La depressione se ne va quando ritrovi te stesso
Depressione

La depressione se ne va quando ritrovi te stesso

Se ti sacrifichi per un obiettivo che ti hanno imposto altri, la vitalità ne risente e puntuale arriva la depressione: ma superarla non è impossibile

Sergio, a causa di una depressione che lo accompagna ormai da tempo, decide di andare in terapia e, con un viso triste e un tono di voce spento, racconta: “Soffro quasi quotidianamente di mal di stomaco, nausea, non ho mai appetito e starei tutto il giorno sdraiato sul divano, sotto una coperta. Ho paura di fare qualsiasi cosa. Lavoro in un’azienda, nell’area vendita e contatti coi clienti e dovrei essere sempre vivace, sorridente, convincente… Esattamente il contrario di come mi sento. Sono entrato in questa società grazie a mia madre, ci lavorava lei e aveva un’ottima fama. Così mi sono sentito in dovere di mantenere alto il valore del suo nome, ma a me non è mai piaciuto questo lavoro. Forse avrei potuto apprezzarlo di più se non fosse stato un obbligo ma mia madre è sempre stata un generale con noi figli, mi ricordo che già alle elementari pretendeva che io portassi a casa sempre voti alti.” Sergio ha avuto la prima crisi di depressione cinque anni fa, due dopo essere entrato in azienda. Si era rivolto a uno psichiatra che lo aveva “bombardato”, come dice lui, di antidepressivi che, bene o male, lo avevano rimesso in piedi ed era tornato al lavoro…

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La depressione arriva per salvarti

I sintomi della depressione sono spesso l’occasione per dire no a scelte esistenziali che ci sono state imposte in passato, magari senza che ce ne rendessimo conto, ma che non ci sono più affini. “Ora sto riprendendo quei farmaci, ma non mi fanno più nulla. Cosa posso fare per tornare a vivere? Sono sposato da quattro anni con una donna paziente, ma ora è stanca di vedermi così. Vorrebbe un figlio e temo che se non cambierò, mi lascerà. Cosa posso fare per ritrovare la mia voglia di vivere?” Sergio continua: “Ricordo che da piccolo, prima di andare a scuola, ero una peste e mi divertivo un mondo a fare finta di essere un cantante e un clown. Poi sono arrivati i compiti, i doveri e le sgridate della mamma che mi hanno spaventato e spento. Ho cominciato a chiedermi: se non mi accetta mia madre, come fanno ad accettarmi gli altri? Purtroppo adesso sul lavoro è un periodo nero e io mi sento sempre più una nullità.”

La vera soluzione... sei tu!

Che cosa può fare Sergio per liberarsi dall’idea di non essere sufficientemente veloce e vincente? La terapeuta lo porta a riflettere sul Sergio bambino, allegro, creativo: come si può riportarlo a galla anche nel presente, senza pensare che qualcuno lo critichi? Cosa gli piacerebbe fare oggi, fuori dagli schemi quotidiani normali che lo hanno spento? Dopo qualche seduta da questi suggerimenti, Sergio confessa: “Prima di tutto, ho iniziato a lavorare più lentamente e a darmi un po' più di tempo per chiacchierare con i colleghi di cose allegre e futili. All’inizio mi hanno guardato con meraviglia, come se non fossi più io. Così le ore in ufficio non sono solo noiose e buie. Con mia moglie ho cercato di essere un po' più adulto e meno figlio, come mi accusava di essere lei, e abbiamo ripreso anche rapporti sessuali più soddisfacenti. E poi, invece di concentrarmi su come risolvere i miei problemi, mi sto buttando nel fare cose che mi piacciono, in cui mi sento davvero io. E sto meglio!” Se continuerà per questa strada, anche la depressione, assolta la sua funzione, se ne potrà andare...

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