La fortuna esiste o dipende tutto da noi?
L'aiuto pratico

La fortuna esiste o dipende tutto da noi?

È una domanda vecchia quanto il mondo: siamo noi gli unici artefici del nostro destino o la fortuna e quindi il caso influiscono direttamente sulla vita?

Il termine latino fortuna deriva dal latino fors, che vuol dire sorte ed ha la stessa radice di ferre, che indica portare; quindi 'fortuna' significa 'ciò che porta la sorte'. Al di là dell'etimo, non è per nulla facile definire cosa si intenda per fortuna. Da sempre l'uomo si interroga se la fortuna sia una qualità, un dono, o perfino qualcosa di fisico che, come ad esempio gli occhi chiari, qualcuno ha per eredità genetica, e altri no. Di fatto la fortuna, è una condizione umana, provvisoria o duratura, che accompagna un individuo procurandogli eventi favorevoli e diminuendo l’impatto di quelli sfavorevoli.

Indice dell'articolo:

La fortuna è anzitutto uno stato mentale

Dal punto di vista psicologico, la fortuna si caratterizza con uno stato mentale rilassato e positivo grazie al quale trovano spazio intuizioni che, se seguite, arrecano spesso benefici. Non stiamo parlando qui di quel tipo di fortuna che fa vincere a una lotteria, fa evitare per un pelo un grave incidente, fa avvicinare sincronicamente persone importanti per la propria vita affettiva  o lavorativa, fa evitare una truffa, trovare un oggetto prezioso, o una cura tempestiva ed efficace. Tutto questo attiene a un campo d’indagine che Carl Gustav Jung, il grande psicologo svizzero fondatore della psicologia analitica, chiamava  il campo delle coincidenze significative.

Il suo comparire dipende anche da noi

La fortuna 'più a portata di mano' invece, può essere raggiunta da tutti con un adeguato atteggiamento mentale: per fare un esempio, uno studente universitario che si accinge a dare un esame e non si è ben preparato, continuerà a pensare alle sue lacune, manifestando al professore uno stato di disagio, di ansietà che aumenterà in presenza di certi argomenti: è abbastanza facile predire che sarà interrogato proprio  sui contenuti sui quali è meno preparato.

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Attenzione alle profezie che si autoavverano

In psicologia si parla di una profezia che si auto avvera: lo studente del nostro esempio, già pessimista sull’esito dell’esame, metterà in rilievo le sue incertezze conoscitive e accompagnerà il suo parlare con esitazioni e incertezze, mentre i suoi gesti (nervosismo, sudorazione, errata pronuncia...) non faranno che confermare all’esaminatore di essere in presenza di una preparazione insufficiente e lo indurranno ad approfondire là dove avverte le maggiori incertezze. Un brutto voto o una bocciatura confermerà allo studente il cattivo presagio sull’interrogazione. Si dirà che è stato sfortunato, ma non è proprio così.

Diverso il caso dello studente che, accettando il fatto di non avere potuto impadronirsi di tutta la materia ma confidando in quello che già sa bene, si presenta tranquillamente, non aspettandosi trionfi ma nemmeno sconfitte, pronto a non darsi colpa per quello che non è riuscito a fare né a gloriarsi per le risposte corrette che saprà dare. Il suo atteggiamento influenzerà l’esaminatore che non vorrà infierire, trovandosi in presenza di uno studente che si è comunque preparato e valorizzerà  invece le sue risposte corrette. Risultato? Solitamente, un voto positivo.

Di questo studente si dirà che è stato fortunato. L’esempio citato rientra nello spirito del taoismo in cui il non fare (Wu Wei) ovvero l’abbandonare la resistenza e lasciare che le cose accadano semplicemente come devono accadere porta al successo e al compimento delle cose; da qui si può affermare anche che una certa dose di fortuna è a disposizione di tutti, indistintamente. Basta applicare alcuni accorgimenti.

C'è modo di 'chiamare' la fortuna?

Pe prima cosa occorre imparare a svuotare la mente ed essere ricettivi rispetto a quello che si ha intorno (è così che si ritrovano 'per un colpo di fortuna' le chiavi smarrite o si ritrova quell’appunto lungamente cercato). L’inconscio, che ha registrato i nostri movimenti, ascolta e agisce nell'ombra: per quanto sembri paradossale, quando si smette di desiderare ardentemente una cosa, questa inaspettatamente arriva. Chi trova per terra una moneta è rilassato, ha solitamente la mente libera e guarda tutto con curiosità, per questo vede quello che chi ha la mente ingombra di pensieri, non può vedere.

La fortuna aumenta se hai la mente vuota

La fortuna è quindi molto legata alla percezione: l’ansia e i disagi la condizionano e non si percepiscono le occasioni che la vita ci presenta. Per questo occorre cercare invece ilvuoto e non farsi opprimere da troppi pensieri o aspettative. La fortuna, quindi, è qualcosa che non solo si può possedere naturalmente ma si può anche attrarre, a condizione che non ci si faccia condizionare... dalla fortuna stessa! Non si vive infatti di sola fortuna e chi evita ogni sfida o, al contrario, si fa tentare da tutte le sfide rimarrà deluso: solo chi accetta con gratitudine ogni evento favorevole e non se ne fa vanto potrà continuare a goderne.

andrea nervetti
Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano dove esercita la libera professione. Vice Direttore e Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza. Membro del Consiglio direttivo della SIMP (Società italiana di medicina psicosomatica), scrive per le riviste Riza Psicosomatica, Antiage ed è responsabile del sito www.riza.it. Svolge anche attività libero professionale presso l'Istituto stesso e a distanza via internet. La scheda completa dell'autore
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