L'umor nero non arriva per rovinarti la vita ma per farti rinascere: quando te ne accorgi, uscire dalla depressione è possibile, come è successo a Monica e Tiziana
Quando per troppo tempo siamo calati in ruoli in cui non possiamo esprimerci, la gioia di vivere si spegne. Ecco allora arrivare la depressione, il cui scopo è farci sospendere la rigidità dei vecchi schemi mentali nei quali troppo spesso finiamo ingabbiati. Proprio così: ladepressione viene a trovarci, contrariamente a quanto pensiamo di solito, proprio per allontanarci dalla prigione esistenziale nella quale abbiamo costretto il nostro campo di azione. La tristezza ci costringe a fermarci e a guardarci dentro per riagganciare il filo che ci lega alla nostra unicità. I blocchi, il senso di inadeguatezza e le paure sono il risultato di etichette che a lungo andare indossiamo per abitudine.
Se riusciamo a uscire dai personaggi sofferenti che ci siamo cuciti addosso, si apre un mondo di nuove opportunità e di benessere. In questo articolo presentiamo brevemente le storie di due donne che sono riuscite a spogliarsi dai vecchi panni di vittime sacrificali capaci solo di immolarsi per gli altri, e hanno saputo infilarsi nuove vesti di persone libere e autonome e grazie a questo semplice gesto sono rinate. La depressione era venuta a bussare alla porta, stava già elaborando il lutto di un vecchio personaggio che doveva morire. A piccoli passi e chiudendo le porte al passato, Monica e Tiziana hanno saputo intraprendere un percorso differente che le ha portate a riscoprire una nuova fiducia e la consapevolezza di poter contare sulla forza delle proprie gambe.
“Ho dedicato un’intera vita alla mia famiglia e in cambio cosa ho ricevuto? Doveri e frustrazioni. A sessant’anni mi sembrava di non avere mai fatto niente per me e così per andare avanti ho iniziato a prendere delle pillole antidepressive: almeno quelle mi spegnevano il cervello. Poi mi sono accorta che così non poteva funzionare, una voce interiore mi diceva che stavo sbagliando e dovevo lasciare andare il passato. Un giorno non ce l’ho fatta più e di fronte a una pigna di panni da stirare ho preso la macchina e ho iniziato a girare senza meta e ho assaporato fino in fondo la libertà. Sono stata così bene che da allora quando mi senti in prigione prendo la macchina e vado, senza altro scopo se non andare. Da li, la svolta: ho iniziato ad ascoltare i miei bisogni e a dedicare più tempo a me stessa. Il risultato? Uscire dalla depressione senza farmaci è possibile!
“Il mio ex marito me ne ha fatte passare di tutti i colori e io che ero giovane e fragile con una bimba piccola, mi sono ammalata di depressione. I miei pensieri andavano sempre a quello che era successo e mi domandavo ogni giorno: perché proprio a me? Sono andata avanti così per anni. Grazie a una psicoterapia ho capito che era tutto un inganno della mia mente. Siamo noi che riportiamo in campo il passato ogni giorno con i pensieri sbagliati, come se prima di ricominciare si debba aggiustare per forza ciò che è successo. No, il passato è passato, non si aggiusta, occorre chiuderlo! Così l’ho finita con i lamenti e ho iniziato a stupirmi per le cose di ogni giorno e a provare piacere per tutto ciò che di nuovo la vita mi offriva. Piano piano è emersa in me una nuova voglia di vivere. E ho imparato a dire no a tutte quelle situazioni che mi riportavano indietro e sto finalmente bene!”
Ecco un esercizio utilissimo: ogni giorno prova passeggiare senza meta in modo da farti orientare dalle sensazioni del momento e puntando l’attenzione sui piccoli dettagli del paesaggio che ti circonda. Cerca di percepire la presenza del tuo corpo, di essere presentieal movimento che fai. Passo dopo passo osservaanche i più piccoli dettagli, metti da parte le aspettative facendoti stupire dalle “stranezze” e dalle cose insolite che potresti incontrare. Questo semplice esercizio serve per distrarti dai soliti ruoli e aprire l’orizzonte ad altre vie, più in sintonia con la tua autorealizzazione.