VIDEO Attacchi di panico: se li ascolti torna il sereno

A volte gli attacchi di panico arrivano per indicarti quale sia la tua strada, e quindi cercare di metterli a tacere, può rivelarsi controproducente

Buongiorno a tutti, sono Andrea Nervetti, psicologo e psicoterapeuta, lavoro presso l’istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, dove esercito la mia attività libero professionista e insegno presso la Scuola di Psicoterapia. Oggi vi propongo un'interessante email inviata alla redazione di Riza Psicosomatica:

“Mi chiamo Mara, ma sono anche Rachele. Vi seguo da molto tempo, leggo le vostre riviste, soffro di attacchi di panico. Non riesco a fare quel che voi suggerite: ogni volta che ho un pensiero negativo o una paura, so che dovrei affidarmi alle immagini. Io ci provo con le immagini delle dee, dei fiori, di animali, ma non riesco a mettere in pratica i vostri consigli. L’unica cosa che vorrei raccontare di me è che sono molto ansiosa e che quando devo spostarmi con la macchina da sola cerco sempre di stare nel paese dove vivo. Poi con la pandemia ho iniziato ad avere un blocco, anche e soprattutto in autostrada. La mia famiglia vive tutta in una grande città, lontana dal paese dove vivo io, ma ultimamente trovo qualsiasi scusa per non allontanarmi da qui. Cosa devo fare?”

Nel profondo trovi la verità

Siamo proprio sicuri che Mara/Rachele con questo comportamento non stia in qualche modo dandosi il permesso di cominciare a volare e camminare da sola? E se quel panico non venisse per chiuderla, ma per ricordarle che c’è dentro di lei un’energia antica, che vuole rompere i confini che lei evidentemente si è autoimposta? Magari per lei stare bene vuol dire essere più autonoma rispetto alla sua famiglia di origine. Allora tutta quella difficoltà si può leggere in un modo differente.

L’arte della contemplazione

Mara/Rachele ci dice che non riesce ancora a mettere in pratica alcune delle nostre tecniche: non importa, non è una gara. Magari uno non ci riesce un giorno, ma ci riesce un altro. Voglio però suggerirle che non c’è niente da modificare, c’è solo da contemplare: “Contemplo quello che sta accadendo dentro di me”. Se comincio a farlo allora mi accorgerò che la cosa che davvero conta non è il disturbo di cui soffro, che magari non riesco a mandare via, perché quello che conta veramente è dove si colloca il tuo sguardo.

Impara a guardarti dentro

Se il tuo sguardo si colloca sulla superficie, cioè sui sintomi dei disagi, tu sarai condannata a continuare a soffrire all’infinito. Se invece il tuo sguardo è rivolto verso l’interno, allora vuole dire che verrà a trovarti il grande dio Pan. Questo dio, metà uomo e metà caprone, è una rappresentazione di un’energia antica, potentissima e vitale che con il suo urlo terrorizzava la foresta. All’inizio può spaventare, ma lui solo sa come accoglierti e apre le porte del viaggio che hai appena iniziato a fare.

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