I sogni aiutano a vivere meglio!
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I sogni aiutano a vivere meglio!

Aiutano a organizzare i ricordi, a consolidare le esperienze, a trovare soluzioni inaspettate: i sogni sono davvero indispensabili alla nostra esistenza

Da qualche tempo i sogni sono tornati a essere un interessante argomento di ricerca degli psicologi cognitivisti, come Jacques Montangero e Corrado Cavallero, delle Università di Ginevra e Trieste, autori di un recente articolo sulle caratteristiche della struttura narrativa dei sogni, pubblicato sulla rivista International Journal of Dream Research. Secondo i ricercatori, i sogni vanno considerati un racconto nel senso ampio del termine, che include alcuni eventi inaspettati capaci di creare una positiva tensione nei protagonisti. Le varie “parti” della storia sarebbero collegate fra loro, anche se apparentemente non in modo logico e coerente, e al centro degli eventi s’è spesso un enigma da risolvere, un problema da affrontare a lungo rimandato, una domanda in attesa di risposta.

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Il ricordo di un sogno è davvero come il sogno?

Molti ricercatori si sono chiesti se il racconto al risveglio del sogno sia davvero fedele alla struttura del sogno stesso o non sia piuttosto una sorta di rielaborazione per dare ordine all’esperienza caotica, e a volte paurosa, fatta mentre dormiva. Era un problema che già Sigmund Freud nel libro “L’Interpretazione dei sogni”, si era posto: il fondatore della psicoanalisi aveva ipotizzato l’esistenza di una elaborazione secondaria finalizzata a dare una struttura narrativa alle confuse immagini del sogno per poterle raccontare.

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Sogniamo sempre, non solo durante il sonno profondo

Gli esperimenti di Montangero e Cavallero sono stati realizzati svegliando più volte durante la stessa notte i soggetti arruolati e chiedendo loro, ogni volta, di raccontare i sogni appena fatti; la mattina al risveglio è stato poi chiesto di ripeterli nuovamente. Dai dati raccolti è stata riscontrata una congruità narrativa che suggerisce che non sia l’intervento della coscienza razionale a dare una certa “forma” narrativa ai sogni ma che questi quando ricordati siano elementi “originali” e autentici affiorati dall’inconscio. Secondo i due ricercatori, i sogni sia della fase “REM” sia “non REM” avrebbero caratteristiche formali simili. Questo dimostrerebbe, secondo la loro teoria, che nel cervello possa esistere un “generatore” di sogni al di là dei  vari stadi del sonno.

Sognare è un grande atto creativo

La peculiare struttura narrativa dei sogni, fatta di salti imprevisti e curiose associazioni di idee, ha richiamato l’attenzione degli studiosi sulle possibili correlazioni con i processi creativi. È stato dimostrato, infatti, che i sogni avrebbero varie funzioni: dal riorganizzare i ricordi contribuendo alla loro conservazione, al consolidamento delle nuove esperienze per poterle  integrare con le conoscenze già acquisite. Questa operazione sembra essere anche l’occasione per mettere in collegamento parti del cervello che durante la veglia tendono invece a restare separate. Questo “creare nuove connessioni” potrebbe essere alla base di quel fenomeno spesso riportato da molti, di svegliarsi da un sogno con un’idea nuova, o con una visione chiara rispetto a un certo problema, che prima di andare a letto non si aveva. Il sogno è quindi una risposta creativa a qualcosa che la parte razionale diurna non trova soluzione.

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