Che cosa nasconde il troppo amore per i dolci?
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Che cosa nasconde il troppo amore per i dolci?

Per alcune persone i dolci sono una tentazione irresistibile: la risposta non può essere nell’autocontrollo, ma trovando altrove il piacere

Dante Alighieri la mise tra i peccati capitali, la medicina odierna la pone tra le cause di diabete, infarto e altre patologie. Chi soffre di anoressia la vive come un demone, chi fa una dieta la considera il nemico numero uno. Mai nessuno che cerchi di vedere nella gola, e in particolare nel desiderio smodato di alimenti dolci, qualcosa di positivo. Al massimo c’è chi fa riferimento a un generico bisogno d’affetto, che non è sbagliato, ma è riduttivo rispetto all’ampiezza del messaggio insito in questa manifestazione del nostro essere. Ci sono molte persone appagate sul piano dell’affettività, che tuttavia manifestano una propensione smodata per i dolci. Allo stesso modo, tale presenza può manifestarsi in soggetti molto magri e in soggetti in sovrappeso, in persone ansiose o depresse, in soggetti introversi o estroversi. Sembra che il denominatore comune dei golosi, in molti casi, sia un altro.

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Un dolce senso di pienezza e di benessere

Gli zuccheri costituiscono il nostro primo cibo quando veniamo al mondo: che sia il latte della mamma o quello in polvere del biberon, per i primi mesi della nostra vita facciamo il pieno di questa “ondata zuccherina” che si diffonde prima nella nostra bocca, poi nel sangue e in tutte le cellule del corpo. Un’ondata che ci fa sentire pieni, sazi e appagati di amore, ma non solo. L’esperienza delle poppate dei primi mesi stabilisce in noi un imprinting indelebile, un’equivalenza fondamentale: assunzione di dolci = sensazione di pienezza; laddove pienezza è benessere, vitalità, senso. In quei momenti “percepiamo noi stessi” in modo pieno e ci sentiamo bene. Il nostro sistema nervoso associa così, fin dalla prima infanzia, l’idea dello zucchero al senso di pienezza declinato nelle forme tipiche di ogni età. Così, se quando siamo bambini e adolescenti questa pienezza è data principalmente dalle conferme che arrivano dall’esterno, quando siamo adulti si estende alla necessità di esprimere il proprio essere. Le psicoterapie evidenziano che un adulto molto goloso, sulle prime, sembra aver bisogno di quell’amore appagante che riferisce di non aver mai avuto in giusta quantità, fin dall’infanzia. Ma dopo un po’ d’indagine psicologica, emerge che questa spiegazione serve inconsciamente alla persona per coprire un problema attuale: un’insoddisfazione circa l’espressione della propria personalità.

Una vitalità trascurata

Non a caso, quando la persona riesce a ritrovare un presente appagante, ricco di senso e di sensazioni positive, quasi dimentica l’antico (o supposto) trauma della mancanza d’amore, perché lo stato attuale delle cose la fa sentire bene, la nutre. Ecco perché tante diete non funzionano e vengono boicottate proprio dalla golosità: la maggior parte di esse non tiene conto del vero motivo che sta dietro all’amore eccessivo per i dolci. Abbuffarsi o spiluccare dolci di continuo diventa così il sostituto di quella vitalità mancante, di cui non viene riconosciuto né l’anelito, né la necessità, o che viene inopinatamente trascurata.

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Come ritrovare l’equilibrio dei sensi

Che cosa accadrebbe se dicessimo ai golosi che il loro problema è questo? Alcuni non la considererebbero un problema; altri capirebbero razionalmente che lo è, ma non cambierebbero di una virgola perché la golosità è imperniata sul principio del piacere immediato e irrinunciabile. Altri ancora proverebbero ad astenersi,  per poi darci dentro più di prima. Solo pochi proverebbero a equilibrare la situazione arricchendo il proprio presente. Si può dire quindi che, per certi aspetti, la golosità - quella potente - è un’inconscia scelta di compromesso per appagarsi senza provare a cercare quel che manca alla vita attuale. Il che ovviamente è legittimo, ma è anche legittimo sapere che trasformare la gola in sano piacere alimentare, non dannoso alla salute, è davvero possibile: basta fornire al quotidiano dei ritmi più adatti alla nostra natura. Dove c’è pienezza di senso, infatti, c’è anche equilibrio dei sensi.

Perfeziona il tuo gusto, allarga gli orizzonti, rinnova gli affetti

- Non vivere la gola di nascosto, come una colpa, altrimenti la fai aumentare e blocchi il divenire della personalità che, pur in modo distorto, sta cercando attraverso la gola di trasformarsi e affermarsi.

- Stai attento che alla gola non si associ una crescente trascuratezza fisica, sia in senso estetico sia in senso salutistico: cura il tuo aspetto e mantieniti in forma; aumenterai l’autostima.

- Scegli meglio gli alimenti, impara a selezionare e a perfezionare il gusto; così uscirai da un atteggiamento quantitativo, capirai cosa ti piace veramente e avrai più padronanza di te.

- Sposta parte della libido dal piano alimentare a quello creativo, sentimentale, progettuale, cercando attività piacevoli e appaganti. Riequilibrerai così corpo e psiche.

- Sia che tu sia single o in coppia, migliora la tua affettività: tornando ad amare e ad essere amato eviterai di cercare appagamento nei dolci.

Nutriti di curiosità e di azioni gratificanti

Che cos’è la gola se non la pulsione quasi incontrollabile a “portare dentro” delle cose buone (o ritenute tali)? Non dimentichiamo che mangiare significa trasformare la materia e farla diventare parte di noi, per rinnovarci ed evolvere. L’analogia tra gola e sviluppo della personalità è, quindi, piuttosto evidente: il goloso è un cercatore di cose belle, sensuali e ricche di senso. Se lo sapesse, e se avesse un po’ di determinazione per seguire questa indicazione, non potrebbe che sentirsi più appagato e meno in colpa. Certo può sembrare impossibile che la tentazione per una torta di cioccolato possa essere almeno in parte il corrispettivo di una ricerca esistenziale o culturale, o di una sessualità rinnovata: eppure è così. Golosi non si nasce, lo si diventa perché non si è imparato a nutrire l’anima e la mente di cose che fanno davvero per noi, o si sta attraversando una fase in cui non lo si riesce a fare. Sviluppare la curiosità e seguire il fiuto - partendo dalle piccole cose, come interessarsi a eventi culturali o ad attività creative - è un ottimo aiuto per trasformare una quota di voracità in qualcosa di più utile e meno dannoso.

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