervosa, ansiosa, sembrava non mi andasse bene niente di quello che faceva, o che diceva. Nemmeno il tempo per rimediare, o per dirgli che non si era spezzato niente ma era solo un momento. Anche per questo il dolore era ancora più grande, per i sensi di colpa.
Poi è arrivata la consapevolezza: giorno dopo giorno nella sofferenza il mio io se ne andava e il mio Sé emergeva. Vede, dottore, da quando mio marito non c’è più ho ritrovato il mio Sé, la mia essenza… Sto bene, ho tagliato dei rami secchi nei rapporti di amicizia, ne ho scoperti altri, ho imparato a osservare e non a vedere, non so se sarei riuscita a trovare la mia profondità se non avessi provato questo grande dolore.
Lavoro dalla mattina alla sera, curo la casa e il giardino, gioco con i miei nipotini, affronto la parte burocratica che solo lui gestiva; non mi fa più paura dormire da sola, non chiedo nulla a nessuno come facevo con lui, tanto meno ai miei figli, con i quali ho un rapporto bellissimo. Se penso a lui o a un ricordo comunque piango un po’, ma guardo oltre e lo sento vicino… E non dipende dal tempo, ma da una prospettiva diversa.
Un affettuoso saluto, Manuela».

Il libro di Raffaele Morelli Cosa fare quando soffri

Scopri come non alimentare il tuo atteggiamento mentale in Cosa fare quando soffri di Raffaele Morelli, disponibile sul nostro store online.

ACQUISTA ORA

Non sei Dio

Quanti messaggi ci sono nelle parole di Manuela! Quando soffriamo dobbiamo immergerci nel dolore, sentirlo, perderci, constatarne la presenza, ma senza rimuginare, senza chiederci in che cosa abbiamo sbagliato. Percepire il dolore senza dirsi nulla e senza nessun pensiero sul passato. Quindi senza sensi di colpa…

Qualche giorno fa è venuto da me un signore per dirmi che soffriva di acufeni che gli rovinavano la vita. «Ho fatto mille esami, ma non c’è nessuna cura e poi continuo ad avere sensi di colpa perché mia moglie, che ho lasciato dieci anni fa, è morta di cancro due anni dopo». Gli ho risposto. «Guardi che lei non è Dio, non può far guarire o ammalare le persone a suo piacimento».

Noi non siamo responsabili del dolore degli altri, dobbiamo occuparci del nostro. E soprattutto della nostra natura. «Se ha lasciato sua moglie - ho aggiunto - vuol dire che non la sopportava più, non le pare?». «È vero - mi ha risposto - ma io ogni giorno mi insulto e i miei figli mi accusano di essere il responsabile di quello che è accaduto». Gli ho detto: «Sa cosa sono i suoi acufeni? Le parole insultanti che lei dice a se stesso: la sua anima le manda dei suoni disturbanti come gli acufeni per interrompere i suoi insulti».

La cosa sorprendente è che già durante la seduta gli acufeni sono scomparsi e non sono più tornati. È diventato consapevole che continuare ad insultarsi attaccava il suo carattere, la sua unicità. Ognuno ha il suo destino da compiere e se la persona che ti è vicina non ti corrisponde, il rapporto può finire. Non c’entra il tuo Io, quello che conta è che la scelta che fai non disturbi la tua essenza. Naturalmente non tutti gli acufeni se ne vanno così di punto in bianco, perché lo psicoterapeuta ha trovato la chiave giusta, ma la psicoterapia fa spesso più miracoli di quello che si crede.

Unire visibile e invisibile

Ma voglio tornare a Manuela: la cosa importante per lei è stato perdersi nel dolore, senza rimpianti, senza lamenti, ma accogliendolo come momento ineludibile della vita. Allora si torna a vivere, si tagliano i “rami secchi”, si eliminano le persone inutili dalla nostra vita. Si diventa veramente Uomini e Donne completi, seduti sull’essenza, capaci di stare da soli e con gli altri.

«Felici e gioiosi nel dolore», come dicevano i maestri chassidici. Felici perché la vita fiorisce accanto al disagio che ci annienta. Così, come insegna Manuela, si fa vivere dentro di noi l’immagine di chi non c’è più, si riunisce il visibile e l’invisibile, il reale e l’immaginario. Si diventa completi.

La lettera di Manuela è tanto più importante in quanto deve far riflettere su che cosa succede a una società che ha escluso il dolore dalla vita. Oggi stare insieme è diventato ridere, bere, ubriacarsi, come accade ai nostri giovani. Il silenzio interiore e la solitudine sono diventati, anziché risorse, nemici da allontanare. La depressione incombe perché non vogliamo vedere la sofferenza; ma chi impara a sentire la sofferenza e ad accettarla, scopre che «il dolore dona la sua forza terapeutica là dove non lo supponiamo» (Martin Heidegger, Ernst Junger, Bompiani).

Solo se sappiamo accogliere i dolori quando arrivano, conosciamo il senso della vita e la felicità.

Vuoi raccontarci la tua esperienza, i tuoi dubbi, i tuoi successi? Manda una mail a raffaele.morelli@riza.it

raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
APPROFONDISCI
Come affrontare le nostre paure - Incontro in diretta online con Raffaele Morelli
Come affrontare le nostre paure - Incontro in diretta online con Raffaele Morelli

Il nuovo incontro con Raffaele Morelli, IN DIRETTA ONLINE, per apprendere le tecniche per superare le paure.

VIDEO
VIDEO Incontro in diretta online con Raffaele Morelli
VMRIZANATIVESPONSORED
Iscriviti alla newsletter RIZA e ricevi notizie e suggerimenti per prenderti cura di te!
Test della settimana
Test della settimana
Quanto sei ansioso?