Sei in crisi? Accogli il cambiamento e rinasci
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Sei in crisi? Accogli il cambiamento e rinasci

Non sono gli eventi esterni a farti star male, ma l'atteggiamento mentale che resiste al rinnovamento in atto: per uscire dalle crisi, serve uno sguardo nuovo

Nella vita può accadere che un evento negativo sia l’innesco di un cambiamento interiore profondo, che all'inizio può spaventare, ma che va vissuto come la tappa iniziale di un percorso evolutivo verso la persona nuova che siamo destinati a diventare. Accade a Marta, lettrice di Riza Psicosomatica, che scrive alla redazione:

“Vivo un periodo di profonda crisi personale e professionale. Durante la pandemia ho perso il lavoro, ne ho trovato un altro ma in una realtà difficile. Sento costantemente pressioni dai colleghi e ho la sensazione di dovermi sempre difendere. Ci riesco, ne sono capace, ma pare di essere costantemente su un campo di battaglia, mi sento una guerriera e questo non mi piace. In più, ho allontanato amicizie di vecchia data perché non le sentivo più affini; non voglio più accontentare gli altri come ho sempre fatto dimenticandomi di me stessa. Mi sto ribellando al mondo intero, non mi piacciono più cose, persone e luoghi che un tempo adoravo. Spesso sto meglio in solitudine, anche se il pensiero di stare per sempre sola mi spaventa. Ho notato che la mia ansia si placa se sto all’aperto, non so perché. Per di più, non trovo un compagno e questo mi scoraggia molto. Voglio ritrovare me stessa, ma mi sento senza soluzioni”.

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Sei in viaggio verso chi devi diventare

Come accade a molte persone, anche Marta crede di sapere i motivi della profonda crisi che vive, ma ciò che appare in superfice (i problemi con l’ambiente lavorativo e le relazioni personali) non è la vera causa della sua sofferenza. Nel profondo la crisi non riguarda gli altri o il mondo esterno, ma qualcosa che evidenzia il momento di trasformazione, di evoluzione nel quale lei si trova. La crisi lavorativa è stata l’innesco perché in lei iniziasse un cambiamento esistenziale più profondo, che sta avvenendo. Ogni mutamento ha delle fasi di accelerazione e delle frenate, non ha velocità stabile. Qualcosa di nuovo vuole venire fuori ma una parte di Marta lo teme.

La nascita di una donna nuova

La sua crisi, iniziata con la perdita del lavoro, si aggrava nel nuovo ufficio dove Marta viene messa alla prova. È un ambiente ostile, ma prestiamo attenzione alle sue parole: “Mi sento su un campo di battaglia, una guerriera”. L’immagine che l’anima le ha suggerito per narrarsi è quella di una donna combattiva che sa "tirare fuori le armi" al momento del bisogno. Dice che deve difendersi, ma afferma di esserne capace: dunque ha tutte le risorse che servono per affrontare i momenti difficili. Attenzione: Marta dice però che tutto questo non le piace. Ecco il vero problema! Il posto di lavoro è quel che è; magari ne troverà un altro, ma intanto è questo e qui bisogna essere combattenti. Marta forse non è abituata a vedersi così eppure se siamo in un campo di battaglia o combattiamo o soccombiamo. Guarda caso, non soccombe: combatte!

Le immagini che guidano

L’uomo antico avrebbe ragionato così: "La vita mi ha portato ad affrontare una prova iniziatica; il mio compito è affrontarla”. Non si sarebbe lamentato, ma avrebbe vissuto il destino in serbo per lui. Non è passività ma consapevolezza che le cose sono come sono e che ogni momento è solo la tappa di un percorso. L’immagine della guerriera, come un'antica Amazzone, la può accompagnare. Quando entra nel posto di lavoro invece di lamentarsi delle pressioni dei colleghi Marta potrebbe chiudere gli occhi e visualizzare un'immagine di sé di tutto punto armata, contemplare questa immagine, evocarla, chiamarla a scendere in campo e assieme a lei varcare la soglia del campo di battaglia. Si può fare un'altra riflessione: non sarà questa "guerriera nascente", questo lato del carattere finora nascosto ad avere innescato anche l’allontanamento da alcune persone che ora lei non sente più affini? Una guerriera accetterebbe di accontentare gli altri dimenticandosi di sé stessa? Sono esattamente queste parole che Marta utilizza quando parla di ciò che le sta accadendo nelle relazioni. Dice di ribellarsi al mondo intero e che non le piacciono più cose che un tempo adorava. La crisi è mutamento, passaggio a un ordine nel quale la Marta che subiva, che compiaceva gli altri sta tramontando e ne sta emergendo una nuova. Inevitabilmente, è un momento di solitudine.

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La solitudine è un'alleata preziosa

Stare soli può spaventare, ma non è una condizione negativa, anzi, "viene a cercarci" quando ne abbiamo più bisogno e Marta deve stare sola, per favorire il parto della donna nuova che sta diventando. Non è un caso che lei affermi di stare meglio in solitudine, anche se questa condizione la inquieta. La solitudine è un luogo dove sostare, dove immaginare. Le immagini sono il linguaggio dell’animae quelle che vengono a trovarci quando siamo soli sono importantissime. Giungono per mostrarci quello che siamo e quel che stiamo diventando, per farci capire che siamo anche altro rispetto a quello che crediamo di essere. Anche negli spazi aperti, dove si sente in pace, può fermarsi e immaginare: cosa le piacerebbe fare, che esperienze le vorrebbe vivere, che luoghi amerebbe esplorare. Non serve la sicurezza ma l’immaginazione.

Se prendi atto evolvi

La partita dunque non è ritrovarsi, ma trovare una nuova sé. Una persona inedita sta nascendo e quella vecchia deve tramontare, non tornare. La realtà esterna induce a lamentarsi delle cose che non vanno, ma se volgiamo lo sguardo verso l’interno, le cose cambiano. Marta si sente vittima dei colleghi? Da dentro è arrivata l’immagine della guerriera, il volto più adatto a combattere. In conclusione, cosa fare quando ci sentiamo in crisi? Accettare e accogliere ogni sensazione e vivere il momento di passaggio così com'è: una tappa di un’anima in cammino verso la sua evoluzione. Al momento giusto, la nuova Marta troverà tutte le soluzioni necessarie.

andrea nervetti
Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano dove esercita la libera professione. Vice Direttore e Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza. Membro del Consiglio direttivo della SIMP (Società italiana di medicina psicosomatica), scrive per le riviste Riza Psicosomatica, Antiage ed è responsabile del sito www.riza.it. Svolge anche attività libero professionale presso l'Istituto stesso e a distanza via internet. La scheda completa dell'autore
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