Dai nonni mangia, a casa no. Perché?
Vita in famiglia

Dai nonni mangia, a casa no. Perché?

A tavola spesso ci sono dei “terzi incomodi”: le ansie e le tensioni che possono levare l’appetito ai nostri figli spingendoli a mangiare di più fuori casa

Perché i bambini dai nonni o, quando vengono invitati dagli amichetti mangiano senza problemi e invece a casa spesso rifiutano il cibo? Una lettrice ci scrive: “Ho una figlia di quattro anni di nome Sofia, spesso con me e mio marito non mangia, mentre all’asilo mi riferiscono che mangia a sufficienza, e quando va dai nonni mangia volentieri e con appetito. Mi domando il perché, come mi devo comportare?”

Si nutrono anche di atmosfere

A tavola, mentre si mangia tutti insieme, c’è in gioco molto più dell’introduzione nel corpo di proteine e carboidrati. Quando condividiamo il cibo con qualcuno, assimiliamo anche il mondo esterno: per questo è fondamentale l’atmosfera che si respira in casa.

Dietro un boccone che non va giù c’è un messaggio velato che ha il ruolo importante di rompere un clima di artificiosità che si è venuto a creare. Le mamme e i papà, infatti, si giudicano dei “bravi” genitori in base al fatto che il bambino mangi a tavola, come se questo fosse la prova di avere educato bene il figlio. Niente di più sbagliato. In realtà il bambino avverte il carico delle apprensioni dei genitori e rifiutando il cibo suggerisce un modo nuovo di stare tutti insieme, più naturale e spontaneo.

Osservare senza intervenire

Quando il bambino non ha appetito, scatta un campanello di allarme e si avverte l’impellenza di intervenire. La prima cosa da fare, invece, è osservare il bambino, senza intervenire, accettando senza commenti il rifiuto del cibo.

Il passo successivo è quello di  lasciare spazio alle sue inclinazioni personali, ovvero cosa il bambino predilige nella scelta dei cibi, nei tempi, nei luoghi. Dietro all’apparente scelta banale di un piatto piuttosto che un altro, il bambino sta manifestando un suo modo di essere unico. Ognuno di noi ha in sé uno stile personale che deve liberamente esprimere per poter fiorire. Alcune frasi come: “Devi mangiare altrimenti non vai a giocare”, rendono difficoltoso il suo germogliare.

Sparisce l’ansia e torna l’appetito

Spesso i genitori sono apprensivi, hanno paura che i figli non si nutrano a sufficienza e trasmettono loro questa ansia. Ecco allora che in un luogo neutrale, per esempio all’asilo o dai nonni, dove non sono presenti simili aspettative, il bambino mangia spontaneamente. Vale la pena soffermarsi sulla figura dei nonni, cui l’esperienza ha donato una sapienza antica, legata alle radici, un modo naturale di rapportarsi con il mondo, con le cose e gli eventi della vita. Senza saperlo, i nonni ripropongono le leggi eterne che abitano dentro di noi; hanno la parola e il rimedio giusto e non si aspettano alcunché. Che il bambino mangi o no, a loro non sembra interessare e così il piccolo si sente più a suo agio.

La buona abitudine: a pranzo senza i genitori

Ogni tanto, è bene che i bambini pranzino fuori casa, con gli amici, gli zii, i nonni. Capita spesso che altre mamme invitino i nostri bambini. Non c’è da ingelosirsi se tornano con la pancia piena, mentre a casa fanno gli schizzinosi. Hanno sperimentato nuovi modi di essere diversi dalle solite abitudini. Facciamoci raccontare e commentiamo con entusiasmo il pranzo fuori casa.

Mi interessi tu, non quello che mangi

Alla nostra amica lettrice suggeriamo di non portare tutta quest’attenzione sul cibo, di non stare addosso a sua figlia, di non chiederle se ha mangiato o meno. Ne prenda atto e basta, come se non fosse successo nulla. In questo modo il cibo non sarà più visto come un problema, ma come uno dei tanti episodi della vita di sua figlia. Vedrà che senza apprensione la sua piccola riprenderà a mangiare spontaneamente, come fa con i nonni.

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