Il bisogno di approvazione continua nasce dall'insicurezza: se impari ad accogliere la vita come viene, superi la dipendenza e non ci ricaschi più. Scopri come fare
Scrive Giulia, lettrice di Riza Psicosomatica: “La dipendenza affettiva mi fa sempre soffrire. Sono sempre in cerca dell’approvazione altrui. La cerco per sentirmi meno fragile. Ma così finisco per soffrire e sono sempre insicura. Queste sensazioni mi fanno star male, come posso mandarle via e sentirmi più forte?".
Per prima cosa, Giulia, dovrebbe cancellare la parola “sempre” dal suo vocabolario. Adesso o a una cert'ora è in cerca di approvazione, in un preciso momento. Non sempre. Se ci facciamo caso, sono tanti i momenti nella giornata in cui non lo siamo, magari semplicemente perchè abbiamo la testa impegnata in altre cose. In certe condizioni, in certi momenti, vogliamo ricevere approvazione. Se aggiungiamo la parola “sempre”, sembra che viviamo la nostre giornate in attesa che qualcuno ci dica "bravo, brava". E non è così.
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La seconda cosa da fare, quando quella sensazione arriva, è dire: "Ecco, ora sento il bisogno di approvazione". Senza aggiungere altro. Spiegazioni, cause, lamenti, giudizi, intenzioni: niente. Limitarsi a percepire quello che c’è. La sola domanda da farsi è: "cosa vuole da me questa ricerca di approvazione?". Questa è una buona domanda. "Dai dimmi che sono brava, dimmi che sono bella, dimmi che sono la più bella". È così l’approvazione che cerchiamo? A cosa serve? Non a farci sentire più forte, come credono molti, al contrario: a indebolirci. Ma la ricerca di approvazione è per forza un male? No. Non si sta male per bisogno di approvazione, ma perché la giudichiamo sbagliata. Quindi il problema non è: quale azione mettere in piedi per migliorarsi in base a un modello di perfezione. Il problema è: vogliamo essere perfetti e per questo non andiamo mai bene.
Nella ricerca di approvazione qualcosa da dentro tenta di emergere per preparare il nuovo. I disagi che ci vengono a trovare sono diversi, le inquietudini sono segnali di crescita, riguardano sempre lo sviluppo del nostro fiore. Nei sintomi, nei disagi, si sta affacciando la metamorfosi: il tuo seme vuole fiorire. Partiamo da qui: non c’è niente in natura che non cresca nel posto giusto. Il nostro seme ci sta facendo indipendentemente da tutto. Anzi: il seme, adesso, ci sta facendo non “malgrado”, ma “grazie” al bisogno di approvazione. La tristezza, la paura, l’invidia, la gelosia, la rabbia si presentano a noi. E noi dobbiamo guardarle di volta in volta senza cercare di mandarle via. Questa è la consapevolezza. La consapevolezza è sapere cosa c’è adesso, non cosa c’è stato, non cosa ci sarà, non cosa dovrebbe esserci, non che cosa è giusto o che cosa è sbagliato.
Cosa succede adesso dentro di me? Devo guardarlo quasi con l’orologio in mano perché così mi libero dell’idea che mi sono fatto di me. E grazie alla consapevolezza, osservo la mia fioritura. "Guarda, adesso viene il mio bisogno di approvazione. Sì, vieni pure. Guarda, adesso sono dipendente. Sì, sono qui e percepisco la dipendenza, non mi oppongo". Allora l’anima incomincia a danzare, a portare via la persona che vuole dirigersi, a far emergere la persona che deve fiorire a modo suo, un modo diverso da tutti gli altri. Il problema è sempre la tua fioritura. Quando si guarda e si percepisce questo bisogno di approvazione, quando lo si accoglie, allora se ne potrà andare.