Non sei chi credi di essere

Non identificarti con un’immagine statica o omologata: rischi di dimenticare le parti fondamentali di te stesso e quindi di stare male.

Noi non siamo il personaggio che crediamo di essere (e che recitiamo nella vita di tutti i giorni), bensì le forze primordiali che ci abitano: la rabbia, la paura, il desiderio, la tenerezza… Sono “loro” le nostre radici senza tempo, la nostra identità profonda.  Quando perdiamo l’orientamento ci dimentichiamo di loro, oppure vogliamo controllarle, gestirle, spegnerle: in questo modo diventiamo omologati. È in quel preciso momento che cominciamo a stare male.

Come guardare le nostre emozioni?
Dobbiamo immaginare che le nostre emozioni arrivino per la prima volta, perché effettivamente  è così che accade: le emozioni non vivono nel tempo.
Fuori dal tempo esiste un collegamento importante tra ciò che sono stato e ciò che sono adesso. Insomma, io sono il bambino che ero, sono il vecchio che diventerò, sono nell’attualità quello li contiene entrambi.
Dobbiamo sempre ricordarci di questo, perché quando perdiamo il nostro modo di essere e di vivere, ci ammaliamo, ed ecco ad esempio l’attacco di panico.
Quando diventiamo una persona che si costruisce una corazza nella quale nascondersi, dopo un po’ esplode l’oceano di energia che ognuno possiede dentro di sé: sono quelle radici, quelle emozioni che irrompono.

Non dimenticare mai il tuo volto primordiale
Fatti alcune semplici domande: Non ti arrabbi da molto tempo? Non provi più desiderio? Non sei più attratto da qualcuno? Non attrai più nessuno? Allora c’è qualcosa che non va…. Vuol dire che sei identificato in un personaggio e quando la tua vita è solo routine, puntualmente arriva un disturbo, o una situazione che rompe questo equilibrio illusorio. Se sei Dottor Jekyll, ad esempio un “uomo tutto d’un pezzo”, prima o poi arriverà anche Mr Hyde, probabilmente sotto forma di attacchi di panico o di depressione. Le nostre radici non vivono nel tempo, non vivono di progetti, ma esistono per tenerci in vita.
Ricordiamoci sempre conto che in noi abita un “volto” primordiale: se lo dimentichiamo, le radici e le emozioni rompono il “cemento” delle nostre corazze difensive, vengono a galla e si trasformano in sintomi e disturbi. Per costringerci a cambiar rotta…

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