Rimpianti: 7 regole per eliminarli
L'aiuto pratico

Rimpianti: 7 regole per eliminarli

I rimpianti ci ancorano al passato e incidono negativamente sulla qualità della vita: se comprendi perché arrivano e fai le mosse giuste, te ne liberi subito

Come liberarsi dai rimpianti

"Se non avessi fatto..."; "Se non avessi detto...". Così vivono troppi di noi, di rimpianti, rimuginando di continuo su cause, colpe, rimorsi per eventi che, di fatto, esistono ormai solo nella mente. Se capiamo che cosa sono veramente e cosa scatenano dentro di noi i rimpianti, potremo liberarcene una volta per tutte.

Indice dell'articolo

Rimpianti: cosa sono, cosa fanno alla mente

Il rimpianto è una reazione emotiva negativa rispetto a eventi o comportamenti avvenuti nel passato. Questa definizione basilare ci fa subito capire che il rimpianto è un sentimento che ci imprigiona in un tempo che non c'è più. Questo crea un ingorgo psichico: non riuscendo a smaltire i pensieri sul passato, il cervello si carica di parole inutili e il risultato è che il presente non viene mai vissuto appieno, e quindi perdiamo ogni possibilità di trasformazione, sorpresa, rigenerazione, rischiando la malinconia e la depressione. La vita di oggi appare identica a quella di ieri, con tutta la frustrazione che ciò comporta.

LEGGI ANCHEDepressione: quando viene per salvarci

Il rimpianto genera rabbia verso di sé

Accanto al rimpianto compare spesso un altro sentimento, la rabbia, che, in mancanza di un obiettivo individuabile, si rivolge contro la stessa persona che rimpiange: si tende a pensare che la colpa di quanto accaduto sia esclusivamente nostra, senza tenere presenti le circostanze che hanno accompagnato l’evento che causa il rimpianto. La memoria, che non è la storia di quanto successo, subisce una trasformazione falsificante dove l'unico responsabile è chi rimpiange. Attenzione: l’irritazione che proviamo può anche essere in parte giustificata poiché magari ciò che rimpiangiamo è effettivamente avvenuto a causa di un nostro comportamento. Ma se questo produce presa di coscienza e accettazione allora si andrà verso il superamento del problema. Se al contrario questa evoluzione non avviene e il rimpianto non si trasforma, allora rischierà di cronicizzarsi rimanendo a tormentarci per molto tempo.

Il libro Corso pratico per imparare a gestire le emozioni è disponibile sul nostro store online. Le emozioni sono energie che vengono dal profondo: riconoscerle è fondamentale per la nostra evoluzione.

ACQUISTA ORA

Quando il rimpianto ingigantito crea alibi

I rimpianti non sono tutti uguali. Chiunque ne ha di occasionali, un riportare la mente su un errore commesso, un'occasione sfumata. Esiste però un tipo di rimpianto molto pericoloso: sono quelli falsi, che possono diventare il modo principale di rileggere la propria storia. "Se soltanto avessi fatto; se soltanto fossi stato più attento, più sollecito; se soltanto avessi capito che quella era una grande occasione; se soltanto avessi detto quelle parole, se fossi intervenuto, se la sorte mi avesse aiutato, bastava un niente per, ero ad un passo dal…". Tutti questi fatti del passato sono esageratamente ingigantiti per importanza. Chi è vittima del “se avessi” in realtà trasforma eventi del tutto normali in momenti topici, cruciali in cui si sarebbe giocato il suo destino, percepito da allora come negativo o incompleto. Ne ha per tutti: storie d’amore, lavoro, salute, singoli episodi. Qual è il vero scopo di questi rimpianti? Giustificare i problemi del presente e quindi trasformarli in alibi.

Le 7 regole per liberarsene

Liberarsi dal rimpianto è necessario perché in caso contrario si diventa come un galeotto costretto a camminare con una palla di ferro legata alla caviglia, ovvero manca la libertà di scegliere di andare dove ci vuol portare il destino, il nostro destino. Perché restare prigionieri quando è possibile essere liberi? Ecco 7 consigli pratici per farcela.

Non idealizzare la trama incompiutaLa prima cosa da fare è comprendere che non esiste un passato alternativo che avrebbe potuto portare a un presente migliore. Certo, momenti in cui svoltare da una parte o dall’altra ci saranno stati, ma mentre idealizzi una trama che non si è mai compiuta, stai sabotando il presente, attivando la mentalità carica di rimpianti del “se soltanto avessi”. La frase va completata così: "Se soltanto avessi voglia di prendermi la responsabilità di ciò che mi accade". Perché i rimpianti non servono solo a giustificare lo stato negativo in cui crediamo di trovarci; ci mettono anche “al sicuro” da ogni vera presa di coscienza, capace di cambiare effettivamente le cose.
Ferma la ricerca del colpevole

Quando nella vita attuale tutto sembra andare storto, la mente, spesso in automatico, va nel passato alla ricerca del “colpevole” e lo rintraccia in eventi negativi che in realtà sono già stati superati da tempo. Questa fantasia regressiva ci blocca a un livello di sviluppo ancora adolescenziale, e non dobbiamo permettere che prenda il sopravvento. Liberiamoci di questo falso passato, dell'idea di essere perseguitati dalla sfortuna o dall'inadeguatezza, che nutrono e tengono in vita i rimpianti. Soprattutto occupiamoci del presente senza l’ansia di affrontare in ogni istante una “sliding door” in cui si decide chissà quale futuro. Non è così: chi vive pienamente e in modo autentico sa che anche gli sbagli possono tradursi, sorprendentemente, in svolte vantaggiose.

