Di fronte a un dilemma possiamo ascoltare i consigli degli altri oppure mettere da parte la premura di risolvere subito e affidarci al nostro “sapere magico”
Cominciamo da qualche esempio. Un figlio che ha problemi a scuola: lo sgrido o sono tollerante? Penso a cambiargli scuola o mi impunto? Un incontro sentimentale è promettente, però qualcosa non mi convince. Mi butto o prendo tempo? Un dissidio di lavoro: affronto quel collega di petto o porto pazienza? Cosa dobbiamo fare quando non sappiamo cosa fare? Buona parte dei nostri tormenti nasce dalle scelte, piccole o grandi, che ci tocca prendere e soprattutto dall’atteggiamento con cui le affrontiamo. Il decisionismo è una malattia moderna e nasce dalla convinzione che tutto dipenda da noi: dobbiamo essere forti, risoluti, pieni di iniziative, saper fare l’esatta valutazione dei pro e dei contro in ogni situazione e non sbagliare. Con un simile bagaglio di idee in testa ogni decisione diventa un tormento. Ci logoriamo a tal punto per trovare la giusta soluzione, che spesso nemmeno più ci importa di quello che succede in seguito. Quante volte ci è capitato di dirci frasi simili?
Esiste un semplice esercizio per insegnare ad affrontare questo tipo di situazione. “Chiudi gli occhi. Ora cerca un’immagine di te, un’immagine che credi ti rappresenti, la prima che ti viene in mente. Quando l’hai trovata, lasciala sfumare, dolcemente, fino a percepire il vuoto e poi lascialo espandere. Ci sei? Adesso in questo vuoto cerca il volto di una donna, una donna antica... L’hai fatto? Bene, il lavoro è finito”. “Tutto qui?” si potrebbe obiettare. Si, tutto qui. “Se ti identifichi con il tuo problema vedi solo quello. Se di te hai in mente un solo personaggio, ogni problema diventa irrisolvibile. Se invece ci sono più personaggi di segno opposto tutto è possibile. Il personaggio in cui ti sei identificato non risolve mai il problema, perché è sclerotizzato, vittima di schemi e pregiudizi. Gli altri invece sì: sono le tue risorse segrete. Con questo esercizio prendi coscienza del fatto che in te coesistono più personaggi contemporaneamente».
“Ma io invece non faccio che pensare e ripensare quando devo fare qualche scelta!", penseranno in molti. Eppure, nelle fiabe le soluzioni a disposizione dell’eroe sono sempre magiche. Nella vita è lo stesso. La soluzione non è mai nel “reale”. Per questo annaspi nei pensieri mentre dovresti staccartene. I pensieri disturbano la voce interna. Se ti stacchi dai pensieri arriva la soluzione, nell’inconsapevolezza, perché finalmente vedi le cose da un punto di vista diverso, nuovo. Viviamo nell’enfasi della spiegazione, della perfezione, del miglioramento. Dovremmo invece portare la magia nel mondo: anzi, ci basta accoglierla, perché c’è già. E la utilizzi proprio quando non te ne accorgi. Per far addormentare un neonato gli fai una spiegazione o gli canti la ninna nanna? Perché non facciamo lo stesso con noi stessi? La vita è una fiaba e le soluzioni arrivano dall’inconscio.
Quando siete alle prese con una qualche decisione importante, invece di pensarci per trovare la risposta migliore, andate a cercare un lieve e immotivato stato di piacere fisico. Lo stato di eccitazione accende le capacità creative e sblocca il cervello. E non ditevi niente, anzi non fate niente “per risolvere il problema”: la soluzione deve venire da sola. Se è spontanea, qualsiasi decisione arrivi, arriva senza il vostro parere e il vostro intervento, grazie a uno stato “magico”. Quando vi distraete dal vostro problema vi inoltrate in un territorio sconosciuto, misterioso, avventuroso, entrate in un altro modo d’essere. Il cervello si posiziona su altri piani e trova autonomamente la soluzione. Così scrisse Romain Rolland: “Noi non scegliamo affatto. Il nostro destino sceglie. Ed è saggezza mostrarci degni della sua scelta, qualunque essa sia”.
