Il silenzio ne sa più di te

Buon giorno a tutti. Oggi voglio parlarvi della psicologia-fetale- cioè della psicologia dell’embrione, che nel silenzio assoluto costruisce il bambino che eravamo, l’uomo, la donna che siamo. Sentite cosa mi scrive Manuela: «Carissimo dottor Morelli mi chiamo Manuela, abito in un paese in provincia di Modena, in montagna…» Un embrione non direbbe mai dove abita, non si chiede se sta nell’utero o da qualsiasi altra parte, fa quello che va fatto per il suo sviluppo silenziosamente. Quindi bisogna imparare a non circoscrivere la propria storia nella dimensione in cui ci troviamo. Noi siamo cittadini del mondo, non cittadini di Modena, di Milano, di Roma, di Firenze. «Con il suo aiuto sono riuscita a trovare una pace interiore che prima non sapevo nemmeno esistesse.» La pace interiore esiste dentro di noi, come esiste quel silenzio e quella beatitudine che caratterizza la sua vita psichica dentro l’utero materno. Dice Manuela: «ho cominciato a non farmi più domande.» Questa deve essere la partenza della relazione con noi stessi, l’embrione non si fa domande. Non facendosi domande costruisce tutti gli organi, tra cui il più prezioso che è il cervello, che a sua volta coordina silenziosamente tutto il nostro corpo. «Ho cominciato a non farmi più domande» dice Manuela «ho avuto tante risposte». Attenzione, non farsi domande vuol dire anche non aspettarsi nessuna risposta. Le risposte che contano nella vita se mai, sono quelle che accadono praticamente. «Dottore stavo chiamando Giuseppe, stavo prendendo il telefono sento uno squillo, era Giuseppe!»«Cercavo un lavoro perché il mio non mi piaceva tanto, ho smesso di pensarci e all’improvviso mi è arrivata una proposta, pensi, proprio da una persona da cui non mi sarei mai aspettato!» Nella vita di ognuno di noi c’è una persona che non diremmo essere importantissima eppure, se io vi dicessi, in un momento di difficoltà, chi chiameresti? Vedrete che non vi verrebbero in mente i soliti amici o le persone che frequentate abitualmente. Quelli li chiamereste per dirgli delle banalità… Chiamereste invece, qualcuno che magari è lontano, che non frequentate. Come se il mondo embrionario sapesse chi serve e cosa ci serve in ogni momento della vita. Quindi, niente domande e niente risposte. «Ho cominciato a non farmi più domande e ho tante risposte. Con mio marito adesso va tutto bene perché lo accetto così com’ è. Prima vedevo solo i lati negativi che mi oscuravano anche quelli positivi. Poi un giorno mi sono detta: se l’ho sposato qualcosa di buono lo avevo visto in lui. E così ho ricominciato a vedere quello che vedevo prima di buono. Ora va tutto bene, alla grande. Ho imparato a dirmi se ora ho un malessere, un problema: “beh, tra un po’ passerà…” Non ci penso, lascio che diventi parte di me stessa. Ora sto bene, stravo bene anche prima ma non lo sapevo. Continuavo a guardare solo le cose negative. Grazie mille per i suoi consigli.» Io vorrei dire una cosa a Manuela, da che cosa dobbiamo imparare? Da quel luogo nascosto che attraverso l’energia embrionaria, ha creato ciò che sono. A cosa ci serve leggere gli articoli, i libri. Ciascuno di noi ha dei libri e dei giornali affini. Ci serve per ritrovare la strada verso noi stessi, come Pollicino con le briciole. La domanda non è: “Perché mio marito non mi va più bene? Come farò a starci bene insieme?” La domanda vera è il silenzio. Oggi provo un fastidio nei confronti di mio marito e non ho niente da dire, ascolto il fastidio. Come fa una pianta che si dirige verso la luce, senza parlare, senza dire nulla perché ne ha bisogno. Abbiamo bisogno del silenzio interiore come del pane che mangiamo, più del pane che mangiamo. E dobbiamo essere come degli embrioni che non commentano. Dobbiamo fare la cosa più importante che esiste nella vita: non dare il senso e la durata a niente e a nessuna relazione. Con chi pranzo oggi? Con mio marito? No. Con un uomo che si è seduto al mio fianco per la prima volta. Ogni giorno è sempre e solo la prima volta. Come l’embrione emette ogni giorno nuove sostanze, nuovi organi nuovi percorsi evolutivi, lo stesso sta accadendo in noi. Non è possibile vederlo se noi siamo ancorati alle nostre domande, alle nostre risposte, alle nostre certezze.

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