Il nome dei figli lo scelgano le mamme!
Famiglia e figli

Il nome dei figli lo scelgano le mamme!

Ogni nome è un suono e ogni suono una vibrazione dell'anima: per questo solo le madri, che hanno portato il neonato dentro di sè, possono dargli un nome

Ha suscitato molte polemiche la mia affermazione a radio RTL (in onda tutti i martedì alle 08:30) in cui dicevo che i nomi dei bambini devono essere scelti dalla mamma, e non dal papà. Assolutamente mai chiamare i bambini coi nomi dei nonni, perchè il suono identifica. Non c'è tradizione della terra che non abbia cambiato il nome all’iniziato quando entrava a far parte del tempio. Gli antichi saggi sapevano che ogni suono caratterizza ciascuno di noi.

Perchè il nome deve sceglierlo la mamma? Provate a immaginare la fecondazione come una vibrazione sottile che entra nel cervello, come un suono inudibile che si deposita nelle aree antiche dell’encefalo. Tutti pensano che la gravidanza avvenga nell utero: si sbagliano. La gravidanza avviene nell’utero ma è contemporanemnete presente nell'ipotalamo, nel sistema limbico, in quel luogo dove avviene il misterioso salto dalla mente al corpo. Insomma l’interazione madre-feto è prima di tutto, e più di tutto, un’interazione cerebrale. La mente del piccolo dentro la mente della madre. E’ come se agli albori dell'essere la mamma custodisse un suono misterioso: quello del suo piccolo. Ed ecco allora le parole che la mamma dice al piccolo già nella gravidanza: si tratta di vere e proprie coccole sonore. Le mamme gravide chiamano i loro piccoli con sussurri, con quelle parole dolci che il cervello del piccolo sembra recepire, secondo gli studi di neurofisiologia. Pensate che una recente ricerca ha dimostrato come il cervello del feto risponde con grande vivacità quando viene raccontata una fiaba vicino alla pancia della mamma. Quelle parole che vengono da fuori dal tempo come "c era una volta" entrano a far parte dei suoni primordiali del cervello dell’embrione, che sente, percepisce, avverte come uniche le parole della mamma. Tra il piccolo e la madre si svolge incessantemente per tutta la gravidanza una danza di suoni, una relazione unica che contiene in sè il mito della creazione. E la creazione, si sa, è prima di tutto un suono, che viene molto prima della luce (disse: “fiat lux”).

Ora, con queste osservazioni diventa importante lo stato emotivo, l’accettazione materna del nome del bambino. Pensate che fastidio proverebbe la madre chiamando il suo piccolo con un nome che non la convince. Ogni volta che chiamerebbe il suo bambino quel fastidio verrebbe trasmesso proprio al piccolo: insomma avremmo una relazione sonora insoddisfacente per entrambi. Eppure ogni volta che il bambino viene chiamato dalla mamma, solo dalla mamma, tutto il suo mondo interiore si risveglia: sorride, emette i primi mugolii. E’ per questo che quando siamo vicini ai piccoli cambiamo voce, parliamo con parole fatte anche di una sola sillaba per adattarci al suo mondo interiore.

Lo sapevate che secondo alcune ricerche le mamme detestano i diminutivi? Una mia paziente, la cui figlia si chiama Bianca, non permetteva a nussuno di chiamarla Bianchina. Il nome l’aveva scelto lei e per il suo inconscio era il suono piu adatto per la sua piccola.

Chiamare un bambino con il nome dei nonni, della tradizione, dei pensieri del paese è anti ecologico per la psiche in evoluzione dei bimbi. Il padre, pur essendo una presenza fondamentale, non ha avuto dentro di sè il corpo del piccolo e l’interazione sonora che solo la madre può intrattenere col bambino. Il compito del padre è rendere felice la mamma, la donna che ha vicino, ma la gravidanza, l’accudimento del neonato, il cambio del pannolino, la tattilità, spettano soprattutto a lei. Lo sapevate che l’ormone della crescita entra nel sangue dal cervello solo quando il piccolo è accarezzato dalla mamma, e in misura molto minore da altre persone, nonni compresi?

Mi sembra opportuno riportarvi la mail che mi ha mandato Anna Viola:

Buonasera Sig. Morelli,
mi chiamo Anna Viola e le scrivo perché forse lei saprà darmi il consiglio giusto. Ho sentito una sua dichiarazione in radio in cui affermava che il nome dei figli dovrebbe sceglierlo la madre. Ho un bambino di quasi un anno, io e mio marito siamo meridionali, prima ancora che rimanessi incinta mio marito mi chiese se un eventuale figlio maschio lo avremmo potuto chiamare Michele, come il nonno, inizialmente rispondo di si, non ero mai andata giù dalla sua famiglia, noi viviamo in Veneto, e quando sono arrivata lì mi sono resa conto che tutti si chiamavano Michele. Questa cosa aveva cominciato a non piacermi: un nome, una persona, devono essere unici. Dissi subito a mio marito che avevo cambiato idea. Sono stati nove mesi di incomprensioni. Lui non è voluto tornare indietro. Ormai l'aveva comunicato al padre e non voleva nè ferirlo nè andare contro le tradizioni di famiglia. Dopo tanti litigi mi permette di decidere il secondo nome: Alessandro. Mio marito mi è stato vicino durante tutte le fasi del parto e quando ci hanno chiesto che nome dovevano scrivere l'ho per l'ultima volta pregato, inutilmente, di chiamarlo Alessandro. Nostro figlio si chiama Michele Alessandro, la famiglia di lui lo chiama Michele, la mia famiglia Alessandro; io Alessandro e mio marito non lo ha mai chiamato per nome. Sig. Morelli, per me Alessandro è il suono dell'amore. Io non riesco a chiamarlo in nessun altro modo. Mio marito ne è ferito. Come faccio a non ferire i suoi sentimenti e quelli della sua famiglia senza rinunciare a quello che per me è l'unico modo di chiamare mio figlio? E come faccio a non creare confusioni al mio piccolo che come primo nome ha un nome che dalle mie labbra non riesce a venir fuori? Mi scusi se mi sono dilungata, spero tanto mi risponda.
Grazie mille,
Anna Viola

Cara Anna Viola, secondo me, non si da un nome ai figli per far un favore a qualcuno, e quindi ne tragga le conseguenze. Secondo me su certe cose una donna si deve imporre, e questo farà bene a suo marito così la smetterà di essere succube del padre e dei luoghi comuni della famiglia paterna. Ogni essere vivente è un albero unico,con un volto unico, con un destino unico. I cassidici, grandi studiosi dell’anima, dicono che se nell’universo c’è un altro come te, tanto vale che tu non ci sia. Siamo un suono unico, e le madri hanno il compito di custodire la nostra unicità.

Riguardo poi al suo bambino e alla possibilità che cresca diviso in due, si ricordi che i piccoli hanno un demone che protegge la loro unicità, un genio interiore avrebbero detto gli antichi Greci, che li custodisce indipendentemente dalle sciocchezze dei genitori. Quindi stia serena per il piccolo Alessandro.

Raffaele Morelli

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