Attenzione a chi è troppo generoso
Comunicazione

Attenzione a chi è troppo generoso

Si fanno in quattro per tutti e dicono di non volere niente in cambio, ma restano delusi se non li si ringrazia a dovere, perchè il loro vero bisogno è sentirsi amati e accettati...

Dare senza avere aspettative. Aiutare in modo gratuito. Donare senza chiedere qualcosa indietro. Sono atteggiamenti che spesso ci auto- attribuiamo: noi sì che siamo generosi, facciamo tutto senza pretendere niente. E sentiamo davvero di aver agito senza secondi fini. Poi però, in molti casi, senza che ce ne accorgiamo, il tarlo si insinua. Sì, noi siamo stati generosi, ma loro? Potrebbero anche ricambiare! Inutile negarlo: quasi sempre il nostro dare è intriso di una o più richieste, la cui presenza prima o poi si farà sentire e creerà problema sia alle relazioni sia alla nostra autostima. È facile dire: "io non mi aspetto niente". A livello cosciente siamo mossi da sincera voglia di essere di aiuto e non riconosciamo il nostro bisogno inconscio di ricevere gratitudine. Ma quando i beneficiari del nostro aiuto “si dimenticano” di noi, scopriamo all’improvviso che in realtà qualcosa indietro ci aspettavamo di averlo. E a quel punto la nostra mente inizia a tormentarsi: pensa, ripensa, rimugina, ci resta male, cerca di capire, non capisce. "Perché questa ingratitudine? Perché finisce sempre così? Con me che do tanto e che alla fine mi ritrovo beffato?". 

Attenzione agli auto-inganni

Di solito, quando non capiamo il perché di situazioni frustranti che si ripetono nella nostra vita, reagiamo in due modi: o ci sentiamo vittime del mondo esterno “che non ci capisce”, “che è ingiusto”, oppure diamo la colpa a noi stessi: "Forse sono io che sono sbagliato, forse non ho fatto abbastanza." Certo in entrambi i casi a entrare in crisi siamo noi, non gli ingrati (o presunti tali). L’ingratitudine dunque, quando non siamo ancora consapevoli di alcuni meccanismi psichici, diventa un nostro problema, anche se magari sono davvero gli altri a essersi comportati male. Ci sentiamo feriti, disconosciuti e ignorati e questa sensazione altera il nostro rapporto con la realtà e con noi stessi. Per questo motivo è fondamentale che, soprattutto le persone con tendenza altruistica, riescano a individuare questo “tranello interiore” e a riconoscere che, quando un’ingratitudine si verifica, il problema è dell’ingrato.

La cosa che conta è nascosta

Quando fai qualcosa “per gli altri”, è bene porre l’attenzione sui tuoi bisogni che, senza volerlo, stai associando all’azione altruista sperando che vengano in qualche modo soddisfatti. Non per condannarli, per diventarne consapevole. Una volta che li avrai riconosciuti, anche l’eventuale delusione del “mancato contraccambio” sarà molto meno forte, perché tutto è in te più limpido e scoperto. Quali sono dunque le richieste inconsce più frequenti? C’è chi aiuta nella speranza di essere accettato dagli altri; chi rincorre l’essere riconosciuto come affidabile o indispensabile; chi “deve” aiutare gli altri perché, senza accorgersene, tenta di contrarre un credito per poter in futuro sbagliare ed essere perdonato; altri lo fanno perché altrimenti non si sentono a posto con la coscienza. Ebbene tutto questo va individuato, cercando di essere onesti con se stessi. Non c’è niente di male ad agire “anche” con queste intenzioni: fanno parte di una fase dello sviluppo psichico. E l’imbattersi nell’ingratitudine, per quanto spiacevole, può addirittura costituire un benefico shock in grado di contribuire a questo processo di crescita. 

Fai delle scelte più libere

L’effetto straordinario di questo atteggiamento consiste nel fatto che il nostro modo di dare si modifica significativamente, potremmo dire che si riequilibra e diventa sia più maturo, sia più vero. Scopriremo che, tolte queste richieste, il nostro aiuto può assumere forme e modi differenti. Innanzitutto potremo astenerci quando non c’è effettivo bisogno di aiutare, preservando energie e non entrando negli affari degli altri (cosa sempre pericolosa). Poi, quando forniremo aiuto, potremo farlo modulando la nostra azione, senza esagerare e diventare persino invadenti. E infine la nostra sarà una scelta davvero libera, responsabile e consapevole. 

Affrancato dalla gratitudine altrui

Sarà una liberazione da questa dipendenza dalla gratitudine altrui, che lascerà anche agli altri la libertà (e la responsabilità) di essere grati oppure no. Sia chiaro: l’ingratitudine esiste, non è un’invenzione della nostra mente. Alcuni neanche si accorgono di quanto stanno ricevendo, altri non sanno dire grazie, altri non vogliono dirlo. E c’è chi lo è per invidia: l’invidia di chi ha beneficiato e non sopporta che qualcuno l’abbia aiutato. Ma tutto questo non è più un nostro problema se abbiamo agito con piena consapevolezza di noi stessi e delle possibilità di reazione altrui.

Agisci senza invadere

A volte l’ingratitudine è apparente e nasce da un atteggiamento sbagliato di chi aiuta: appaga così tanto il fatto di essere di aiuto che non ci si ferma quando si dovrebbe. Si va avanti a voler aiutare anche quando l’altro non ha più bisogno. Lui allora dirà di no o si allontanerà, e apparirà ingrato. Perciò occorre limitarsi a dare solo quel che serve. 

Migliora l’empatia

Non è che dare un aiuto sia una vera e propria arte, però richiede, in molti casi, sottigliezza e capacità di immedesimazione. Se decidi di aiutare qualcuno, devi farlo il più possibile non “a modo tuo”, ma “a modo dell’altro”. Cerca di cogliere il bisogno reale e i modi giusti. Altrimenti pensi di fare cose buone e finisci per diventare molesto. 

Non creare dipendenza

La gratificazione che deriva dal sentirsi utili può sfociare, se vissuta in modo inconsapevole, in un tentativo inconscio di creare dipendenza. Evitiamo perciò di diventare l’unico o il principale riferimento di qualcuno, altrimenti quando cercherà di fare a meno del nostro aiuto ci sembrerà il peggiore degli ingrati.

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