Aiuto! Il mio bambino gioca con le bambole
Vita in famiglia

Aiuto! Il mio bambino gioca con le bambole

Amare davvero un figlio significa accogliere il suo modo di essere così com'è e non interpretare con occhi adulti e giudicanti il suo originale percorso di crescita

Ci scrive una lettrice di Figli Felici: “Sono la mamma di Michele, 5 anni. Fin dai primi giorni di vita mi è sembrato un bambino dolcissimo, con lineamenti molto dolci. All’asilo gioca sempre con quattro bambine che adora, e sempre con giochi femminili, mai automobili o pistole. Alla tv predilige cartoni quali la principessa Sissi, la Sirenetta e così via. A volte in casa mi scimmiotta nelle faccende domestiche o si inventa giochi dove lui è l’insegnante che educa i bambini o si traveste con qualsiasi cosa trova in giro, osserva come mi vesto, i gioielli che indosso, come mi trucco, che scarpe uso ecc. Un mese fa l’ho ripreso perché si comportava come una bambina, lui mi ha detto: “Mamma smettila, so di essere un maschietto”. In quel momento ho sentito di sbagliare. Il prossimo anno andrà a scuola e avevamo deciso di fargli aprire gli orizzonti e di portarlo in una scuola elementare dove non conosce nessuno. Lui è dispiaciuto perché vorrebbe continuare il suo cammino con le bambine della materna; io, anche se sono cosciente che la natura di un essere umano nessuno la cambia, vorrei provare a insegnare a Michele che esiste anche un altro mondo, quello maschile, poi sicuramente crescerà come vorrà”.

La frase di chiusura di questa lettera è la parte più importante: ciò che conta davvero nell’educazione è il rispetto dei bambini e dei loro peculiari modi di essere. La personalità di un bambino si evolve anche sulla base dei desideri che i genitori nutrono nei suoi confronti, purché essi tengano sempre conto della sua indole e delle sue inclinazioni, così come si manifestano man mano che cresce. Per prima cosa teniamo presente che è solo con la maturazione fisiologica, verso i dodici, tredici anni, che si completa il mosaico dell’identità sessuale: prima è come un puzzle dai pezzi sparsi che ogni bambino prova a mettere insieme, seguendo i propri impulsi. Ecco perché la limitazione nei giochi, secondo gli stereotipi tradizionali che li dividono per convenzione in “maschili” e in “femminili”, rappresenta una forma di censura nei confronti della piena espressione della personalità e della creatività del bambino. In tal senso la scelta eventuale di iscrivere Andrea in una scuola elementare diversa da quella che frequenteranno le sue amichette e amichetti non servirà: sradicare il piccolo dal suo contesto non farà alcuna differenza.

Tanti modelli, tante strade possibili
Quale strada seguire, allora? Favorire tutto ciò che agevola i processi di identificazione. Se da un lato, quindi, occorre lasciare che i bimbi maschi giochino liberamente con le bambole se lo desiderano, così da non reprimere in loro le componenti “femminili”, allo stesso tempo, però,facciamo in modo che possano anche “ispirarsi” a un modello maschile forte che stimoli il loro desiderio di emulazione. Spesso, quando in famiglia è la madre che appare al bambino come la figura più forte, il confronto con il padre può diventare poco stimolante. In questo caos potremmo ad esempio mettere Michele nelle condizioni di condividere un hobby, uno sport o un interesse con il papà. Vedendo che il padre si impegna e si prodiga per insegnargli, il bambino lo stimerà e ammirerà sempre di più. È questo il modo migliore per introdurre il bambino nel gruppo sociale dei maschi, abituandolo ad abbandonare lo spazio morbido e protetto delle cure materne che forse lui ha “proiettato” inconsciamente sulle sue piccole amichette d’asilo…

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