Chi è abituato a programmare a tavolino le scelte del cuore finisce per condannarsi all’infelicità e alla depressione: perchè succede e come si può rimediare
Flavia scrive a Riza Psicosomatica parlando di uno stato di infelicità e depressione che dura da oltre due anni e che lei ricollega, se pur inconsapevolmente, alle scelte compiute nel privato. Sposata da poco per questioni di forma più che di cuore, Flavia rivela di pensare ancora al proprio ex e di sognare una vita con lui: “Quando faccio qualcosa con mio marito, penso sempre a come sarebbe farla con il mio ex e mi sale un senso profonda depressione. Ma se litigo con mio marito e torno da mia madre allora il mio ex sparisce dai pensieri e penso solo a quanto mi manca mio marito e al fatto che vorrei una famiglia con lui.” Una simile oscillazione tra opposti desideri rivela, in realtà, un estremo bisogno di certezze, di punti fermi a cui aggrapparsi che Flavia ha tentato di garantirsi scegliendo di sposare l’uomo giusto, invece di quello che sentiva di amare. Lei stessa scrive: “mi sono sposata senza convinzione, semplicemente perché era giusto così, perché il mio ex ha già un figlio con un'altra…” in qualche modo, Flavia ammette di aver rinunciato al vero amore per costruirsi una vita apparentemente più semplice con un uomo libero, privo di vincoli o di presenze ingombranti come quella di un figlio avuto con un’altra donna; ma così facendo ha messo la testa davanti al cuore impoverendo la sua vita interiore che, a lungo andare, ha aperto la porta alla depressione.
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Flavia non capisce da cosa dipenda il suo umore altalenante, l’unica cosa di cui è certa è la depressione che prova: “ho sempre un magone allo stomaco, non riesco a vivere più la mia vita, a pensare di avere un figlio, anche se è un mio desiderio. Ho paura che se lo facessi, penserei comunque al mio ex e non sarei felice.” Con queste parole, lei stessa sembra intuire quale sarebbe il risultato di una scelta compiuta nel solco di quella precedente quando decise di sposarsi. Nulla di strano, infatti, che si trovi ad oscillare tra desideri inconciliabili dove ogni volta che si sente al sicuro – con il marito – avverte il peso della depressione in cui versa e il desiderio di ciò che le manca – il vero amore - e quando, invece, la sicurezza si incrina – nel corso dei litigi col marito – si preoccupa di ripristinare le proprie certezze invece che prenderne atto e dare spazio al desiderio. Il motore che guida le sue azioni è prima di tutto la mente, un abitudine a cui Flavia non riesce a sottrarsi malgrado il magone che prova. In questo caso, il magone non è appunto la depressione latente, un’energia potente che emerge dal profondo a turbare i suoi giorni e i suoi ragionamenti, come dire: lo status quo è ristabilito ma tu sei ancora infelice, hai bisogno di ben altro...
Nel chiudere la mail, Flavia ci chiede cosa debba fare e se sia normale quel che le sta capitando, la depressione che prova. In qualche modo, in queste domande, sta il cuore del problema: l’idea di dover fare qualcosa e quella di una presunta normalità a cui sarebbe bene conformarsi, la stessa che l’aveva indotta a fare quel che era giusto sposandosi. E se è vero che ciascun problema racchiude in sé la soluzione, quel che ci sentiamo di suggerirle è di smettere di interrogarsi in proposito; spegnere la mente razionale e limitarsi a osservare il proprio magone. la depressione. Quanto le pesa? Che cosa le comunica? Che "consistenza" ha? Grazie a uno sguardo paziente e silenzioso, verranno riattivate energie a lungo sopite che la condurranno naturalmente e senza sforzi laddove l’anima si aspetta che vada. Infondo, Flavia sembra avere già capito che le storie d’amore non si decidono a priori sulla base delle proprie convenienze o convinzioni, quel che invece le manca è la forza di superare l’impasse in cui si trova, rinunciando in primo luogo a quel controllo ipertrofico che ha guidato, fino ad oggi, gran parte delle sue azioni.