Trasforma l'insicurezza nella tua prima alleata
L'aiuto pratico

Trasforma l'insicurezza nella tua prima alleata

L'insicurezza è indispensabile per trovare soluzioni inedite, strade non battute, soluzioni inaspettate: più ti sforzi di eliminarla, più la farai crescere

"Vi scrivo in un momento della mia vita che dovrebbe essere felice, eppure sento da anni un senso di profonda insicurezza dentro di me, perché non ho avuto nei miei genitori un punto di riferimento sicuro. Vivo sempre tutto in modo drammatico... Ad esempio in questi giorni inizio un bel lavoro, e invece di essere serena e vivere normalmente, è come se entrassi in un "sequestro emotivo" che mi vela lo sguardo; questo lo notano anche gli altri che mi vedono spesso insicura e spaventata. Non ho fiducia nelle mie capacità, eppure io so di poter essere alla pari di tutti. Cosa posso fare? Perché mi succede questo?"

Spesso si commette l’errore di credere che l’insicurezza sia la voce del nostro “non sapere”. Non sapere quale strada intraprendere, quale lavoro scegliere, se saremo all’altezza di una situazione o meno. E se invece fosse proprio la presunzione di conoscere, di conoscerci, e soprattutto di essere sicuri a tutti i costi a far crescere dentro di noi quell'insicurezza di cui vorremmo liberarci?

Indice dell'articolo

Insicurezza: la causa non è nel tuo passato

Marina, una lettrice di Riza Psicosomatica, ci scrive per parlarci della sua insicurezza. Ne attribuisce la causa ai genitori, come fanno in tanti. Che cosa non funziona nel suo ragionamento, peraltro assai diffuso? Che questa convinzione non fa altro che proiettarla in un tempo lontano, che la paralizza e la fa star male: il passato. Accade poiché la mente cosciente necessita sempre di spiegazioni, di "perché", di definire il mondo e la vita con nessi logici, sicuri, prevedibili. Perché sono insicura, si chiede Marina? Perché i miei genitori non sono stati i punti di riferimento che avrebbero dovuto essere. Questa convinzione è un inganno, che può tessere la sua tela a ogni tappa del nostro viaggio: l’illusione di poter spiegare il disagio attuale con eventi accaduti in passato e quindi immodificabili non fa altro che perpetuarlo.

Chi è sempre sicuro non evolve

La parola sicurezza deriva dal latino sine cura, che significa senza cura. Essere sempre sicuri significa dunque arrestare il processo di autoguarigione che ognuno di noi ha dentro e che permette all’anima di evolvere. L’insicurezza di Marina è dunque un dono, e anche se lei non lo crede, è proprio questo presunto difetto ad averla condotta verso “il bel lavoro” che ha trovato. Il dubbio, figlio dell'insicurezza, le ha permesso di esplorare nuovi territori della vita. Al contrario, la trappola di pensare di doversi sentirsi sicura per forza la fa vivere in quel “sequestro emotivo che vela lo sguardo”, la tiene ancorata al sasso pesante dei perché, impedisce l’imbrunire delle spiegazioni superficiali, quell’oblio necessario per scoprirsi davvero, nel profondo, per toccare con mano le verità interiori della sua anima. L’insicurezza, di cui Marina vorrebbe liberarsi, a uno sguardo più profondo si rivela una grande alleata ma lei, dandole un’accezione negativa, la subisce fino a ritenerla capace di affievolirle la vista. Non è così.

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Elogio del non sapere

Socrate diceva: "So di non sapere”. Con questa paradossale affermazione, il padre della filosofia occidentale rompe i confini del già noto, libera l’anima, le restituisce la sua essenza, la porta via dal regno del conosciuto, le permette di esplorare oltre le prigioni della memoria, oltre l’ordinario, oltre il potere egemonico dell’Io cosciente, verso una nuova terra, quella della propria unicità. Insomma, un'apologia dell'insicurezza! Quindi, cara Marina, spalanca le porte alla tua amica insicurezza, smetti di combatterla e accoglila: è proprio lei la voce della tua saggezza interiore, e con la sua presenza ti sta invitando a liberarti di ogni convinzione su te stessa, soprattutto di quella te stessa che hai fissato nel tempo, la bambina con i genitori che non hanno saputo procurarle un rifugio sicuro. Più bloccherai il tuo pensiero su questa causa presunta, più il disagio che demonizzi come insicurezza si farà sentire.

L'insicurezza è solo un volto di te

Impariamo dunque a non farci continue domande rispetto ai nostri disagi, ma a essere presenti ai nostri lati opposti. Stiamo con le nostre incertezze e contraddizioni quanto con le sicurezze che ci abitano, poiché nessuno è solo e sempre insicuro. Iniziamo poi ad ascoltare noi stessi nel silenzio, senza disturbare l’anima con teorie, obiettivi o confronti: solo così ritroveremo la nostra unicità. Non solo: se riusciamo a far accomodare nella nostra esistenza anche l’altro che è in noi, allora potremo ricominciare a evolvere e l'insicurezza si placherà da sé.

Accogli l'insicurezza: ti porta a casa

Ecco un piccolo esercizio immaginativo che aiuta ad accogliere l'insicurezza. Cerca o immagina un luogo sicuro, solo tuo, un luogo nel quale incontrare l’amica insicurezza.

Chiudi gli occhi respirando profondamente e orientando la mente sul tuo corpo e sui punti di contatto del tuo corpo con la superficie di appoggio... Adesso lascia che i rumori esterni si allontanino sempre di più mentre il tuo corpo si abbandona alla superficie che lo accoglie... Continua a respirare profondamente e lascia che piano piano si formi nella tua mente l’immagine di te che cammini su una strada isolata. Intorno a te c’è il nulla e ti accorgi che più avanzi, più si forma della nebbia che diventa sempre più fitta. Tu continui a camminare, riesci a vedere solo i tuoi passi…non importa…tu continua a camminare... La nebbia nasconde solo ciò che è lontano…ciò che non serve... E così mentre cammini, osservando i tuoi passi, ti accorgi che all’improvviso la nebbia si dirada e intravedi un paesaggio in lontananza. Lo raggiungi. Sei a casa.

andrea nervetti
Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano dove esercita la libera professione. Vice Direttore e Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza. Membro del Consiglio direttivo della SIMP (Società italiana di medicina psicosomatica), scrive per le riviste Riza Psicosomatica, Antiage ed è responsabile del sito www.riza.it. Svolge anche attività libero professionale presso l'Istituto stesso e a distanza via internet. La scheda completa dell'autore
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