Dire no ai figli: come si fa?
Vita in famiglia

Dire no ai figli: come si fa?

Il “no” è uno strumento importante per la crescita die nostri figli ma a volte pronunciarlo è molto difficile: ecco come fare, a seconda dell’età e della situazione

In teoria si è tutti d’accordo sul fatto che bisogna saper anche dire di no ai figli, ma in pratica, appena è possibile, propendiamo per il sì. Siamo forse condizionati dall’opinione comune secondo cui essere gentili e premurosi significhi concedergli tutto? Temiamo con un divieto di ferire o prevaricare i nostri bambini? Anche il passato del genitore è un fattore da non trascurare: aver ricevuto un’educazione che nei ricordi è punteggiata di regole, divieti e punizioni da rispettare può condizionare pesantemente la capacità di dire no al momento giusto, nel timore di far subire al figlio gli stessi disagi vissuti.

Il peso dello stile educativo"subito"

C’è chi propende per un’educazione incentrata sui bisogni del bambino, chi auspica il ritorno a uno stretto controllo genitoriale, chi preferisce sperimentare sul campo, confrontandosi con altri genitori, operatori, esperti. Una soluzione universale non esiste: ciò che conta è vincere la soggezione o la demonizzazione del “no” a priori e essere capaci saperli dire in modo mirato e di riconoscere che alcuni fanno addirittura bene ai nostri figli.

Tre buone ragioni per imporre dei limiti

- Sentirsi dire di no lo fa sentire protetto: se il bambino con capricci, scenate e altri “effetti speciali”, alla fine ha la meglio, si convincerà di essere il più forte e, di conseguenza, di avere genitori deboli: un’equazione che lo mette, però, in costante stato di allarme. Senza che diventi un braccio di ferro continuo, all’occorrenza se ribadisci il tuo no mostri fermezza. Non impietosirsi davanti ai suoi lamenti, non cedere, non perdere le staffe ai suoi scatti d’ira sono tutte prove che di mamma e papà ci si può fidare!

- Un no mirato riduce la sua ansia. È importante che i genitori sappiano concedere libertà e spazio sufficiente per esplorare il mondo e se stessi e allo stesso tempo fissino in modo preciso i limiti che non vanno superati. Se questi sono troppo ampi il bambino non sapendo cosa scegliere pretende di avere o fare tutto. Se chiede di continuo che gli si compri qualcosa, stabilisci che può avere una cosa e una soltanto al giorno. Così lo solleciti a concentrarsi solo su ciò che davvero desidera e tu non hai più il problema di chiederti “Glielo compro o no?” per il resto della giornata. 

- Il “no” è percepito come un segno di interesse: Anche se i bambini cercano di aggirare le regole e reagiscono con irruenza ai divieti, interpretano la mancanza di “no” come un segno di indifferenza e disinteresse nei loro confronti. Se sei stressata o presa da altri problemi evitare di dire di no al bambino per scusarti con lui di avere la mente altrove. È un errore da non fare: somministrare i “no” necessari anche in un momento di crisi, lo tutela dal credere che a te, di lui, non importi più nulla. 

Come deve essere il “no”

Devi essere convinto che il tuo no è giusto - Se sei il primo a dubitarne, se ti senti forzato a dirlo, trasmetti al bambino la tua incertezza, confondendolo.

Non giustificarti: un no necessario non richiede scusanti. Se lo fai dai a tuo figlio la sensazione di sentirti in colpa e lui ne saprà approfittare.

Non spiegare troppo, motiva il tuo no quando non è coerente con lo stile solito o riguarda una situazione mai affrontata prima. In altri casi, la spiegazione apre solo a polemiche sterili.

Le eccezioni sono eccezioni; se per diversi motivi oggi il no diventa un sì, ribadisci l’eccezionalità della situazione. I bambini sono maestri nel trasformare un permesso speciale in un diritto acquisito!

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