Via gli alibi e la felicità arriva
L'aiuto pratico

Via gli alibi e la felicità arriva

Non sono le ferite del passato o i nostri difetti a frenarci, ma la mentalità nella quale ci siamo rinchiusi: per uscirne, basta un piccolo esercizio...

Da anni Viola vorrebbe migliorare la propria forma fisica: si vede sciupata, ingrassata, ma nello stesso tempo non riesce a impegnarsi per cambiare le cose. Durante un gruppo di terapia le viene chiesto di mettere per iscritto le sue emozioni a riguardo: che cosa vorrebbe fare e perché a suo parere non ci riesce. Viola scrive una pagina in cui spiega che il suo obiettivo è tornare in forma, ma i figli, il lavoro, gli impegni, lo scarso tempo... È sempre andata così, non ha mai saputo imporsi sulle cose. Fin da ragazza. E questo la fa sentire frustrata, in colpa. In seguito le viene chiesto di rileggere quanto ha scritto e poi di provare con calma a riscriverlo, correggendo i punti in cui non è stata del tutto sincera. Nella seconda versione ecco emergere un’altra verità: Viola ammette che in realtà odia fare ginnastica, proprio non lo sopporta, e usa qualsiasi scusa per non farlo. Niente di male, ma saperlo le eviterà almeno tutti quei retropensieri, sensi di colpa e alibi circa il proprio passato, e le permetterà di organizzarsi meglio, magari cercando un’attività che le piace di più. È solo un esempio, significativo di come molte volte siamo noi stessi a crearci degli alibi per giustificare ai nostri occhi e a quelli degli altri i nostri fallimenti, quando in realtà siamo proprio noi a crearli, magari, come nel caso di Viola, per evitare di fare qualcosa che nel profondo… detestiamo!

Via dagli alibi, sono zavorre!

La scrittura, grande alleata contro i malesseri

La storia di Viola fa parte di un’importante ricerca americana che ha coinvolto tra le altre la Duke University, che indaga su come la scrittura possa aiutarci a superare i disagi. La nostra “versione dei fatti” non solo non è sempre veritiera, ma spesso è il vero ostacolo per un approccio migliore ai problemi quotidiani. La scrittura “terapeutica” è uno strumento valido per smantellarla, perché ci permette di vederci dal di fuori, mettendoci di fronte a qualcosa da cui possiamo prendere le distanze, un passaggio fondamentale per uscire anche dagli alibi con cui a volte ricopriamo antiche ferite ormai rimarginate.

Scrivi sogni e paure, scoprirai la tua strada

Franco e Lucia sono ai ferri corti: il loro matrimonio dura da sei burrascosi anni e lei sta male perché, dice, “litighiamo sempre e non cambierà mai niente, siamo fatti così. Lui è burbero e disattento nei miei confronti, mentre io sono oltremodo irascibile. E abbiamo accumulato troppi torti reciproci in questi anni, una barriera che ormai ci impedisce un rapporto naturale”. In una terapia di coppia è invitata a scrivere la propria “versione dei fatti”, e lo stesso viene chiesto a Franco. Poi i due devono scambiarsi i ruoli: ognuno scriverà quella dell’altro. Ma non basta: a entrambi viene chiesto di scrivere la versione degli amici più cari con cui si confidano, quella dei vicini di casa che li sentono litigare e quella dei rispettivi genitori. Man mano che l’esercizio prosegue, la tensione di Lucia si scioglie: rileggendo la prima versione, quella che dovrebbe rappresentarla, la sente distante e inadeguata, mentre quella “degli amici” scritta da Franco la fa ridere di gusto... Si rende conto che il punto non sono solo le differenze tra loro due, ma i ruoli in cui si sono ormai calati: due mentalità cresciute come piante parassite che impediscono ai partner di vedersi per quello che sono. Ora sa che ci sono altri modi per affrontare i problemi, ma prima, chiusa nella sua mentalità difensiva, non lo sapeva!

Così vedi i problemi da un’altra prospettiva

In un esperimento compreso nella ricerca sulla scrittura terapeutica di cui abbiamo parlato poche righe sopra, alcune matricole universitarie, terrorizzate dal primo esame, sono state invitate a scrivere i motivi delle loro paure. “Non posso sfondare in questo ambiente, è troppo esclusivo, io non sono abbastanza bravo, non sono all’altezza”: questa era la versione che usciva più spesso dai loro scritti. È stato chiesto loro di rileggersi dopo un giorno e di confrontare i propri testi sotto la supervisione di alcuni studenti degli anni superiori. Durante questa fase di confronto si sono resi conto che è del tutto normale avere paura, che i difetti denunciati erano solo un mettere le mani avanti in caso di fallimento. Rinfrancati, affrontano l’esame e lo superano in una percentuale nettamente superiore agli altri coetanei che non avevano partecipato all’esperimento.

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