Distanziati con l'immaginazione

Se il rimpianto si è trasformato in una tortura autoinflitta, diviene impellente lasciare andare quanto rimpiangiamo, l'equivalente psicologico del perdono. Puoi farti aiutare dall’immaginazione. Si può vedere la persona o la situazione che rimpiangiamo, con quanti più particolari possibili e man mano osservarli rimpicciolirsi a fino a scomparire in un orizzonte azzurro (può essere il mare o ciò che si vuole) che la porta via: all'inizio sarai triste, ma facendolo e rifacendolo proverai un grande senso di pace, di liberazione. Per riuscire a camminare avanti, dove si trova il raccolto di ciò che seminiamo “adesso”, occorre smettere di guardare indietro quando quello che si poteva prendere è stato preso e dove è inutile illudersi di poter tornare. Il rimpianto non fa crescere alcuna pianta ma può avvelenare quello che sta crescendo ora. Il senso di colpa che si accompagna al rimpianto è come un abito intessuto di ortica che indossiamo volontariamente: molto meglio levarselo.

Ferma i lamenti

È una regola universale, senza la quale non è possibile alcun cambiamento. Il lamento continuo, caratteristico di chi vive nei rimpianti, fa defluire all'esterno, sugli altri o sul mondo il proprio disagio e paradossalmente lo rende più sopportabile, tanto da non farci prendere mai davvero in mano la situazione e sbloccarla. Lamentarsi diventa un modo di vivere, in cui il passato e quindi il rimpianto viene di continuo ricreato e riportato in vita, fino a sostituirsi al presente. In questo modo il cervello va in cortocircuito e si blocca la nostra capacità decisionale.

Alt alle critiche e alle autocritiche

Smettere di criticare gli altri ma soprattutto se stessi aiuta a smantellare schemi di giudizio nati nel passato che impediscono di cogliere quel che accade oggi nella sua pienezza e nella sua varietà. Solo fermando le critiche puoi liberarti dalle trame mentali e interrompere il flusso monotono di pensieri sempre uguali, caratteristici di chi è impantanato nel rimpianto. L'autocritica continua non ha nulla a che vedere con il giusto stimolo a evolvere, ma è uno sterile gioco al ribasso nel quale rischia di prendere forma il peggiore dei rimpianti, quello che vorrebbe che noi fossimo "diversi" da come siamo fatti.

15 minuti al giorno per fare... niente!

È una tecnica semplice ma allo stesso tempo difficile per noi occidentali, abituati all'attivismo frenetico della mente e del corpo. Ogni giorno (cerca di farlo diventare un rito quotidiano, per quanto possibile), prenditi un quarto d'ora tutto per te nella quale non fare niente, neanche dormire. Stacca il cellulare, niente pc, tv, nemmeno libri. Puoi incantarti, osservare i tuoi pensieri, non importa: stai lì e basta. Questa pratica amplia il vuoto mentale, preparando lo spazio per far entrare finalmente il presente a scapito del rimpianto.

Spazio all'azione

Solo agendo oggi possiamo allontanarci dalle spire del rimpianto: fallo a partire da attività concrete (inviti, viaggi, progetti, giochi, incontri), che siano nuove, senza le solite aspettative o l'idea che ciò che potevi fare ieri sarebbe stato comunque migliore. Accetta ciò che ti viene proposto o che ti viene in mente, anche se è strano o insolito, lasciandoti andare e mettendo da parte i residui di antichi schemi, paure o progetti mentali. Fai e basta. Se riesci a concederti al presente con più libertà e scioltezza rispetto a prima (anche di poco), vuol dire che sei sulla strada giusta. L'azione decisa nutre il cervello di nuovi eventi e induce rinnovamento e trasformazione. La vita torna a fluire e il rimpianto finalmente può tramontare.

andrea nervetti
Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano dove esercita la libera professione. Vice Direttore e Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza. Membro del Consiglio direttivo della SIMP (Società italiana di medicina psicosomatica), scrive per le riviste Riza Psicosomatica, Antiage ed è responsabile del sito www.riza.it. Svolge anche attività libero professionale presso l'Istituto stesso e a distanza via internet. La scheda completa dell'autore
TAG
NOSTALGIA
RIMPIANTO
APPROFONDISCI
Riza Psicosomatica
Riza Psicosomatica

È il mensile di psicologia che aiuta a occuparsi di sé per vivere bene e migliorare la qualità delle nostre relazioni.

CONSIGLIATO PER TE
La via dell'anima
La via dell'anima

Dall'alchimia alla psicoterapia le sue leggi misteriose ci guidano a ritrovare noi stessi

Iscriviti alla newsletter RIZA e ricevi notizie e suggerimenti per prenderti cura di te!
Test della settimana
Test della settimana
Quanto sei ansioso?