Un’indagine condotta da Riza sul rapporto degli italiani con la rabbia dipinge il quadro di un popolo oltre la crisi di nervi: siamo diventati analfabeti emotivi? Su Riza Psicosomatica di marzo i dati della ricerca e le considerazioni dei nostri esperti.
Accumuliamo rabbia, ma non la sappiamo esprimere quando serve. Ci facciamo mettere i piedi in testa per anni, dal capoufficio o dall’amante ammogliato, poi sbottiamo e facciamo scenate di cui ci pentiamo un minuto dopo. Borbottiamo insulti all’indirizzo dello sconosciuto che in metropolitana non ci lascia passare e vorremmo linciare quell’altro, reo di esserci passato davanti nella fila alle poste, vomitando un’indignazione degna di miglior causa. Ma cosa succede a noi italiani?
Il minimo che si può dire è che il nostro rapporto con l’aggressività non è molto sano. Eravamo noti, forse un po’ generosamente, per essere un popolo cinico ma arguto, fantasioso, ospitale e gentile. Ora sembriamo un’orda di infelici, frustrati e molto, molto arrabbiati. Basta guardarci in giro: professionisti insospettabili e benvestiti che urlano, il volto stravolto dall’ira, dall’abitacolo ermeticamente chiuso e insonorizzato della propria automobile, per colpa di un colpo di clacson inaspettato. Signore impeccabili che esplodono e inveiscono con parole irriferibili per un posto a sedere che ritengono sottratto con furbizia. Anziani beneducati che sbottano a voce altissima nel bel mezzo della via contro ragazzini che rispondono per le rime: oggetto del contendere un marciapiede non reso sufficientemente scorrevole. Ripetiamo la domanda: cosa ci sta succedendo?
Siamo tutti, chi più chi meno, pieni di una rabbia confusa che non vediamo l’ora di sfogare in modo scomposto, col primo che capita a tiro e che ci ha magari solo pestato inavvertitamente un piede. Intendiamoci: che la rabbia si affacci nelle nostre vite è del tutto naturale. Un mondo di ipocriti in guanti bianchi non è di certo augurabile. La cosa preoccupante sono però gli esiti di questi sfoghi: moltissimi, come emerge subito leggendo i dati dell’indagine che questo sito (riza.it) ha condotto tra i suoi lettori, ammettono distare male dopo un litigio, molto male, di non saperlo affatto gestire. Non diceva il luogo comune che uno sfogo è quanto di più liberatorio ci sia? Ben pochi lo vivono così. Sembriamo piuttosto pentole a pressione: non facciamo che accumulare, accumulare, reprimendo la rabbia che così diventa rancore e ci avvelena. E quando poi scoppiamo rischiamo di travolgere tutto, compresi noi stessi. E ci ritroviamo pieni di sensi di colpa e stupefatti: ero davvero io quello lì? Invece che farci bene, questi litigi ci creano amarezza. Sì, decisamente qualcosa non funziona nel nostro rapporto con la rabbia e l’aggressività. Forse siamo diventati degli “analfabeti emotivi” e abbiamo bisogno di imparare di nuovo “come si fa” a litigare in modo sano. Perché una cosa è certa: l’aggressività non si può eliminare. Ma si può farla diventare una risorsa. Anzi, si deve! Nel numero di Riza Psicosomatica di marzo, ora in edicola, i nostri psicologi ed esperti danno proprio dei consigli in questo senso.
I dati dell’indagine
Lo scorso mese Riza ha condotto su questo sito un’indagine articolata, nella quale si chiedeva ai lettori di specificare quando e come cadevano preda dell’ira. La ricerca ha suscitato un vivo interesse e ha prodotto i dati che qui riportiamo. Ecco le domande e le risposte dei lettori:
Sei in auto fermo a uno stop e quello dietro suona il clacson. Cosa fai?
37%: Urlo e lo mando a quel paese
34%: Applaudo dicendo cose come: «Ma bravo, complimenti!»
22%: Faccio finta di niente, non mi tocca
7%: Vado in confusione, mi si spegne la macchina, mi sento impotente
Quando sei arrabbiato, cosa fai?
45%: Attacco briga in modo aggressivo
22%: Mugugno, cerco di sbollire, rimugino
20%: Espongo i miei punti di vista con calma ma in modo deciso
14%: Pesto i piedi, piango di rabbia
In quali ambiti ti arrabbi più spesso?
65%: In famiglia, con i figli, col partner
22%: Al lavoro, con colleghi, superiori o sottoposti
11%: Con estranei, nel traffico, nei rapporti casuali
2%: Con gli amici
Quale tra queste affermazioni ti sembra più giusta?
37%: Quando litigo mi sento fuori posto e dopo sto peggio
25%: È sbagliato litigare, bisogna cercare di trovare un accordo
25%: Litigare è liberatorio, mi sfogo e poi sto meglio
13%: Litigare aiuta le relazioni a rimanere vitali e divertenti
Come ti senti dopo aver litigato?
29%: Sto male, mi sento umiliato e me la prendo con me stesso
28%: Tengo il muso in attesa di ricevere delle scuse
27%: Mi viene l’ansia, cerco di trovare subito un chiarimento e di fare pace
16%: Mi senti sollevato, sto bene
Col partner: quanto litighi?
33%: Una volta alla settimana
32%: Una volta al mese
19%: Tutti i giorni
15%: Mai
Ti capita di provare rabbia per qualche motivo, anche futile?
34%: Due o tre volte a settimana
32%: Raramente
19%: Spesso, più di una volta al giorno
15%: Una volta al giorno
In più, nel numero di marzo di Riza Psicosomatica
Oltre allo speciale dedicato alla nostra indagine, sull’ultimo numero di Riza Psicosomatica troverete molti altri argomenti e approfondimenti:
-Perché certi amori funzionano solo “part time”, ognuno a casa sua? Quando due amanti clandestini lasciano i rispettivi consorti e vanno a vivere assieme, in genere non funziona: indaghiamo il rapporto tra eros e false aspettative.
L’amicizia al tempo di Facebook: fuori e dentro la rete, come distinguere il vero amico da quello interessato?
- Una tristezza temporanea a volte diventa depressione e lo capisci da certi sintomi. Primo tra tutti: la cefalea. Scopriamo cosa fare.
- Nello spazio della medicina naturale questo mese parliamo di un disturbo molto fastidioso che colpisce soprattutto le donne: la cistite. Vediamo quali rimedi naturali possiamo usare per far passare i bruciori.
- E ancora, più di venti pagine di risposte alle domande dei lettori sui problemi emotivi e psicologici più comuni con se stessi, in famiglia, in coppia e al lavoro e rubriche di approfondimento curate da esperti di psicologia e comunicazione.