La felicità è figlia del desiderio
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La felicità è figlia del desiderio

In ognuno vive un'energia capace di realizzare ciò che siamo: è l'energia del desiderio. Se la utilizziamo nel modo giusto ci fa trovare la felicità

No al pensiero positivo: ci porta lontano dalla felicità

«Credici, convinciti, dì a te stesso che sei bravo, che sei forte, che ce la puoi fare.. E tutto andrà bene». È questa, più o meno, la ricetta del cosiddetto "pensare positivo" che ci bombarda da ogni parte. Il corollario è che, se non sei al settimo cielo, è colpa tua: non ti sforzi abbastanza. In realtà questo atteggiamento è il contrario di quello che serve per realizzare la nostra vera natura, per fare quello per cui siamo nati e quindi per essere felici. Il pensiero positivo non fa che proporci di diventare artificiali e finti; ci obbliga a recitare un personaggio grottesco, una specie di pupazzo sempre allegro, volitivo e sorridente. In sostanza l'idea è: se neghi quel che sei e provi, i tuoi veri stati interiori, potrai realizzarti. Un'evidente follia. Vuoi far carriera sul lavoro? Vai allo specchio e ogni giorno dì a te stesso che ce la puoi fare! Ma se il nostro sogno di carriera fosse solo il riflesso di un voler essere come tutti gli altri, l'effetto conformista di un luogo comune? Perderemmo la nostra originalità, cioè noi stessi, rincorrendolo. Siamo sicuro di esser nati proprio per quello? E se l'anima avesse un altro progetto per noi? Probabilmente ci farebbe soffrire, ci manderebbe frustrazione e tristezza per avvisarci. In questo caso, scacciare la tristezza a colpi di pensiero positivo vorrebbe dire solo far tacere l'unica voce "sana" che c'è dentro di noi, quella che dice: attento, non è la tua via, se continui così perdi di vista te stesso.

La felicità rende tutto possibile

Gli obiettivi davvero adatti a noi nascono solo nel fuoco del desiderio. Non nei progetti, nel dover essere "di successo" secondo schemi esteriori. E non nei pensieri, men che meno nei "pensieri positivi". Anzi, i sogni, le vere svolte dell'esistenza, si realizzano proprio quando smettiamo di fare sforzi, di perseguire scopi che ci siamo messi in testa. Quando smettiamo di pensarci, in genere le soluzioni impensate saltano fuori da sole. Quando lasciamo che da dentro, da una parte di noi misteriosa e oscura, sgorghino le intuizioni più azzeccate, la vita ci porta spontaneamente verso la realizzazione di noi stessi. Proprio il contrario di una recita e di tante decisioni scontate.

Il nostro io, che vede le cose in modo limitato e filtrato dai pensieri, a volte non se ne accorge neppure, ma sotto di lui scorre un fiume di energia. Quando ci abbandoniamo al desiderio è come se ci immergessimo in uno stato di ardore, nel quale ciò che siamo si realizza da sé. È un'energia che sa dove andare e non sbaglia mai. Per questo l'eccesso di sforzi e di fatica è il sintomo che qualcosa non va: quando facciamo ciò che davvero ci piace, ciò che ci realizza, non facciamo fatica. Certo, ci stanchiamo, ma è una stanchezza che ci rigenera dentro. Proprio come il bambino, che può stare ore perso nel suo gioco preferito e dimenticarsi persino di mangiare. Se ci allontaniamo da questa energia, se teniamo a distanza il fuoco che ci anima e ci guida, di noi rimane solo un residuo, la cenere: l'io e i suoi dubbi, i suoi pensieri, le sue abitudini. E la felicità si allontana.

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