Lo faccio ma controvoglia. Sbaglio?
Coppia e amore

Lo faccio ma controvoglia. Sbaglio?

Stanchezza e stress possono a volte ridurre il desiderio, ma se ci si "sforza" per il benessere della coppia, la voglia può scendere ancor di più...

Un'amica lettrice di Riza Psicosomatica ci scrive questa mail:  "Da qualche mese non ho desiderio di far l’amore. Penso che sia dovuto alla stanchezza e allo stress per i tanti impegni lavorativi e familiari, ma mio marito è intransigente e vuole avere rapporti con la stessa frequenza di prima. Così, per evitare tensioni e discussioni, cedo seppur controvoglia alle sue richieste, ma da quando lo faccio ho ancora meno desiderio di prima. Può far male avere troppi rapporti non voluti?»                       

L’eccitazione sessuale è per natura qualcosa di spontaneo. Può essere a volte favorita e cercata, ma nella sua essenza resta un evento che non può essere forzato, perché esprime la nostra disponibilità all’incontro intimo col partner. Una disponibilità che può dipendere da tanti fattori che non riguardano solo l’attrazione e il sentimento che proviamo, ma anche il momento personale, lo stato psicofisico, il livello energetico, la naturale ciclicità ormonale, l’atmosfera di coppia, l’atteggiamento dell’altro… Di sicuro può capitare che il partner abbia più voglia di noi e ogni tanto lo si faccia “per lui”. Ma obbligarsi in modo continuativo ad avere rapporti controvoglia può sicuramente far male, come la nostra amica ha intuito.

È una normale reazione difensiva
Nella sessualità abbiamo a che fare con energie molto forti, radicate sia nella biologia del corpo sia nella struttura psichica, e non possiamo trattarle come se fossero qualcosa di pieghevole e di manipolabile. Esse hanno una loro vitalità, esprimono una volontà reale del nostro essere. E se per un certo periodo non ci sono, vuol dire che non vogliono uscire. Obbligarle è una forma di violenza sia fisica che psichica a cui, perlopiù inconsciamente, reagiremo difendendoci: cioè spegnendo ancor di più il desiderio, allontanando il partner, cadendo in depressione o producendo qualche sintomo “invalidante” che serva da scusa per sottrarsi.

Per prima cosa occorre rispetto
Una donna che si sacrifica all’intransigenza del marito deve fare il possibile per evitarlo, anche se con alcuni uomini non è facile. Ma il primo rispetto che si deve è a se stessi. Perciò occorre spiegare il proprio momento, senza arrendersi passivamente fin dall’inizio “perché l’uomo va accontentato”. Ma soprattutto va portata l’attenzione sulla concezione che il partner ha della sessualità, che in questi casi è spesso di tipo prestazionale. Forse, alla radice, è proprio questa sua incapacità di capire le esigenze altrui e di rispettarle a favorire il calo del desiderio di lei. Un desiderio che non tornerà se lui non cambierà i suoi modi.            

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