Se la convivenza manda in crisi la coppia
Coppia e amore

Se la convivenza manda in crisi la coppia

Andare a vivere assieme può rivelarsi bellissimo oppure insidioso per lui e lei, specie se è la “prima volta” lontano dalla famiglia: cosa occorre sapere prima

Andare a convivere prima di sposarsi: lo fanno sempre più coppie, in particolare quelle che, fino a poco prima, hanno vissuto nella famiglia di origine (e che dunque sono alla prima esperienza di un “quotidiano condiviso”). Una tendenza che nasce dalla presa d’atto della sempre maggior fragilità delle relazioni di coppia. La convivenza viene in tal senso affrontata come una “prova” prematrimoniale: se il menage non funziona, sarà possibile separarsi senza le complicanze e i costi di quando due persone sono sposate. Purtroppo i risultati di queste convivenze, intraprese con grande entusiasmo, spesso si rivelano deludenti, a volte addirittura entro due/tre mesi dal loro inizio. Perché?

Due cuori e una capanna troppo stretta

La coppia, dopo aver deciso quello che considera “il grande passo”, si ritrova nella nuova abitazione con grandi aspettative. Accade però che le cose non vadano come desiderato: inizia subito a palesarsi in entrambi uno strano mix fatto di stanchezza, di tensione emotiva e di disorientamento, che si attribuisce al cambiamento. In effetti è così, solo che non è un fatto transitorio, come si spera, anzi le cose peggiorano: nervosismo, perdita di entusiasmo, discussioni frequenti, pianti o scatti di rabbia, caduta della sessualità e dell’eros. In breve tempo al posto del terreno per crescere assieme si crea un’atmosfera negativa in cui il feeling di coppia rischia seriamente di svanire.

Alla ricerca dell’idillio perduto

Non ci si spiega i motivi di tale crollo: “Ma come? Da fidanzati andava tutto benissimo…Ora le cose dovrebbero andare ancora meglio, e invece è il contrario!”. Il motivo è presto detto, un deficit di maturità: a iniziare la convivenza, sono spesso due giovani adulti che, psicologicamente, sono ancora “figli”. Due persone che fino a poco prima vivevano protette, accudite e magari un po’ viziate dalle famiglie, ben lontane dall’avere idea di tutto quello che c’è da fare per mandare avanti la casa e la vita familiare, perché i genitori l’hanno sempre fatto per loro. Cucinare, pulire, lavare, stendere, stirare, far la spesa, pagare le bollette e via dicendo. In breve: occuparsi di tutto. Speravano nell’idillio idealizzato e si ritrovano invece nella vita vera.

Le diverse reazioni di lui e di lei

Di fronte a questa “inquietante” novità, i due reagiscono spesso in modo opposto. Lui si blocca, si spegne, si chiude in se stesso. È come se avesse subito un lutto e per certi versi un po’ è così: sente di aver perso l’adolescenza, la spensieratezza, le comodità del nido. Parla meno, ha la testa via e fa pochissimo in casa e per la casa, comunque non ciò che servirebbe. Si aggira stranito, fra il deluso e il depresso, ritraendosi persino dall’intimità di coppia. Lei, al contrario si attiva al massimo: da un lato vuole dimostrare a se stessa di essere un’ottima donna di casa, come la mamma, ma non avendolo mai fatto sente l’impegno come titanico. Dall’altro è costretta a fare le tante cose che il partner, psicologicamente accasciato, non fa. In poco tempo arriva a non farcela più e comincia a insistere sempre più perché anche lui “si dia una mossa”. Colpito sul vivo e ormai apertamente nostalgico della vita “di prima”, lui fa ancora meno e di mala voglia, in lei aumenta l’arrabbiatura e il nervosismo, quindi in lui il pessimismo e il fastidio e così via  in una spirale discendente che sembra non avere fine…

Cosa fare prima che sia troppo tardi

Uscire dal circolo vizioso

Che cosa fare di fronte a tutto ciò? In primo luogo evitare di trarre conclusioni definitive e anzi fermarsi a riflettere sul fatto che questa crisi non ha nulla a che fare con l’amore, ma rivela un problema psicologico in entrambi i partner (ma più acuto in lui). Nonostante la sofferenza che procura, rappresenta l’occasione per diventare adulti. E una coppia che riesce a superare una difficoltà come questa può sicuramente considerarsi pronta per la vita. Quella che non riesce non avrebbe comunque retto di fronte alle tempeste della vita e ora - per fortuna - lo sa.

Meno sogni, più impegno

È necessario rinunciare all’idea che andare a convivere significhi stare di più insieme in un idillio senza fatica. Solo se si rinuncia a questa idealizzazione si può affrontare bene la realtà della convivenza, che richiede un atteggiamento adulto. Così l’impegno non sarà sentito come qualcosa che3 “toglie”, ma come indispensabile ad una nuova vita.

Suddividere i compiti

Sarebbe da fare prima di convivere, ma si può cominciare anche a crisi iniziata. Ci si mette a tavolino e insieme si decide come spartirsi i tanti doveri domestici e burocratici sulla base, se possibile, delle inclinazioni di ognuno. È bene scrivere ciò che si decide assieme per maggior chiarezza e evitare equivoci e discussioni.

Non “sedersi”

L’approdo alla convivenza non deve indurre a lasciarsi andare. L’uomo non deve pensare di essere ancora in casa con la mamma che lo accudisce. La donna non deve trascurare la propria immagine e la cura di sé, né deve diventare una donna dedita esclusivamente ai bisogni della casa e degli eventuali figli.

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