L'ostinazione ti fa vivere male: liberatene così
L'aiuto pratico

L'ostinazione ti fa vivere male: liberatene così

L'ostinazione ci imprigiona in un circolo vizioso che impedisce di vivere appieno la propria vita, ma smettere di farlo non è così difficile...

Un buon terreno dove testare la propria ostinazione per comprendere quanto possa essere dannosa è quello sentimentale. In quest'ambito, un comportamento del partner contrario alle proprie aspettative può indurre molte persone a dannarsi l’anima con ostinazione in cerca di una soluzione che, in realtà, non esiste. Le storie di Alma e Roberta, in questo senso, sono simili. Entrambe sono state con un uomo che, in breve tempo, ha ribaltato il proprio atteggiamento iniziale, senza che loto siano riuscite a capacitarsene o ad accettarlo. La prima ha visto spegnersi progressivamente il desiderio sessuale del partner, che si diceva disinteressato al sesso, per poi scoprire che invece frequentava altre donne. Roberta, invece, è rimasta vittima di un uomo che, dopo averla conquistata con mille regali e tante attenzioni, ha trovato il modo di svalutarla imputando a lei la causa della fine della relazione. Ora entrambe si domandano con ostinazione perché, come sia potuto succedere, che cosa hanno sbagliato e come fare per recuperare l’idillio perduto. Roberta, addirittura, nel vedere il suo ex con altre donne arriva a rimpiangere di averlo lasciato: “Sto male vedendo che non mi cerca, mi sento usata, manipolata... nonostante sia stata io a chiudere, è come se l'avesse fatto lui.”

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L’ostinazione, come un paraocchi, ti fa guardare in una sola direzione                                                

Alma e Roberta si trovano a fare i conti con un senso di vuoto che le imprigiona nel passato. Lui non c’è più o non è più lo stesso e andare avanti sembra impossibile, non prima di avere capito perché. Entrambe vivono nella convinzione di avere sbagliato qualcosa e questa ostinazione a cercare una causa è la vera causa della loro sofferenza. Purtroppo, oltre a non esserci risposta alle loro domande - come sempre accade quando l’oggetto dei propri quesiti è il comportamento altrui - l’eccesso di ostinazione rischia di sviarle dall’unica domanda che sarebbe giusto farsi: perché sento il bisogno di recuperare qualcuno che mi aveva deluso tanto da lasciarlo o che, pur restandomi vicino, continua a ferirmi? A quale parte di me era riuscito a dare voce questo rapporto? Le sole domande che contano sono quelle su di sé. Interrogarsi sulla condotta altrui, al contrario, si rivela frustrante; vi fosse anche una risposta non basterebbe a correggere il passato e le sue conseguenze.

L’accettazione è terapeutica, libera dal dolore e apre al futuro.                                                                            

Malgrado la vita sia ricca di prove da superare nessuno ha facoltà di prevenire ciò che è già accaduto. Ecco perché l’accettazione di quel che accade, è fondamentale. La differenza tra chi è capace di accettare l’inevitabile e chi si ostina a sperare nell’impossibile sta nell’apertura che caratterizza i primi e manca ai secondi. Mentre questi ultimi ristagnano sognando cose che non possono essere o non saranno più, chi si dimostra flessibile davanti agli imprevisti supera il dolore per abbracciare il futuro. Sono le persone che la psicologia definisce "resilienti"; consapevoli del fatto che nulla è permanente, sanno godere della gioia e reagire alle avversità; ecco perché il domani non li spaventa. L’accettazione, del resto, ha un valore terapeutico: stempera il dolore, favorendo, al tempo stesso, un risparmio di energie da investire sul futuro. Una volta preso atto della situazione è finalmente possibile rilassarsi, rinunciando alla fatica di trovare a tutti i costi la causa degli eventi o dell’altrui comportamento, per tornare a concentrarsi su di sé.

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